Quella di Need for Speed non sarà di certo la serie più famosa della storia dei videogame come veniva invece affermato sulla locandina dell’omonimo film uscito di recente, ma nessuno può negare che essa sia una delle più longeve di sempre. A conferma di ciò, sono in molti ad averne dimenticato le origini, tanto che ad oggi è quasi impossibile trovare qualcuno che serbi una qualche memoria della prima, storica edizione 3DO del brand. Il capostipite del franchise vide, in ogni caso, la luce proprio sulla sfortunata console Panasonic e il suo debutto sul mercato non fu peraltro dei migliori: oppresso dall’ obbligo di salvare il sistema ospitante da un baratro ormai inevitabile, esso venne infatti accolto con giudizi piuttosto tiepidi, rei di imputargli un’endemica carenza di appeal.
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Dietro i limiti di un concept così scarno da rasentare, effettivamente, i contorni di una demo tecnica, i cultori del genere seppero tuttavia individuare i tratti di una produzione molto più ambiziosa di quanto non apparisse a primo acchito, il cui scopo non era di contendere a titoli come Out Run o F-Zero Run lo scettro di racing game più esaltante di sempre, bensì di spingere ad un nuovo grado di completezza la rivoluzione simulativa introdotta dal leggendario Test Drive (1987, Accolade / Distinctive Software). Piuttosto che incamerare gli elementi distintivi del classico videogame, The Need for Speed avrebbe in tal senso puntato alla ricostruzione di un’esperienza automobilistica assai verosimile, i cui punti di forza sarebbero consistiti di un comparto visivo capace di sfruttare tutti i vantaggi derivanti dall’impiego di un vero Engine tridimensionale e un modello di guida finalmente in grado di tenere in debita considerazione parametri fisici di ordine realistico.
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Se rapportati ai risultati ottenuti in seguito dal primo Gran Turismo, i traguardi raggiunti dai ragazzi della Electronic Arts potranno chiaramente sembrare poca cosa: tanto per capirci, il gioco non offriva molta scelta in fatto di opzioni di gioco, né tantomeno una modalità carriera vera e propria. Prima di ridimensionare gli estremi dell’impresa, è però consigliabile ricordare che, all’epoca dei fatti, nessuno sviluppatore aveva mai garantito al pubblico l’opportunità di esercitare un tale controllo su un veicolo virtuale.
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