Deep Silver vuole salvare il mondo

Paga quello che vuoi, sostieni la causa benefica. Questo lo slogan di un bellissimo progetto, che accomuna due mondi apparentemente distanti anni luce: quello della beneficenza e quello della spietata e concorrenziale game industry. Ma siamo proprio sicuri questi universi siano così distanti? La risposta è no, non sempre, e in realtà lo sappiamo da molto tempo.


Se già nel lontano 1938 lo storico olandese Johan Huizinga nel suo celebre scritto Homo Ludens concepiva l’attività ludica come “il fondamento di ogni cultura dell’organizzazione sociale”, l’enorme successo di piattaforme di crowdfunding come Kickstarter non dovrebbe lasciarvi più alcun dubbio. Ma cosa succede quando si tratta di supportare una causa esterna alla game industry, o ancor più, una causa sociale? La risposta viene da Humble Bundle Inc., società fondata da Jeff Rosen di Wolfire Games e John Graham nel 2010 sul concetto di bundle, cioè “pacchetti”.

Gli Humble Bundles nascono infatti come raccolte di videogiochi, prodotti musicali o testi elettronici venduti e distribuiti online tramite uno store associato a enti benefici. Humble Bundle è quindi uno store online che mette a disposizione degli utenti una collezione di titoli da acquistare devolvendo una parte degli introiti a enti benefici come Child’s Play, l’Electronic Frontier Foundation, Charity: Water e la Croce Rossa Americana. Il ricavato delle vendite è quindi suddiviso fra gli sviluppatori dei titoli interattivi, la società, e le associazioni di beneficenza. Se inizialmente comparivano nei primi bundle esclusivamente videogiochi indipendenti, la piattaforma si è in seguito riconvertita, seguendo il modello digitale di Steam, e ampliando la propria offerta alle grandi produzioni.

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La prova del fuoco arriva nel 2010, con il primo bundle lanciato in collaborazione con Child’s Play, associazione benefica a sostegno dei bambini affetti da gravi malattie. Il team sperava di raccogliere la somma minima stabilita di 200.000 dollari, ma finì invece per superare gli 1,2 milioni, 350.000 dei quali andarono in beneficenza. Un “gioco” niente male. “Eravamo certi di riuscire a totalizzare il minimo stabilito per la vendita, ma ci siamo dovuti immediatamente ricredere. Il messaggio che passò non era quello di un semplice sconto online. Gli utenti sentivano di fare una cosa giusta per la comunità, dimostrando che la fiducia e la causa benefica erano in realtà i punti di forza dell’intera operazione”. Queste le parole del fondatore della società.
Ma a che cosa si deve il successo di Humble Bundle? Proviamo a capirlo. Tanto per cominciare, imparando dal “caso Steam”, i fondatori di Humble Bundle capirono come viralizzare la propria piattaforma di distribuzione, dando la parola agli utenti e creando una vera e propria community. Lo store, al quale si accede con i propri user name e password, diventava immediatamente una piazza virtuale per i videogiocatori, un luogo dove incontrarsi, discutere e giocare insieme. Un posto capace insomma di attrarre nuovi utenti.

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Ma non è tutto. In Humble Bundle, la selezione di titoli presente nello store è casuale e calcolata dalla piattaforma stessa. Tale espediente è studiato per stimolare la curiosità dell’utente, spingendolo quindi a scoprire gradualmente e periodicamente i titoli disponibili. Questo meccanismo viene inoltre perfettamente integrato da uno strumento contrario, di nome Humble Dumble Inc. La chiave, in questo caso, è la causalità. Che vuol dire? Ce lo racconta lo slogan della piattaforma: “Pay what you want”, cioè “Paga quello che vuoi”. Non solo i prodotti sono venduti al prezzo stabilito dall’acquirente, ma è sempre il compratore a stabilire quale percentuale dei ricavi destinare ai developer e quale all’ente benefico.
Unendo il concept sviluppato da Kickstarter attraverso il quale il videogiocatore diviene il promotore e il consumatore finale di un progetto interattivo, e la filosofia degli enti benefici, Humble Bundle ha creato una piattaforma nuova e di successo. Fino a oggi, Humble Bundle ha raccolto più di 25 milioni di dollari devoluti in beneficenza.

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Ok, non avrà l’aspetto di San Francesco, ma Klemens Kundratitz, CEO di Deep Silver / Koch Media, ha comunque fatto avere un milione e mezzo di euro a varie associazioni benefiche.
Ok, non avrà l’aspetto di San Francesco, ma Klemens Kundratitz, CEO di Deep Silver / Koch Media, ha comunque fatto avere un milione e mezzo di euro a varie associazioni benefiche.

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Dal luglio 2013, nella piattaforma è entrato anche il publisher Deep Silver, che ha lanciato insieme a Humble Bundles la campagna Deep Silver-Humble Bundle, facendo uso dei suoi marchi più forti, tra cui Metro e Saints Row. “Siamo sbalorditi dalla cifra enorme che i nostri acquirenti hanno donato nel corso dell’ultimo anno”, ha dichiarato Klemens Kundratitz, CEO di Deep Silver / Koch Media. “Questo successo è un chiaro segno che ci porterà a investire nella forte relazione con Humble Bundle, continuando a offrire interessanti pacchetti per il futuro”.
“In collaborazione con Deep Silver non solo abbiamo divertito milioni di giocatori in tutto il mondo, ma siamo anche riusciti a raccogliere la fantastica cifra di 1,5 milioni di euro da donare in beneficenza”, ha detto John Graham, co-fondatore e COO di Humble Bundle. “Deep Silver è uno dei nostri publisher preferiti con cui lavoriamo molto bene e siamo entusiasti per quello che potremmo fare insieme in futuro”.

Parole giustificate dai numeri. Il Deep Silver-Humble Bundle, infatti, in poco meno di un anno e mezzo ha oggi raggiunto la notevolissima cifra di 1,5 milioni di euro da donare in beneficenza a vari enti, tra cui: Child’s Play (423.000 €), American Red Cross (416.000 €), Charity: Water (256.000 €), Save the Children (240.000 €) e World Vision (67.154 €). Sono numeri importanti, numeri che fanno pensare. Eh già, perché mostrano che il Videogioco può essere un’arma importante per combattere battaglie sociali e di solidarietà, ma soprattutto che tanti, tantissimi videogiocatori sentono la voglia di fare qualcosa di concreto in prima persona in queste direzioni. E tra infinite polemiche, accuse e denunce di fenomeni antisociali e negativi, questo ci sembra un bel segnale, degno di essere sottolineato.

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