[dropcap size=small]I[/dropcap]l Giappone è sicuramente una nazione fascinosa, piena di mistero e magia, vicaria di una cultura spesso tanto aliena quanto interessante per noi occidentali. È una terra di tecnologia, di contrasti sociali ma, soprattutto, è una terra di mostri e demoni, o almeno lo è il Giappone feudale presentato nella serie Toukiden, giovane pargolo nato nel 2013 per opera di Omega Force, già responsabile di aver dato alla luce il famoso filone Dynasty Warrior.
Grazie ad un buon successo riscosso in patria, questo hunter game, palesemente nato per offrire un’alternativa a Monster Hunter ai possessori di console Sony, ha ricevuto un seguito rilasciato in Giappone nel 2014 dal titolo Kiwami. A circa mezzo anno dalla release in patria, le temibili fiere di Toukiden: Kiwami si preparano adinvadere anche il mondo occidentale, Europa compresa.
Nuovi personaggi, nuove mosse di offesa, un sistema di intelligenza artificiale raffinato, nuove tipologie di missioni, nuovi demoni, nuove armi e una nuova storia: sono questi i dati di Toukiden: Kiwami che si propone di migliorare e raffinare la formula già collaudata dal predecessore.
In Kiwami, la storia va a distruggere lo status quo generato alla fine delle avventure del capostipite, grazie all’arrivo di una nuova orda di demoni. Se l’incipit e la progressione non spicca di certo per originalità, rispettando più o meno i cliché del genere hunter game, è ammirevole invece il tentativo che la serie fa di dare un maggior spessore al contesto in cui immerge il giocatore, grazie all’interazione con i propri compagni Slayer. Mai infatti andremo a caccia da soli e, salvo sporadici casi in cui la selezione del manipolo di gregari è imposta dal gioco, la scelta della formazione da portare in battaglia è a nostra discrezione, potendo scegliere tra una moltitudine di personaggi dotati ognuno di personalità, motivazioni e storia ben distinte.
Questo meccanismo ha funzionato bene nel primo capitolo, servendo da vero motore della narrativa di Toukiden, e seppur sia ancora impossibile esprimere un giudizio sulla trama del suo seguito è plausibile aspettarsi che ancora una volta saranno gli Slayer e i loro rapporti interpersonali a tenere banco in materia di storia.
La vita di un cacciatore di demoni non è però tutta chiacchiere e uscite di gruppo, ma per gran parte della giornata si viene chiamati a menare le mani. Le varie missioni che compongono il gioco sono infatti, generalmente, delle missioni di caccia con sporadiche varianti. Utilizzando il villaggio di Utakata come base possiamo armarci e sviluppare le nostre risorse e abilità, modificare l’equipaggiamento in nostro possesso, radunare i gregari scelti per la prossima avventura e, una volta pronti, si va alla volta del nostro obbiettivo attraverso l’esplorazione di alcuni micro ambienti.
Il guadagno del pane per uno Slayer passa attraverso un gameplay action, in cui generalmente vi è da sconfiggere un Oni, una creatura demoniaca particolarmente coriacea e pericolosa. Tra combo, poteri e l’aiuto dei nostri compagni che si muovono liberamente gestiti da un’IA più che soddisfacente, la battaglia ai mostri si protrae impreziosita dalla possibilità di prendere di mira le varie e specifiche parti del corpo di una creatura particolarmente imponente di stazza, fino a mutilarlo per tutto il resto dello scontro.
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Non tutti gli spiriti risultano però essere così ostili, tant’è che un importante elemento della serie è costituito dai Mitama, frammenti di anima dei defunti guerrieri del passato e che generalmente vengono raccolti alla fine degli scontri con gli Oni. Una volta entrati in possesso di tale materiale possiamo usarlo per modificare le nostre armi, che godranno così di nuovi poteri, attivi e passivi, ognuno più indicato per un tipo di gameplay particolare o di caccia specifica. Il tutto risulta essere molto accattivante e l’aggiunta, nel seguito, di nuove armi, minacce e missioni promette di certo di rendere il gioco ancor più vario e tattico.
Se fino a qui, a leggere quanto scritto, vi è sembrato di sentir parlare di Monster Hunter, ciò non dovrebbe sorprendervi in quanto questo titolo non si premura di celare la sua ambizione di diventarne un’alternativa per i possessori delle console Sony. Prendendo molti spunti dal titolo per console Nintendo e amalgamando il tutto con alcune trovate presenti in titoli quali l’ottimo Soul Sacrifice Delta (tra l’altro pubblicato proprio da SCE Japan Studio, proprio come Toukiden) il titolo non vuole rinnovare il genere. Piuttosto, basandosi su formule collaudate, intende offrire una solida esperienza di gioco.
Per riuscirci mette in campo un’offerta comprendente tutti i contenuti del suo predecessore (persino l’intera campagna principale del primo capitolo) più una sostanziosa mole di aggiunte. Le uniche riserve sono l’incombenza del pericolo noia, che potrebbe aleggiare su un titolo che, bene o male, ripropone sempre e comunque la stessa formula (ricevi l’incarico, ammazza il mostro entro il tempo limite, torna al villaggio) e un sistema non ottimale di gestione della telecamera. Di ottima fattura invece il comparto grafico, non impressionante ma pulito, e soprattutto caratterizzato da un monster design di tutto rispetto.
La stagione della caccia si apre quindi il 27 marzo con Toukiden: Kiwami, giorno in cui tutti i guerrieri interessati potranno recuperare una copia fisica o digitale del gioco per PlayStation 4 o Playstation Vita.
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