Ecotone: la recensione di VMAG

Il genere Platform è da sempre una delle tipologie di giochi più amati, oltre che maggiormente importanti, per la storia del videogioco. Impossibile non pensare a Donkey Kong, uscito nel lontano 1981, il quale non solo fu uno dei primi esponenti della categoria, ma permise anche a Nintendo, attraverso l’inenarrabile successo ottenuto, sia di proiettarsi nell’olimpo del medium, che di sconvolgere profondamente il mercato con il lancio del NES. Il Platform, inoltre, non si è rivelato essere fondamentale solo per le grandi industrie, ma perfetto persino per gli studi Indie. Difatti Braid, realizzato da Jonathan Blow, è stato uno dei primi titoli creati con budget minimi a diffondere a livello mondiale le grandi capacità e potenzialità del mercato indipendente, permettendo, così, al grande pubblico di prendere confidenza con questa singolare realtà. E’ proprio dalla fusione degli esempi su citati che nasce Ecotone, gioco a piattaforme ideato da un gruppo indipendente francese, Sundae Factrory, con chiari rimandi allo stile grafico, complessità di gameplay e trovate geniali, caratteristiche degli anni 80. Curiosi di scoprire il risultato? Continuate a leggere.

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Essendo un Platform, Ecotone presenta una narrativa volutamente striminzita, illustrata, addirittura, con solo una breve frase all’inizio di ogni livello. Incredibilmente, però, è proprio qui che il titolo stupisce come pochi sono stati in grado di fare: infatti la trama e il gameplay si fonderanno alla perfezione, regalando al giocatore contemporaneamente sia informazioni su come agire all’interno delle varie sezioni, che delucidazioni sul protagonista. Tutto ciò è davvero sorprendente, in quanto mediante l’ausilio di semplici parole gli sviluppatori sono stati in grado di creare empatia tra il giocatore ed il protagonista, tra l’altro privo di un nome, raccontando una storia semplice, banale se vogliamo, ma capace di colpire al cuore dell’utente. Difatti, non si parlerà di fantastiche avventure, combattimenti all’ultimo sangue o intrepide lotte in chissà quale regno sperduto, ma sarà un viaggio introspettivo nelle emozioni del personaggio principale, contraddistinte, come la vita di un qualsiasi individuo, da gioie e dolori, amori e sofferenze, nostalgia e rimpianti. Purtroppo, però, nell’ultima parte della produzione, l’elemento emozionale scompare quasi del tutto, mostrando delle indicazioni su schermo solo indirizzate nei confronti della giocabilità, la quale non è sufficiente a coinvolgere il gamer emotivamente come compiuto in precedenza.

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Il vero punto forte della produzione risiede chiaramente nel gameplay, semplicemente stupendo e incredibilmente soddisfacente.

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Nonostante la narrativa sia un elemento importante di Ecotone, il vero punto forte della produzione risiede chiaramente nel gameplay, semplicemente stupendo e incredibilmente soddisfacente. Infatti, il titolo è un Platform bidimensionale a scorrimento laterale (eccetto alcune porzioni in cui è possibile soltanto ascendere o sprofondare nel vuoto), caratterizzato tanto dall’eccezionale presenza di enigmi ambientali, quanto dall’esistenza di particolari esseri, come specie di mosche, bruchi e granchi, che richiederanno tutta l’attenzione e le capacità del giocatore per essere superati. Inoltre, nelle fasi iniziali, saranno richiesti il completamento di semplici azioni, potendo addirittura solamente andare avanti ed ottenere tre globi, che rappresenteranno il vero scopo del protagonista in ogni livello: ovvero raccoglierli tutti per proseguire l’avventura.

Ecco una delle sezioni subacquee presenti nel gioco.
Oltre alla splendida sezione subacquea, potete notare i tre globi luminosi fondamentali per andare avanti nel gioco.

Superando le prime sezioni, invece, il personaggio principale inizierà magicamente a poter correre, saltare, andare in direzione opposta della levetta premuta, diminuire e aumentare il volume degli oggetti presenti, compiere doppi salti, camminare sul soffitto, o, addirittura tramutarsi in un simpatico granchio. Tutto ciò, alla fine, potrebbe rappresentare delle semplici dinamiche di gameplay che migliorano con l’avanzamento del gioco, e invece no: le azioni che verranno richieste saranno perfettamente giustificate dallo stato d’animo del protagonista, o da quello che egli vorrebbe fare e diventare. Ad esempio, per essere chiari, dopo una profonda delusione subita, egli decide che non potrà più guardare indietro, evitando così di soffrire ancora; questa reazione e presa di coscienza, si tramuterà in giocabilità, e il protagonista non sarà più in grado di girarsi, ma, soltanto, camminare e osservare quanto presente avanti. Questo non può che essere considerato uno degli elementi maggiormente riusciti della produzione, sorprendentemente abile nell’unire e concretizzare i due elementi portanti di un videogioco: narrativa e gameplay.

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Purtroppo, proseguendo nel titolo le emozioni positive saranno quasi totalmente soppiantate da un senso di frustrazione difficilmente eguagliabile.

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Nonostante il divertimento, il ragionamento e la soddisfazione per il completamento di una sezione saranno elevati, purtroppo proseguendo nel titolo le emozioni positive saranno quasi totalmente soppiantate da un senso di frustrazione difficilmente eguagliabile: nemmeno il peggior Dark Souls sarà in grado di farvi imprecare così tanto, e, attenzione, non parliamo di difficoltà elevata, ma di livelli interamente progettati per essere ripetuti decine e decine di volte, arrivando, personalmente, a eseguire una particolare porzione di gioco impiegando ore. Il problema principale, in questo caso, è l’assenza totale di checkpoint, che vi costringerà a ripetere la stessa zona di gioco costantemente; è evidente la volontà da parte degli sviluppatori di fornire un’esperienza particolarmente dura, ma siamo bel lontani dalla corretta implementazione. Sottolineo, ancora una volta, che la complessità non c’entra: siamo palesemente di fronte ad un titolo che molti giocatori potrebbero abbandonare in corso d’opera, in quanto poco abituati a sopportare un simile livello di mortificazione. Il confine tra complicato e frustrante è estremamente labile; in questo caso, è stato, almeno nelle fasi finali, totalmente oltrepassato.

In questo caso il protagonista, spinto dal vento, tenterà di rimbalzare col giusto tempismo per proseguire nell'avventura.
In questo caso il protagonista, spinto dal vento, tenterà di rimbalzare col giusto tempismo per proseguire nell’avventura.

Per quel che concerne il comparto tecnico, il titolo, nonostante sia evidente la volontà di rappresentare uno stile grafico rétro, è davvero ben realizzato e ricco di dettagli. I tre mondi presenti saranno contraddistinti da elementi peculiari oltre che da colorazioni uniche. Infatti, nel primo saranno particolarmente evidenti tinte marroni e verdi, a rappresentare il terreno in cui si muove il protagonista, che si opporranno all’oscurità della notte illuminata dalla lucentezza delle stelle; il secondo sarà caratterizzato dal profondo blu di un’ambientazione sommersa dall’acqua, il cui tono tenebroso trasmette al giocatore forti emozioni. Infine, nell’ultima location, le colorazioni maggiormente vivide dell’intestino di un essere che avrebbe voluto divorarci. Anche il sonoro, seppur ridotto all’osso, sarà abile nell’alimentare l’immersione all’interno della produzione. Difatti, esso, nonostante sia privo di dialoghi e rumori particolari derivanti da armi da fuoco, grazie all’aiuto di una stupefacente colonna sonora, riuscirà a coinvolgervi e fornirvi la giusta dose di carica utile a completare i livelli.

In conclusione, Ecotone rappresenta davvero tutto quello che un amante dei Platform potrebbe mai desiderare; il gameplay risulterà essere incredibilmente vario e ragionato, spingendo il giocatore a riflettere, creare una strategia d’azione e proseguire nella sezione successiva. La narrativa, almeno per i primi due mondi, è saldamente legata alla giocabilità, rappresentando una fusione perfetta tra trama e meccaniche di gioco. Lo stesso può essere riferito per il comparto tecnico e sonoro, entrambi ottimamente realizzati e capaci di trasmettere forti emozioni all’utente. Peccato, però, che, nonostante ci siano un grandissimo numero di elementi splendidi, il sentimento prevalente sia quello di una profonda frustrazione, ingigantita dalla totale assenza di checkpoint e punti di salvataggio, costringendovi costantemente a ripetere lo stesso livello anche trenta o quaranta volte nel caso non riusciate a superarlo. Per coloro disposti a sopportare qualsiasi avversità, il titolo è da giocare.