[dropcap size=big]L[/dropcap]a sfida che si pone di fronte a un gruppo di critici, chiamata a valutare un intero anno di produzioni videoludiche, è quanto mai ardua, principalmente a causa della complessità dell’oggetto videogioco. Non dimentichiamo, soprattutto, che ci troviamo a un anno di distanza dall’inizio dell’attuale generazione di console, un fatto che non possiamo in nessun modo ignorare. Per questo motivo, abbiamo deciso di muoversi ragionando sul concetto stesso di “next-gen”, cercando di analizzarlo profondamente e, perché no, scardinandolo. Perché crediamo fermamente che con questo termine non vada inteso come un semplice scarto tecnologico, ma piuttosto come una concezione rivoluzionaria, che deve investire ed elevare ogni aspetto dell’opera valutata. Una nuova era significa anche che bisogna ragionare in modo nuovo, abbandonando ogni infantilismo, liberandosi degli antichi pregiudizi, sia a livello di design che narrativo. Nei nostri award noterete che abbiamo privilegiato quelle opere che propongono storie coinvolgenti e affascinanti, perché entrare nell’attuale generazione per noi significa anche parlare al cuore del giocatore. Abbiamo privilegiato l’innovazione, la genialità, il rifiuto dei meccanismi stantii, perché crediamo, profondamente, che “next-gen” significhi prima di tutto “rinascita”. E noi vogliamo essere parte di questo cambiamento.
[su_heading size=”30″ margin=”5″]INDIE[/su_heading][su_animate type=”fadeInLeft”]
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The Vanishing of Ethan Carter (The Astronauts)
I giochi indie hanno la tendenza a fossilizzarsi sul passato, recuperando l’estetica 8 bit e il gameplay improntato sulla sfida. The Astronauts, al contrario, ci dimostra che essere indie significa ribellarsi alle convenzioni, e la prima che vanno a combattere è quella per cui i videogiochi non possono essere maturi. The Vanishing of Ethan Carter è innanzitutto una storia, misteriosa, profondamente personale e legata al dramma dell’alienazione sociale. Il racconto fa peraltro uso di uno stile grafico realistico ma al tempo stesso personalissimo, grazie a una nuova tecnica di imaging 3D basato sulle foto.
Runner-up:
Divinity: Original Sin (Larian Studios)
Transistor (Supergiant Games)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]STORYTELLING[/su_heading]
The Walking Dead Season 2 (Telltale Games)
Mutuando il modello di The Wolf Among Us, la Season 2 di TWD riduce all’osso il gameplay, a totale beneficio delle emozioni. Il primo episodio ha una conclusione spiazzante, che da solo può essere consacrato come il punto più alto di tutto l’anno videoludico. Intelligente il cambio di prospettiva: la forza della scrittura, di cui Telltale è maestra insuperabile, permette di immedesimarsi anche in un personaggio che solo superficialmente si potrebbe giudicare lontano dal giocatore, Clementine. Nonostante una minore coesione tra un episodio e l’altro rispetto alla prima Season, possiamo tranquillamente parlare di capolavoro. Ancora una volta.
Runner-up:
Valiant Hearts: The Great War (Ubisoft)
D4: Dark Dreams Don’t Die (Microsoft)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]CHALLENGE[/su_heading]
La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor (Warner Interactive)
Dove la maggior parte dei giochi si limita a offrire combattimenti poco interessanti, Monolith inventa il Nemesis System, che trasforma anche lo scontro con il più umile dei minion in un’occasione per plasmare la propria personale storia all’interno di Mordor. Il risultato è un gioco dove i nemici sono un’orda intelligente, con un proprio pensiero collettivo ma anche un’individualità, che può essere sfruttato dal giocatore a suo piacimento per decimare le fila dei suoi avversari. Da solo, il Nemesis System riesce a essere uno degli elementi di design più innovativi di questo 2014 videoludico.
Runner-up:
Dark Souls II (Namco Bandai)
Alien: Isolation (Sega/Halifax)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]EXPERIENCE[/su_heading]
Dragon Age Inquisition (EA)
Nonostante la sua natura open world abbia influito negativamente sulla profondità narrativa, non si può negare che Dragon Age Inquisition sia un gioco vastissimo, che dà l’illusione di non avere confini ed estendersi in qualsiasi direzione. Anche muoversi solamente attraverso le location è uno spettacolo per i sensi, dal momento che ogni angolo di questo mondo è stato plasmato con cura e attenzione al dettaglio. La quantità di attività che è possibile svolgere ne fanno un’opera epica e monumentale, che strizza l’occhio al genere MMORPG pur mantenendo il single player al centro dell’esperienza.
Runner-up:
Destiny (Activision)
Far Cry 4 (Ubisoft)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]INNOVATION[/su_heading]
LittleBigPlanet 3 (Sony)
Non metteremo certo in discussione la potenza innovativa di LittleBigPlanet. Tuttavia, bisogna ammetterlo, il potente editor non era certamente alla portata di tutti, e per una persona che era in grado di realizzare capolavori di design ce n’erano altre 100 che non riuscivano a impilare due piattaforme. Il cambio di developer ha fatto decisamente bene a LittleBigPlanet 3, che eredita la versatilità dell’editor firmato Media Molecule e la rivisita in una nuova ottica user-friendly. Il risultato è uno strumento che, finalmente, fa provare a chiunque la gioia del creare.
Runner-up:
The Crew (Ubisoft)
Destiny (Activision)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]HARDWARE[/su_heading]
Oculus Rift DK2 (Oculus VR)
La storia di un ragazzo che crea una compagnia acquistata da 2 miliardi di dollari di Facebook non smetterà mai di emozionarci. Ma l’emozione che si prova è ancora più forte indossando il secondo developer kit di Oculus Rift, un gioiello di progettazione hardware e software. Leggerissimo, non provoca il minimo fastidio sulla testa. Nitidissimo, grazie allo schermo fornito da Samsung. Bassa latenza per un’immersione totale, senza il minimo accenno di “simulator sickness”. Il DK2 è una finestra su come giocheremo in un futuro ormai prossimo.
Runner-up:
Naga Epic Chroma (Razer)
PlayStation TV (Sony)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]REMASTER[/su_heading]
Grand Theft Auto V (Rockstar / Cidiverte)
Quello di Grand Theft Auto V non è un semplice remaster, ma il compimento di una visione. Sulle vecchie console, in effetti, il capolavoro Rockstar scalciava, impaziente di venire alla luce su un hardware che potesse effettivamente contenerne la grandezza e rendergli giustizia. L’ìmpresa di Rockstar è ancora più impressionante se consideriamo l’inclusione di una modalità in prima persona, che non si limita ad adattare il gioco, ma piuttosto lo ricostruisce alla luce di una nuova prospettiva, che permette di vivere Los Santos sulla propria pelle, con un’intensità imparagonabile a qualunque altro gioco open world.
Runner-up:
Halo Master Chief Collection (Microsoft)
The Last Of Us Remastered (Sony)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]CASUAL[/su_heading]
Disney Infinity 2.0: Marvel Super Heroes (Disney Interactive)
La quantità di property possedute da Disney è quanto meno impressionante. Disney Infinity si è arricchito fin dalla sua prima versione, diventando nel tempo una vera e propria piattaforma che ha rivoluzionato il concetto stesso di tie-in. Siamo di fronte a un esempio magistrale di come una corporation innova tramite le proprie icone, dando vita a un universo dove sono in grado di coesistere in maniera coerente stili di gameplay completamente diversi tra loro. Se volete avere uno sguardo su come giocheranno tutti i nostri figli in futuro, non dovete far altro che provare Disney Infinity.
Runner-up:
Skylanders Trap Team (Activision)
Just Dance 2015 (Ubisoft)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]PUBLISHER[/su_heading]
Telltale Games
Telltale è riuscita a costruire un’intera, solida compagnia intorno al coinvolgimento narrativo e alla forza della scrittura, facendo delle tematiche mature, dell’introspezione e del dilemma morale un manifesto. Caratterizzate da questo stile, le sue produzioni rappresentano oggi il metro di paragone per lo storytelling applicato ai videogiochi. Non dimentichiamo inoltre che, quest’anno, Telltale ha pubblicato un numero davvero alto di serie, mostrando per ciascuna un’analoga cura nonché capacità di adattare il proprio stile. Dal noir di The Wolf Among Us, alle trame sanguinose di Game of Thrones, Telltale applica con successo il linguaggio seriale al videogioco.
Runner-up:
Electronic Arts
Ubisoft
[su_heading size=”30″ margin=”5″]DEVELOPER[/su_heading]
Bungie
Dietro i giochi di Bungie sembra esserci un mistero come quello della formula della Coca-Cola. Nessuno sa perché, ma quando si controlla uno dei suoi FPS si prova una sensazione fisica che non si avverte con nessun altro esponente del genere. Ma Bungie non vive capitalizzando sulle glorie passate, e quest’anno ha dovuto rispondere a una missione quasi impossibile: essere determinante, di nuovo, come ai tempi di Halo: Combat Evolved. Bungie ha raccolto questa sfida, l’ha portata a termine con successo e ha dettato legge, creando dal nulla un nuovo universo, destinato a rimanere impresso per sempre come una leggenda.
Runner-up:
BioWare
Sledgehammer Games
[su_heading size=”30″ margin=”5″]PS4[/su_heading]
Assassin’s Creed Unity (Ubisoft)
Ubisoft ci aveva promesso l’avvento della nuova generazione. E, puntualmente, con Unity è arrivata. Non fatevi ingannare da chi, in malafede, indica il dito piuttosto che la luna, guardando a pochi difetti grafici che non inficiano in nessun modo la grandeur della messinscena di Assassin’s Creed. Il senso di vertigine, la vitalità della folla e la quantità di elementi a schermo sarebbero stati semplicemente impossibili sulle vecchie console, ma è il modo in cui tutti questi elementi vengono sfruttati al fine del coinvolgimento narrativo a rendere veramente e profondamente next-gen l’ultima produzione Ubisoft.
Runner-up:
The Evil Within (Bethesda Softworks / Koch Media)
Infamous: Second Son (Sony)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]XBOX ONE[/su_heading]
Forza Horizon 2 (Microsoft)
Usando come base la solidità del modello di guida di Forza Motorsport, Horizon 2 lo usa a suo piacimento, ripensando i fondamentali della serie e ripresentandola in una veste più che mai fresca. Non appena si impugna il volante virtuale, il gioco riesce nel suo obiettivo di trasmettere puro e semplice divertimento dall’anima arcade. Il giocatore, alla guida di un veicolo, è padrone di uno sconfinato e affascinante open world dalle tinte europee, dove può decidere di intraprendere una quantità quasi soverchiante di attività diverse, oppure abbandonarsi al piacere della guida e godersi l’atmosfera.
Runner-up:
Call of Duty: Advanced Warfare (Activision)
Titanfall (Microsoft)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]PC[/su_heading]
Gabriel Knight 20th Anniversary (Phoenix Online)
La forza della scrittura è in grado di trascendere lo spazio è il tempo. Questa è l’unica spiegazione che troviamo del perché, a distanza di 20 anni, e con un’evoluzione del videogioco esponenziale, il primo Gabriel Knight riesce ancora a tenerci sul filo del rasoio, più di ogni altro titolo ad alto budget uscito quest’anno. Conservando intatta l’anima narrativa dell’opera originale, la nuova edizione svolge una pregevolissima operazione di restauro, che ne esalta la presentazione consegnando alle nuove generazioni uno dei più grandi capolavori della storia del videogioco.
Runner-up:
Civilization: Beyond Earth (2K Games)
The Elder Scrolls Online (Bethesda Softworks)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]PS3[/su_heading]
Dark Souls II (Namco Bandai)
Esaltazione del masochismo, Dark Souls II rappresenta l’impresa impossibile per eccellenza. Non si tratta, tuttavia, di semplice difficoltà, ma di una costruzione di design profondamente ragionata e calibrata in maniera quasi psicotica, mirata a restituire senso alle azioni del giocatore all’interno di un sistema di gameplay. Dark Souls II è cattivo, sì, ma mai ingiusto, e la migliore testimonianza di ciò è l’appagamento che si prova una volta che si comprendono a fondo le sue logiche. Dal Giappone, arriva la risposta a una game industry che ha dimenticato il significato della parola “sfida”.
Runner-up:
Murdered: Soul Suspect (Square Enix / Koch Media)
FIFA 15 (EA)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]XBOX 360[/su_heading]
PES 2015 (Konami / Halifax)
Una cosa può essere detta fin da subito: il 2015 può essere ricordato come l’anno in cui PES è tornato a regnare. Konami è riuscita in quest’intento, smettendo di inseguire la concorrenza, ma piuttosto tornando alle radici e ricordandosi chi è davvero. Il gioco ritrova tutta la potenza tipica degli episodi migliori della serie, e condivide con questi l’assoluta purezza dei controlli, la semplicità, il ritmo scandito come un orologio svizzero. Ma, allo stesso tempo, le attuali console gli permettono di avere tutta la fluidità e la scioltezza che lo rendono la simulazione di calcio definitiva.
Runner-up:
Borderlands: The Pre-Sequel! (2K Games)
Assassin’s Creed Rogue (Ubisoft)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]Wii U[/su_heading]
Mario Kart 8 (Nintendo)
Mario Kart recupera la tradizione, stravolgendo allo stesso tempo le regole. Il modello di guida arcade rasenta la perfezione, familiare e in grado di entrare immediatamente in connessione con il giocatore, invitandolo allo stesso tempo ad andare in profondità e padroneggiarlo a fondo. Stupisce il design delle corse, ricco di folli invenzioni e che, grazie alla nuova introduzione della gravità invertita, sconfina in territori simili a quello di F-Zero. Il Mario Kart del futuro è anche una prodezza tecnica da parte del Wii U, che garantisce i 1080p a 60 fps, graziati da una direzione artistica superba.
Runner-up:
Super Smash Bros. for Wii U (Nintendo)
Bayonetta 2 (Nintendo)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]3DS[/su_heading]
Theatrhythm Final Fantasy Curtain Call (Square Enix / Koch Media)
Square Enix è senza dubbio la compagnia che, più di ogni altra, riesce a capitalizzare sulla nostalgia. Il nuovo Theatrhythm riprende la formula vincente del suo predecessore, ampliando massicciamente la selezione di tracce e fornendo una celebrazione appassionata di una delle serie più amate di sempre; le musiche, peraltro, sono state perfettamente recuperate nella loro integrità, senza alcun accenno di compressione audio. Attraverso le sue classiche note, Theatrhythm riesce a ritrovare l’essenza più pura della serie, ricordandoci cos’è davvero Final Fantasy.
Runner-up:
Super Smash Bros. for 3DS (Nintendo)
Persona Q: Shadow of the Labyrinth (Namco Bandai)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]MOBILE[/su_heading]
The Banner Saga (Stoic)
Pensato per tablet, The Banner Saga è uno dei migliori giochi che possono essere acquistati su App Store e Google Play, ed è quello che succede quando dei grandi talenti si liberano dalla corporation per agire liberi da ogni vincolo creativo. In The Banner Saga troviamo una sintesi ideale tra storytelling e gameplay, dove il primo è profondo, maturo e struggente fino alla fine, e il secondo si libera di tutti gli orpelli da power player degli SRPG classici. Rifiutando le invenzioni posticce del fantasy più becero, Stoic riesce a raccontare tramite un gioco una storia tragicamente e intensamente umana.
Runner-up:
HearthStone: Heroes Of Warcraft (Activision Blizzard)
Modern Combat 5: Blackout (Gameloft)
[su_heading size=”30″ margin=”5″]GIOCO DELL’ANNO[/su_heading]
Destiny (Activision)
Ci sono dei momenti che segnano in maniera indelebile la storia del videogioco, e da cui non si può tornare più indietro. Destiny, come ai tempi di Halo: Combat Evolved per la prima Xbox, segna un nuovo paradigma per il genere FPS su console. Siamo di fronte a una delle operazioni più colossali degli ultimi dieci anni: Bungie è riuscita a creare non soltanto un gioco, ma un universo, credibile e sconfinato, raccontato attraverso l’ambientazione stessa. Iconograficamente parlando, abbiamo qualcosa che può essere paragonato alle più grandi produzioni cinematografiche di genere fantascientifico, destinato a rimanere nella memoria collettiva. Ma il puro piacere lo si prova giocando, grazie a una perfezione stilistica nei controlli che solo i creatori di Halo, ad oggi, sono in grado di raggiungere. Ma Destiny è anche una piattaforma pensata per l’era del web 3.0, capace di intrecciare single player e multiplayer e generare una nuova concezione di gioco condiviso, che si evolve nel tempo e cresce di pari passo con la sua utenza. L’ambizione di Bungie ha dato vita a un progetto immortale, che è destinato a rimanere e con cui tutti i giochi che verranno dopo dovranno confrontarsi.
Runner-up:
Assassin’s Creed Unity (Ubisoft)
Dragon Age: Inquisition (EA)