Il crossover, un sogno per molti videogiocatori. Se in altri medium questo metodo può risultare strano, persino pacchiano, in quello videoludico questo escamotage riesce ad attirare inevitabilmente l’utente. L’interattività giustifica quel senso di spaesamento che si potrebbe avere guardando Dante insieme a Chris Redfield, portando il giocatore a percorrere un viaggio con decine di beniamini, in titoli che generalmente puntano molto sull’entusiasmo portato dall’unire brand storici. Possiamo pensare a Kingdom Hearts o a Marvel vs. Capcom come possibili esempi, ed è proprio su questo filone che punta Project X Zone 2, seguito del primo capitolo uscito nel 2012 unicamente in Giappone. Tra Namco, Capcom, Sega e Nintendo, il titolo ci propone un roster immenso, eppure si sa: in fatto di importanza la qualità sovrasta la quantità, se la prima viene a mancare, automaticamente la seconda cadrà su se stessa. Project X Zone 2 quindi dove potremmo inserirlo? Ci avrà sorpresi, nonostante questa focalizzazione sui numeri?
L’incipit non è dei migliori, dando luogo ad una storia incredibilmente densa di dati ma che non riesce ad attirare l’attenzione, utilizzando principalmente espedienti abusati come i viaggi spazio-temporali per unire il team futuro contro la solita minaccia da fermare. La storia si aprirà con i protagonisti di queste vicende, Reiji Arisu e Xiaomu, ideali per le vicende vista la loro nascita all’interno di un crossover, Namco x Capcom, e da lì, capitolo dopo capitolo, si apriranno portali un pò ovunque, dalle quali sbucheranno vecchi amici e nemici, finché non avremo fatto conoscenza di tutti i personaggi. La quantità di informazioni che ci verrà lanciata addosso sarà impressionante: Shinra, Ouma, Shadaloo, S.I.N.; questi saranno soltanto alcuni nomi che ci troveremo ad approfondire, finendo spesso anche nella più totale confusione. Il fattore che ci fa storcere un pò il naso di fronte a così tanti approfondimenti è che il titolo stesso non punta molto sulla storia, il che porta ad una progressione del titolo che è decisamente lenta, con soltanto qualche battuta a farci superare certi momenti di chiara lentezza. Ovvio, non mancheranno, chiaramente, i momenti di qualità, legati alla geniale scelta delle musiche (non sarà raro sentire le sigle principali dei personaggi durante il combattimento) e allo stile di gioco, adrenalinico e facile da padroneggiare, ma al di là della curiosità di veder interagire determinati personaggi, il comparto narrativo appare come troppo pretenzioso. Se non è la storia a fare da padrone, in questa avventura c’è di sicuro l’elemento del puro divertimento a prendere le redini del titolo, garantendo comunque ore ed ore di puro svago; uno svago che, bisogna ammetterlo, ha colpito più di una volta per la sua spettacolarità e per la sua immediatezza.
Il sistema di combattimento noto come Cross Active Battle, riesce infatti ad essere strategico senza cadere in tecnicismi superflui; con la sola pressione di un tasto e la direzione della levetta analogica si potranno eseguire fino a 5 combo, ognuna diversa per danni e malus inflitti al malmenato di turno… ma non finisce qui! Un altro modo per infliggere dei danni critici è quello di chiamare il supporto, dei personaggi appositi che serviranno unicamente a quello e che tenteranno di arrecare il maggior danno possibile. Unendo tutte queste combo, inoltre, si potrà far crescere la barra del Cross Power, che può poi portare alla possibilità di utilizzare spettacolari attacchi speciali a discapito, però, del giocatore, che consumando la barra non potrà effettuare attacchi verso nemici multipli o contrattacchi particolarmente efficaci quando si troverà davanti a decine di mostri. Ad ogni combattimento sarà anche il nostro livello a crescere, con il solito sistema dei punti esperienza che però in questo titolo viene un pò modificato per fare in modo che venga anche calcolato il modo in cui sono state concatenate le combo. Niente di fortemente strategico quindi ed è pure vero che una caratteristica così carente in termini di varietà avrebbe potuto deludere un hardcore gamer, ma il titolo è volutamente indirizzato verso un pubblico più casual e ce lo fa capire attraverso diversi fattori, come una difficoltà generale decisamente mirata verso il basso. La mappa isometrica, il gameplay a turni e gli oggetti comunque riescono a regalare un minimo di tatticismo alle svariate battaglie, quindi l’esperienza di gioco finisce per essere piuttosto bilanciata.
Una nota di valore va poi data al comparto grafico, che non solo riesce a fare il suo lavoro in maniera egregia ma arriva a diventare uno dei più sorprendenti su 3DS. Gli sprite dei personaggi sono curati sotto ogni minimo aspetto e le animazioni non sono da meno, visto che presentano una stabilità ferrea e una cura maniacale per i dettagli. Il tutto, ovviamente, culmina nelle mosse speciali: lunghe, spettacolari e mostruosamente dannose per l’avversario; riescono a donare un senso di onnipotenza al giocatore e un’attenzione continua verso la battaglia, cosa che molti strategici non riescono spesso a fare. Ahimé, è in questo caso che Project X Zone 2 si perde un pò. Vi avevamo parlato della trama, del suo essere eccessivamente complessa ed ecco che questo punto negativo arriva a inquinare anche il sistema di gioco; i personaggi infatti si diletteranno nel discutere durante la battaglia per interi minuti. La cosa sarebbe interessante se stessimo parlando di un gioco fortemente incentrato sulla profondità della sua trama, ma Project X Zone 2 non vuole assolutamente essere un titolo simile, anzi. E’ quindi comune il pensiero, l’urgenza di voler saltare tutti i dialoghi il prima possibile per tornare nel campo di battaglia; un errore che in definitiva va a smorzare fortemente il ritmo di gioco.
Com’è, quindi, Project X Zone 2? Bisogna elogiare i Monolith Soft, gli stessi sviluppatori di Xenoblade Chronicles X, per aver migliorato quanto c’era di buono nel pimo capitolo ma allo stesso tempo si possono notare delle criticità: una monotonia nelle meccaniche che, sì, sono entusiasmanti ma alla lunga non possono non stancare, soprattutto quando vengono proposti combattimenti simili tra loro e una focalizzazione sui dialoghi e sulla trama che non solo non riesce a funzionare ma che rallenta incredibilmente il ritmo di gioco. Per il resto, niente da segnalare: il prodotto è ben curato dal punto di vista della grafica, del sonoro e del gameplay. Monolith è riuscita quindi ad offrire un seguito degno senza, però, far gridare al miracolo. In definitiva, lo consigliamo a chiunque adori questo genere di videogiochi e chi vuole un’esperienza scanzonata e divertente, priva però di particolari pretese.
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