Agata Christie’s: The ABC Murders mantiene viva in se l’impronta delle avventure grafiche di vecchio stampo, delle quali è erede almeno nello spirito, in un certo senso, seppur modernizzandosi e adornandosi con la gradita aggiunta di una serie di nuove e sfiziose meccaniche di gioco che vanno ad implementarne la componente investigativa, simulando in modo dignitosamente interattivo la ricerca delle prove, lo studio delle scene del crimine, gli interrogatori dei testimoni e dei sospettati, e rendendo l’esperienza complessiva proposta da questo titolo, partorito dalle menti dei ragazzi della Microids, consistentemente più interessante e originale. E’ un’opera molto fine e distinta che, chi per amore dei romanzi della signora in giallo, chi per il genere, potrà apprezzare, ripercorrendo i passi dell’esimio ispettore Hercule Poirot negli sviluppi e nella ricerca della conclusione di una trama che rispecchia in modo quasi cristallino quella dell’omonimo romanzo, The ABC Murders, da cui è così elegantemente trasposta.
In questa avventura grafica rivestiremo i panni, per l’appunto, dell’ispettore Belga, il quale, una mattina, impegnato nella lettura di un quotidiano, con i suoi folti baffi immersi tra le pagine del giornale, riceverà una lettera di sfida da parte di chi si rivelerà essere un killer seriale ossessionato dall’ordine alfabetico. Sarà nostro compito assistere e accompagnare Poirot e il suo degno collaboratore, Arthur Hastings, nell’esplorazione di varie località nei pressi di Londra, tra cui Andover e Bexhill, prese di mira dall’assassino per soddisfare il suo peculiare modus operandi e umiliare sonoramente il nostro vanitoso protagonista.
C’è da dire che la prima impressione maturata è stata quella che questo titolo fosse mirato ad un pubblico che già avesse familiarità con il romanzo da cui è formalmente ripresa la storia. L’introduzione dei personaggi nelle scene d’apertura (sempre che possano essere considerate tali) sono troppo brevi e non permettono all’utente di stabilire un contatto emotivo né con il protagonista, né tanto meno con i personaggi di supporto, piazzati e presentati via via all’interno dell’ambientazione in modo troppo vacuo e affrettato.
Pregio indiscutibile di Agatha Christie’s: The ABC Murders è la scelta delle composizioni per la colonna sonora, affidata ad archi e a tasti di pianoforte, e il sound design che, in combinazione tra loro, accompagnano perfettamente il lento ed intrigante ritmo con cui si susseguono gli eventi all’interno del gioco, nella sua interezza, arricchendolo con suoni ed effetti ricercati come, ad esempio, il rumore scandito dai passi di Hercule Poirot, che variano in base al suolo calpestato, sia questo il terriccio di un vicolo di Andover o la spiaggia sabbiosa di Bexhill. Le melodie nel loro insieme fanno molto, con note tinte di giallo, per favorire la creazione di un’atmosfera suggestiva, che incornicia l’alone di mistero immaginato dagli sviluppatori. Altra nota positiva possiamo ritrovarla nel doppiaggio, almeno per quanto riguarda quello in lingua inglese, che abbiamo avuto modo di valutare. Chi è cresciuto con le avventure grafiche uscite negli anni novanta ricorderà con nostalgia i primi due Broken Sword della Revolution Software, Shadow of the Templars e The Maya’s Prophecy, e avrà le orecchie piacevolmente coccolate dalla proposta di un protagonista che parlerà in inglese ma con un accento fortemente francese che, per chi ha buona memoria, era tratto distintivo consolidato della giornalista freelance parigina e co-protagonista nei due giochi sopracitati: Nicole Collard. La voce dell’attore che impersona Hercule Poirot riesce a rendere in maniera impeccabile la natura scaltra, che rasenta la presunzione, di questo personaggio. Il doppiaggio è eccezionale, non esiste altro modo di definirlo, basti tener conto di tutte le diverse sfumature degli accenti che ritroviamo, a partire dal signorile britannico di Hastings per finire al tipico accento cockney londinese di una fruttivendola di Andover. Purtroppo, l’eccezionale doppiaggio, non viene gratificata abbastanza dal lip sync dei personaggi, anzi, è uno dei punti a sfavore di questo titolo: imperfetto e approssimativo, e non classificabile come scelta artistica, risulta un vero e proprio difetto che potrebbe perfino infastidire gli osservatori più pignoli. Le labbra dei personaggi si aprono e rimangono aperte quando proferiscono parola, e serrate quando in silenzio, non c’è una via di mezzo.
Il gameplay, come precedentemente introdotto, affonda le sue radici nelle classiche avventure grafiche con prospettiva in terza persona, dalle quali prende spunto per modernizzarsi attraverso l’aggiunta di nuove meccaniche che vanno ad arricchire l’esperienza complessiva di gioco. Non sarà difatti possibile raccogliere e utilizzare la maggior parte degli oggetti per superare gli ostacoli e risolvere enigmi, non rientrerebbe nello stile del vanitoso investigatore, dopotutto, il quale non ama sporcarsi le mani. Questi richiederanno uno sforzo maggiore nella spremitura delle meningi, in quanto per ottenere prove essenziali alla risoluzione del caso, e, in fine, all’eventuale cattura del misterioso assassino ABC, sarà necessario, attraverso Poirot, esaminare le scene del crimine al dettaglio per raccogliere indizi, incentrando il cursore nei punti cruciali e, occasionalmente, risolvere dei puzzle di complessità variabile per aprire, ad esempio, il compartimento segreto di un registratore di cassa, oppure per far funzionare un grammofono, molto più complicato del normale, per riuscire ad ascoltare un disco e ottenerne altri. Sarà inoltre necessario osservare accuratamente i testimoni e i sospettati, in modo tale da dedurre il loro stato emotivo e le loro abitudini, per poi interrogarli più consapevolmente e ottenere ulteriori informazioni da loro, alternando tra risposte e affermazioni provocatorie o compassionevoli in base all’intuitiva supposizione di come potrebbero reagire e con quali toni si potrà meglio disporli a collaborare con le indagini. Una volta raccolti un numero sufficiente di indizi sarà possibile collegarli tra loro in modo da strutturare una deduzione logica e rispondere alle domande che Poirot si farà sulle circostanze degli omicidi. Questo non richiede tuttavia grande ingegno, in quanto gli indizi raccolti sono limitati ed è perfettamente possibile scegliere per esclusione, senza ripercussioni né sul punteggio, né sui risvolti della trama. Al termine di ogni scenario ci sarà una ricostruzione degli eventi, un quicktime event se vogliamo, dove ci si presenteranno varie scelte e dovremo compiere quella giusta in base a come abbiamo risolto il caso e dedotto che sono andate le cose, ottenendo punti ego e trofei. Sarà possibile incrementare il proprio punteggio in base alle deduzioni logiche, alla risoluzione dei puzzle, scegliendo le risposte più convenienti durante gli interrogatori e, ironicamente, anche interagendo con qualunque specchio che Poirot incrocerà sul proprio cammino.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico, non è nulla di straoridinario, nulla che non abbiamo già avuto modo di vedere anche nei più celebri titoli della TellTale games, quali The Walking Dead e The Wolf Among Us. Si è chiaramente tentato di simulare uno stile più cartonnizzato ricorrendo alla tecnica del cell-shading ottenendo un risultato del tutto piacevole alla vista, ma che chiaramente non sfrutta al meglio il motore grafico della console Sony. I personaggi sembrano essere stati ideati e programmati senza l’innata capacità di sbattere le palpebre, rimanendo ad occhi spalancati per tutta la durata degli interrogatori con loro intrattenuti; non escludo di dire che, in alcuni momenti, questo difetto rischia di far loro assumere un aspetto quasi inquietante. Tutt’altro discorso per il protagonista che, ad esempio, quando interagisce con uno dei molteplici specchi presenti nei vari scenari, si guarderà pavoneggiandosi, facendo il gesto con le dita di giocare con il proprio baffo. Troppi dettagli per il personaggio principale e troppo pochi per quelli secondari? Detto ciò, i colori sono indubbiamente magnifici e competitivi, per altro, con altri titoli del medesimo genere, già affermati sul mercato.
In conclusione, Agatha Christie’s: The ABC Murders è un’avventura grafica per molti versi innovativa, grazie ai molteplici elementi di gioco che può vantare, una grafica che rassomiglia simpaticamente un cartone animato e una difficoltà indirizzate, senza ombra di dubbio, ad una larga fascia di giocatori dall’età variabile. Siate avvisati, in vero, del rischio in cui incorrete, cioè di avere, in alcuni momenti, la sensazione di giocare Super Mario Investigations: ebbene, forse è solo una mia infantile impressione, ma Poirot, in alcuni momenti, mi ha reso l’idea di somigliare un po’ troppo al leggendario idraulico per baffo, statura e panciotto. In più occasioni ho nutrito il bisogno quasi patologico di schiaffargli in testa un berretto rosso con una M stampata sopra, mi dichiaro colpevole. Infine, non posso non descrivere questo titolo come un modo alternativo e interattivo, per chi non è amante della vecchia carta stampata, di vivere in terza persona una storia e un momento di difficoltà di uno degli investigatori più celebrati e importanti della letteratura inglese, il tutto senza perdersi tra le righe.
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