Il legame che unisce l’autore dell’articolo con The Division è speciale. Non si tratta delle solite frasi di rito con cui si inizia un pezzo, ma di storia di vita vissuta. Già, perché penso che tutti voi lettori abbiate il ricordo, scolpito nella pietra, di quella conferenza pre-E3 di quasi tre anni fa. Ubisoft mostrava per la prima volta uno dei suoi tanti nuovi progetti a cui ci ha ormai abituato: The Division. Fin dai primi secondi di gioco non era qualcosa di comune, da trascurare. Da quel giorno del 2013 sono passati quasi tre anni, e finalmente The Division sta per approdare sui nostri scaffali e nelle nostre piattaforme di gioco. Si tratta di un processo di sviluppo prolungato e tortuoso, che ha visto sorgere fiumi in piena di polemiche e insulti senza troppi fronzoli a Ubisoft stessa, azienda che andrebbe al contrario premiata per il coraggio che dimostra nel concepire e partorire nuove IP con cadenza notevole e invidiabile. Il consumatore invece non dimentica; è cinico, spietato. In parte tradito da Watch Dogs, colpito nel cuore dagli innumerevoli problemi di Assassin’s Creed Unity rimane dunque interdetto di fronte alle immagini di una Manhattan, poetica e devastata. Le premesse di The Division sorgono qui, in una Grande Mela martoriata da un virus che si diffonde e radica attraverso il denaro.
Dopo aver messo mano su The Division in quel dell’E3 dello scorso anno, ci apprestiamo quindi a provare una build rifinita, più stabile e con la possibilità di provare la prima missione della trama principale, di cui non vi sveleremo assolutamente nulla. Il primo impatto è senza dubbio migliore e maggiormente memorabile rispetto alla build creata per l’E3 che ci buttava solamente nella mischia delle Dark Zone, facendoci assaggiare la gelida sensazione del tradimento degli agenti al momento dell’estrazione. Con la beta di questi giorni, Ubisoft ha decisamente cambiato approccio, mostrando la prima parte della trama ai giocatori e facendo addentare la prima porzione di The Division, fino al livello 8, raggiungibile portando a termine la missione principale e qualche sporadica missione secondaria improvvisata sulla mappa di gioco. Ecco, qualche parola va doverosamente spesa per la mappa di gioco e per il momento in cui l’aprirete per la prima volta. Gli sviluppatori hanno fatto un egregio lavoro sull’interfaccia di gioco, capace di regalare un impatto visivo notevole.
Dove cade questa beta, ahimè, è sul comparto tecnico che non fa certo gridare al miracolo, soprattutto nelle versioni console, qualora paragoniate la build della beta con i primi trailer del 2013. Abbiamo assistito spesso a pop-in di texture piuttosto vistosi o di problemi nel caricamento delle sopracitate…che ci hanno a conti fatti estraniato per qualche secondo dunque dal fantastico contesto che Ubisoft Massive è riuscita a mettere in piedi. Manhattan in salsa invernale post-apocalittica ci ha comunque conquistati, svelando scorci suggestivi e unici e facendoci perdere la concezione del tempo, lasciandoci in balia della cura dei dettagli con i quali gli sviluppatori hanno arredato le stanze degli interni o hanno concepito le scorciatoie praticabili tra una via e l’altra. Speriamo fortemente che i ragazzi Ubisoft Massive, in fase di polishing finale, ascoltino il feedback fornito dal coro unito della stampa specializzata e degli utenti che hanno partecipato alla beta di fine gennaio, in modo che l’8 marzo non si verifichino ulteriormente questi imbarazzanti problemi che spezzano davvero l’immersività del giocatore. Chiuso il discorso prettamente tecnico, restano diversi interrogativi da svelare, in particolar modo ci riferiamo a: end-game, raid e dungeon. Non abbiamo idea di quale sarà il level cap, tanto meno di cosa sarà disponibile una volta che ci saremo arrivati. In cuor nostro, speriamo ardentemente che gli errori commessi da Destiny siano stati assimilati e metabolizzati, onde evitare frustrazioni e mancanza di contenuti a partire giorno uno, visto che Ubisoft ha da poco confermato le prime espansioni che amplieranno The Division. In parallelo all’interrogativo relativo l’end-game, fioccano beati anche i dubbi circa Dungeon e Raid.
The Division è un MMO, con una marcatissima piega gdr, inutile e stupido negarlo. Ciò che maggiormente ci spaventa è la varietà che il gioco saprà offrire, in termini di Raid e Dungeon. Possono bastare i nemici umanoidi per tutto il ciclo di vita del prodotto? Questa è solo una delle domande a cui, attualmente, non possiamo rispondere. Ciò di cui siamo piuttosto certi, invece, è la differenziazione dei ruoli e delle varie classi: i classici Tank, Dps e Healer. Il sistema di progressione e di scelta della propria classe/specializzazione è molto facile e intuitivo, sia che abbiate già giocato ad altri MMO (qualcuno ha detto World of Warcraft?) o meno. Ubisoft, per non snaturare il titolo, ha concepito il tank con uno scudo affiancato da una pistola, il dps con torrette di supporto e lanciagranate e l’healer con un’abilità curativa ad area. Ulteriormente migliorato è senza ombra di dubbio il sistema di coperture che ci era sembrato piuttosto grezzo e da rifinire in sede di provato all’E3 2015 e alla Games Week milanese di ottobre. La precisione con cui il personaggio si appoggia alle pareti e si muove è notevole e difficilmente si sbaglia copertura, per via di un sistema intelligente che evidenzia la parete dietro la quale ci si sta per riparare con un pannello trasparente. Per chiudere il discorso relativo agli skill trees, non potendo progredire ulteriormente nello sviluppo del personaggio, non sappiamo come si potranno ibridare ed amalgamare le varie classi e sottoclassi.
Attualmente sappiamo che le basi solide di un MMORPG ci sono tutte e Ubisoft, grazie a questa beta, è indubbiamente riuscita nell’intento di risollevare l’hype per un gioco che era quasi finito nel dimenticatoio degli utenti, in particolar modo per coloro che sono rimasti scottati dai precedenti prodotti di Ubisoft citati ad inizio dell’articolo e, se vogliamo anche da Destiny, titolo da cui gli sviluppatori hanno subito preso astutamente le distanze, per accogliere tutti gli scontenti e i vogliosi di provare una nuova esperienza post-apocalittica nella suggestiva Manhattan. Noi, a dirla tutta, non vediamo l’ora di rimettere piede nella fredda New York di The Division!
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