REACT: il copyright dei Fine Bros e la vittoria della rete

Un altro tentativo di registrare una parola su YouTube, un’altra polemica; è probabilmente dalla sua nascita che molte persone si sono trovate a rivoltarsi contro la piattaforma web di video sharing per la sua gestione maldestra dei contenuti pubblicati. Se prima il problema maggiore era quello di video e canali cancellati per la semplice inclusione di materiale protetto da copyright, adesso ci si trova ad affrontare un problema persino più grande: quello di compagnie intente a registrare e controllare direttamente parole e termini di uso comune sulla rete. Dopo un caso piuttosto serio, che analizzeremo, siamo arrivati alla situazione esplosa violentemente con Benny e Rafi Fine, noti alla maggioranza come i Fine Brothers. In una settimana si sono trovati a perdere quasi 300.000 iscritti, scatenando addirittura la nascita di una protesta tramite un hashtag: #unsubthefinebros. Il motivo? Un sola parola: REACT.

A qualcuno di voi sarà sicuramente già venuta in mente la storia di Sony, che recentemente ha tentato di registrare il trademark “Let’s Play”; una frase che, essendo utilizzata dalla maggior parte degli YouTuber, avrebbe poi portato a delle rimozioni di massa e a dei forti guadagni. Naturalmente il tentativo non andò a buon fine, con l’Ufficio statunitense dei brevetti e dei marchi di fabbrica che rifiutò categoricamente la scelta di Sony, definendola “fin troppo generica e confusionaria per il consumatore”. La parte negativa è che questa disavventura, di un mese fa, è andata poi a ripetersi con i Fine Brothers, due personaggi che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere in questa situazione.

L’idea di Benny e Rafi era semplice: registrando la parola REACT si avrebbe avuto l’esclusività della serie, magari incitando possibili imitatori a collaborare con il team per produrre contenuti originali. Purtroppo il messaggio venne comunicato male ed è da quel preciso problema di comunicazione che partirono le proteste. La community di YouTube capì che avere la parola REACT significasse controllare ogni singolo video che avrebbe contenuto una reazione al suo interno; una chiave di lettura chiaramente diversa e che ha portato la rete a reagire nei modi più violenti nella storia di YouTube: sono usciti subito hashtag e video di protesta, con la maggioranza di questi ultimi che hanno ironizzato sulla parola REACT stessa. L’hashtag #unsubthefinebros ha poi incoraggiato le persone a disiscriversi dal canale; nel giro di pochi giorni, i Fine Bros hanno registrato una perdita di quasi 300.000 iscrizioni. Notando la rabbia nei confronti di questa idea, Benny e Rafi sono tornati indietro sui loro passi, scusandosi pubblicamente.

PewDiePie potrebbe essere il primissimo esempio per capire quanto una cosa simile possa essere sbagliata: tra Markiplier, il nostro FaviJ e altre decine di canali possiamo trovare una varietà incredibile di persone intente a giocare ai titoli più controversi e famosi. Immaginate adesso se PewDiePie avesse un modo per registrare video di questo tipo, costringendo tutti i canali che utilizzano il commento audio e un gameplay ad unirsi al suo programma, pena la cancellazione dei video o, peggio, del canale. La situazione non sarebbe tutta rose e fiori, no? Pensando anche che personaggi come Sabaku no Maiku, che offrono contenuti e modalità completamente diversi, rimarrebbero coinvolti. Estrapoliamo semplicemente questo esempio e applichiamolo ai Fine Bros: ci potrebbero essere dei risvolti positivi per quanto riguarda la loro gestione della parola registrata, quello è sicuro ma chi può garantirlo? Reagire è un atto umano e stavolta il web si è unito per mantenere questa libertà individuale, vincendo; una giusta causa che potrebbe dare i suoi frutti nei prossimi anni, anche nel campo della comunicazione.

V MENSILE
Clicca sulla copertina per leggere
V007 Mensile