Per parlare di Avowed è necessario un passo indietro. Ed è un passo indietro che comincia nel momento in cui l’industria dell’intrattenimento diventa pop. Quel momento è probabilmente quando il grande fantasy ha cominciato a diventare davvero protagonista di libri, film, giochi da tavolo e anche opere musicali. E fin dall’inizio del mondo dei videogiochi, lo stesso fantasy è stato protagonista di grandi produzioni. Tra i nomi eccellenti di questa industria c’è sicuramente quello di Obsidian, che ha saputo imporsi come uno dei migliori produttori di videogiochi di ruolo a stampo fantasy. Che sia la cruda realtà di Fallout New Vegas o la distopia di The Outer Worlds, il team di Santa Ana non ha quasi mai disatteso le aspettative. E così, dopo l’acquisizione da parte di Microsoft nel 2018, l’attesa per un’altra, grande epopea fantasy era alle stelle. Certo, abbiamo avuto un paio di digressioni con progetti più piccoli ma allo stesso tempo affascinanti, come Grounded e Pentiment, ma il vero banco di prova era il prossimo, grande gioco di ruolo. Il momento è però finalmente giunto: dopo quasi cinque anni di attesa, Obsidian Entertainment ha finalmente pubblicato Avowed.
Con Avowed, Obsidia Entertainment arriva al culmine di una maturazione cominciata oramai diversi anni fa e più precisamente un decennio dopo il lancio del primo Pillars of Eternity, un progetto completamente finanziato su Kickstarter che si è rivelato essere un vero e proprio successo, che è riuscito a spingere ai massimi livelli di conoscenza da parte del pubblico più mainstream il team californiano. Avowed è la summa di tutto quello che è accaduto negli ultimi anni è il risultato è un avvincente gioco di ruolo con elementi action, in grado di ritagliarsi sicuramente uno spazio importante in un 2025 ricco di produzioni di stampo quasi hollywoodiano e pronte a farci compagnia per un anno decisamente intenso. Già, perché il nuovo titolo del team di sviluppo non è solamente un grande gioco di ruolo, ma anche un importante esempio di stile di come le sceneggiature moderne possano finalmente convivere, offrendo una grande prova di maturità, seconda probabilmente solo alla scrittura di pochi “rivali”. Un successo su tutta la linea? Forse sì, ma scopriamo di più nella nostra recensione.

Avowed è un grande fantasy, ma non solo!
Per parlare di Avowed è necessario abbracciare appieno uno dei punti cardini della produzione, ovvero quello della trama. Nei giochi fantasy, specialmente quelli a tema medievale e che fanno della religione e dei culti il loro perno, spesso la sceneggiatura si riduce a una serie di paletti predefiniti. Obsidian Entertainment non ha ovviamente rivoluzionato né inventato nulla, ma ha fatto tutto ciò che poteva per posizionarsi in un gradino più alto rispetto alle altre produzioni che affollano il mercato. E lo ha fatto con uno screenplay che fonde politica e speranza, lotte di classe e personaggi freak, un mondo di gioco vivente coerente con la sceneggiatura e che diventa protagonista quasi inaspettato. Una maturazione importante, che in alcuni punti tocca quella raggiunta da CD Projekt RED con The Witcher 3: Wild Hunt, dove le avventure dello Strigo erano fondamentalmente eventi reali in un mondo di fantasia. Con Avowed è praticamente la stessa cosa: tutto quello che succede all’interno delle Living Lands è in realtà ciò che succede sul pianeta Terra nell’anno del signore 2025.
In Avowed, i giocatori assumono il ruolo dell’Envoy, ovvero dell’Inviato per conto dell’Imperatore di Aedyr, per indagare su una misteriosa piaga che sta affliggendo le Living Lands. L’Envoy non è però un uomo comune, ma un deiforme, un essere umano con in comune caratteristiche a quelle degli dei. Ovviamente non tutto va come previsto e dopo un terribile incidente in nave, il protagonista è costretto a ricominciare da zero, a partire dal suo arrivo a Paradis, per incontrarsi con il governatore e dare ufficialmente il via alla sua missione, ovvero quella di scoprire l’origine dell’epidemia chiamata semplicemente Piaga dei sogni. Nel mezzo, però, il deiforme si accorge di avere un contatto particolare, con voci e visioni che rischiano di complicare l’intero suo carico. E senza volerlo si ritroverà invischiato anche in una lotta di potere, che porterà a conseguenze decisamente catastrofiche.
Come accennato in apertura, è proprio la sceneggiatura di Avowed a fare un passo avanti. Al di là di pregi, difetti e chiaro scuri del gioco, Obsidian Entertainment è riuscita a prendere un tema spinoso e un’ambientazione non semplice e l’ha trasformata in un perfetto fantasy moderno, con tantissimi riferimenti al mondo reale e creando una storia matura. Certo, l’intera sceneggiatura non riesce quasi mai ad eccellere per le ore di gioco. Il ritmo però è abbastanza buono e riesce comunque a convincere, superando di gran lunga i precedenti prodotti di Obsidian Entertainment, a differenza però di Pentiment, dove il team di sviluppo aveva qualche libertà maggiore a livello di sperimentazione e che rappresenta probabilmente il lavoro migliore del team di sviluppo a livello di personaggi e sceneggiatura. Quella di Avowed è però una trama solida, scritta decisamente bene e in grado di tenere incollato il giocatore dall’inizio alla fine. E questo vale anche per le quest secondarie e le fetch quest, che riescono comunque a essere di un livello appena superiore rispetto ad altre produzione, ma tanto basta per riuscire a intrattenere come non mai.

Un gameplay ben rifinito
Al di là della sceneggiatura, il vero punto di forza di Avowed è sicuramente il gameplay. Le Living Lands sono letteralmente un mondo incantato e magico, che riesce a catturare il giocatore. Pur seguendo una sorta di schema lineare, che va a rompere un po’ la magia che normalmente si crea in produzioni di questo genere, è lo stesso mondo di gioco che prende e accompagna per mano il giocatore non solo nella soluzione della quest principale, ma anche nell’esplorazione. Ed è probabilmente uno dei più grandi pregi della produzione Obsidian Entertainment. Tra luoghi da scoprire, shortcut da sbloccare e interazioni particolari, le Living Lands sono sicuramente uno degli scenari più riusciti a livello di game design. Il mondo si divide in due diversi spaccati: cittadine medievali, ricche di personaggi e storie magiche, e terre popolate da nemici e storie da raccontare. Diari, appunti, memorie e dettagli ci offrono la possibilità di esplorare storie e avvenimenti dell’ambientazione di gioco, alcune volte collegate alla stessa piaga su cui stiamo indagando, altre volte invece sono storie di disperazione, sofferenza o successi. Tutto è ovviamente raccontato alla perfezione (non ci troviamo davanti a un souls-like, dove è la stessa ambientazione a fare da narratore), ma tutto ciò aggiunge un lato di profondità non da poco, in grado di espandere l’interesse del giocatore e spingerlo all’esplorazione e non limitarsi a fare il compitino.
Il gameplay di Avowed è stato ben pensato anche a livello di combat-system vero e proprio. Nel corso del gioco l’Envoy, forte della possibilità di usare un sistema di classi fluido e di un party, anch’esso potenziabile, può adattarsi e utilizzare praticamente qualsiasi tipo di arma o di build. Per la nostra recensione ci siamo trovati molto bene sfruttando la magia e le armi bianche: una build che ci ha permesso di bilanciare bene lo scontro fisico e la distanza, ma le possibilità sono davvero tante. Armi da fuoco e magie oppure un semplice arco, la scelta è totalmente a discrezione del giocatore e delle sue preferenze. La possibilità di creare comunque due build e scegliere la migliore in determinate occasioni rimane un punto a favore della produzione, che consente così di non sacrificare nessun tipo di scelta. Per quanto riguarda l’esecuzione, quasi tutto funziona alla perfezione. Certo, l’assenza di un vero e proprio lock sui nemici, come oramai siamo abituati da diversi anni influisce un pochettino negli scontri più intensi, dove Avowed non fa comunque sconti: nel corso dell’avventura abbiamo affrontato orde di nemici più o meno agguerriti e un po’ di confusione è perfettamente normale vista l’assenza di un sistema di blocco. Nulla che comunque qualche ora di pratica e soprattutto la padronanza del sistema di schivata e del move-set non possa sconfiggere.
Di particolare importanza è sicuramente il potenziamento. Non solo del personaggio: spendere attentamente i punti tributo è ovviamente importante, così come sarà ovviamente importante riporre attenzione sul tipo di build che si vuole creare, con un occhio di riguardo anche al party, ricco di personaggi diversi, ognuno con delle peculiarità diverse, ma anche per quanto riguarda le armature e le armi a disposizione del giocatore. Tramite gli accampamenti, sparsi in vari punti della mappa, è possibile infatti accedere a un classico Workshop, che sfrutta le risorse raccolte in giro per il mondo per migliorare il proprio equipaggiamento. Si tratta di un punto fondamentale del gameplay: a differenza di altri giochi di ruolo, infatti, in Avowed il mondo è libero e selvaggio e i nemici hanno una loro progressione. Ci si rende conto di questa caratteristica anche giocando al livello di difficoltà più basso (prima di quello narrativo): anche seguendo la quest principale, infatti, il gioco invita alla prudenza, segnalando le missioni con un livello di difficoltà che sarebbe meglio non seguire, pena ovviamente la morte.

Avowed non è un gioco “ordinato”
Se il gameplay e la sceneggiatura, così come il world building e il design generale sono più che promossi, lo stesso non si può dire per alcune componenti fondamentali del gioco. La prima, vera criticità che andiamo a riscontrare è sicuramente quella dell’esplorazione. Purtroppo la mappa di gioco e la segnalazione degli obiettivi non risulta mai chiarissima: non esiste nessun tipo di indicatore classico sulla mappa, magari con dei punti da seguire per il raggiungimento della missione o di un obiettivo di una campagna. Il risultato è che molto spesso alcuni punti risultano più vicini di quanto in realtà non siano e ci si ritrova più volte ad aprire la mappa in game per cercare di comprendere la direzione corretta. Sotto questo aspetto, un qualsiasi tipo di segnalatore, magari integrato alla natura del personaggio principale avrebbe sicuramente aiutato di più ed evitato un piccolo ma comunque presente fastidio. Anche l’inventario e più in generale l’intera HUD, risultano un po’ confusionari. Tra mille pagine da navigare, l’assenza di un confronto vero e proprio tra oggetti in possesso e non ci si ritrova molto spesso a dover leggere più volte le informazioni oppure a perdere qualche minuto in più per ritrovare un determinato obiettivo.
Oltre a questi elementi, le performance su console e su PC risultano un po’ ballerine. È vero che stiamo parlando di un titolo che riceverà sicuramente una patch day one, ma durante la nostra prova Avowed non è quasi mai riuscito a tenere i sessanta frame al secondo in modalità prestazioni su console: nei punti più affollati della mappa e nelle zone più dettagliate, infatti, il gioco è sceso ben al di sotto di quella soglia, con qualche piccolo stuttering e anche dei freeze. Su PC, invece, la build che abbiamo avuto modo di provare ha subito qualche piccolo crash, che hanno reso la nostra avventura più impegnativa di quanto pensassimo. A livello tecnico c’è ancora qualche incertezza che speriamo sia sistemata il prima possibile, ma in generale possiamo comunque ritenerci abbastanza soddisfatti, soprattutto a livello grafico: il gioco di Obsidian Entertainment infatti è colorato, ricco di dettagli e non cerca costantemente la fedeltà grafica, ma preferisce regalarci invece un bellissimo fantasy sotto ogni singolo aspetto.
Con Avowed, Obsidian Entertainment firma il suo ritorno sulle scene dei giochi di ruolo e lo fa con una produzione ai massimi livelli, ancorata al suo passato ma con un occhio all’evoluzione nella sceneggiatura e nel modo di gestire l’open-world, offrendo ai giocatori un mondo di gioco ricco di segreti, personaggi assurdi, trame politiche e fantasy. La terza persona, pur non essendo probabilmente realizzata nativamente, riesce comunque a integrarsi perfettamente all’interno del gioco. Una piacevole sorpresa, considerando le grandi difficoltà di lavorare contemporaneamente su due diverse prospettive. Al netto di alcuni difetti tecnici e di un piccolo inciampo nella gestione di certi elementi di gioco, Avowed è sicuramente un must have per tutti coloro che cercano un’avventura coinvolgente e ricca di fascino. E forse, senza l’acquisizione di Xbox e Microsoft, tutto questo non sarebbe stato possibile.
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