Sembra incredibile che dopo tanti, tanti anni dall’uscita del primo Homeworld, sono qui a parlare di un nuovo capitolo della serie. E non una semplice edizione remastered o una nuova avventura nello spazio, ma un prequel realizzato da Blackbird Interactive, studio composto da tanti dipendenti di quella Relic che ci regalรฒ le prime grandi emozioni alla guida di astronavi nello spazio vuoto e profondo, stravolgendo le nostre vite di appassionati di strategici in tempo reale. Non assisteremo ad una rivoluzione come fu nel lontano 1999, ma le vibrazioni trasmesse dalla grande atmosfera della serie sono ancora molto forti.
E’ molto probabile che non abbiate mai giocato a Homeworld se siete abbastanza giovani. Io stesso avevo quasi 12 anni quando rimasi abbagliato dalla potenza tecnica ed espressiva di un gioco forse anacronistico, arrivato fin troppo presto in un mercato che non seppe cogliere in pieno la meraviglia offerta dal titolo pubblicato allora da Sierra (non un caso…?) a dispetto di una critica folgorata ed entusiasta. Il gioco introdusse per la prima volta nella storia un controllo delle unitร letteralmente a trecentosessanta gradi e oltre permettendoci con pochi gesti di mouse e tastiera di spostare le navi spaziali in tutta la profonditร di movimento possibile. Questo, unito ad una veste grafica estremamente iperdettagliata per l’epoca e scelte stilistiche assolutamente azzeccate, era capace di generare uno spettacolo su schermo eccezionale, in un tripudio di battaglie spaziali tra effetti luminosi e complesse formazioni d’attacco, qualcosa di mai visto prima. Vale la pena rivedere un video, immaginatelo ovviamente come se fossimo a 17 anni fa…
https://www.youtube.com/watch?v=Rz8xnr4VhJc
E’ passato molto tempo e chi ci ha giocato da piccolo e cresciuto, cosรฌ come l’industria del videogioco, e Gearbox software ha sapientemente acquisito la licenza di Homeworldย dopo la rovinosa caduta di THQ per darci una seconda chance di apprezzarlo, prima rispolverandolo in grande stile il febbraio scorso con una versione remastered con i controfiocchi, ed ora ampliandone la sinossi con Deserts of Kharak, contenitore degli eventi antecedenti al viaggio dei Kushan alla ricerca della loro “casa”. Come il nome stesso annuncia, ci troviamo proprio su Kharak, l’arido pianeta da cui il popolo fuggรฌ nello spazio grazie al ritrovamento dell’antica reliquia che rivoluzionรฒ e diede nuova speranza alle loro vite, scosse da continue guerre per le pochissime risorse rimaste, da combattersi conย i Gaalsien, comunitร ostile estremamente religiosa che si sente invasa dalla presenza dei Kushan. Prima dello spazio quindi, c’era il deserto, tanto deserto, in cuiย Rachel S’jet, capo del reparto scientifico, guida insieme al fratello la spedizione alla ricerca della “prima anomalia”, l’oggetto misterioso che potrebbe regalare un’opportunitร di sopravvivenza, e “senza nient’altro a cui aggrapparci, dobbiamo crederci”, come afferma la malinconica protagonista nelle magnifiche illustrazioni animate che ci raccontano lo svolgimento della campagna.
Sul deserto le regole di Homeworld tornano ad essere quelle di uno strategico in tempo reale classico, con mezzi gommati e cingolati a spostarsi con le ruote ben piantate sulla rossa sabbia. Molti degli elementi caratterizzanti della serie sono stati perรฒ preservati e avremo sempre un mezzo “madre” da cui tutto dipende e le nostre truppe verranno prodotte e gestite, e in cui le risorse verranno accumulate. Cosรฌ come le classi delle varie unitร sono rimaste generalmente simili, partendo da piccole jeep veloci e rapide ma deboli e poco potenti a vere e proprie bestie meccaniche capaci di sputare grosse quantitร di fuoco, con l’ottimo risultato di lasciare a noi il compito di adottare una strategia ed una tattica anche nella selezione e produzione di queste, come fu nei vecchi capitoli. Un’altra meccanica che ritorna รจ il mantenimento delle unitร e delle riserve rimaste alla conclusione di una missione anche in quella successiva, tenendo il giocatore sempre concentrato sull’economia delle risorse da investire nel modo giusto facendo pesare ogni minima scelta come un macigno, poichรฉ producendo il numero o il tipo di unitร sbagliato o sopravvivendo allo stremo delle forze ci ritroveremo nei guai nel livello successivo, probabilmente con un game over. E’ molto probabile quindi che le prime partite si riveleranno come tentativi di comprendere cosa succederร in seguito per poi adottare una strategia a lungo termine in quelle successive. Lo stile retro riscontriamo anche nel livello di sfida insomma.
Mi chiedevo prima dell’uscita come i ragazzi ex-Relic avrebbero dato il loro tocco magico pur non avendo a disposizione la totale libertร del movimento nello spazio e la risposta รจ arrivata dopo neanche un’ora di gioco. Tutti i controlli dell’interfaccia sono molto intuitivi e comprensibili in poco tempo, gli spostamenti delle unitร pratici e coreografici ed รจ stata resa funzionale anche la conformazione sconnessa e desertica di Kharak: a seconda dell’altezza di dune e conformazioni rocciose i nostri soldati avranno vantaggi o svantaggi, o addirittura essere impossibilitati a fare fuoco. La firma degli sviluppatori รจ ancora una volta il risultato della combinazione tra mouse e tastiera che permette di applicare tattiche con grande velocitร e tenere tutto sotto controllo in pochi movimenti. Ottima la scelta di evidenziare con un layer circolare le differenze ย di altezza del terreno per sfruttare altezze e pendii, ma il path finding delle unitร lascia un po’ a desiderare sprecando tempo con traiettorie troppo dirette e curve troppo nette.
Potete stare tranquilli che Deserts of Kharak รจ un degno rappresentante della serie Homeworld. Come detto, l’impatto non รจ e non sarร lo stesso del capostipite, ma gli elementi caratterizzanti ci sono tutti. Una campagna intensa e dall’atmosfera mistica e malinconica, le voci calde e profonde dei personaggi, la tensione nella gestione di scarse risorse, una caratterizzazione particolare con nomi e musiche di ispirazione araba e nord africana e ora anche le illustrazioni animate durante le cutscene. L’aspetto graficoย รจ forse uno degli aspetti piรน sottotono di tutta la produzione. Non che Deserts sfiguri sotto questo punto di vista ma di sicuro non stupisce e l’ambientazione non aiuta. I modelli poligonali sono fin troppo semplici e avrei preferito una cura dei dettagli e una complessitร delle texture maggiore, cosรฌ come gli scenari spesso troppo spogli, anche per essere desertici, che danno la sensazione anche di ristrettezza delle mappe. Chiaro che la produzione non raggiunga grandi dimensioni, ma forse si poteva osare un po’ di piรน. Tutto sommato il gioco รจ solido ed appassionante, fa onore al passato e grazie al multiplayer, ancora un po’ povero ma che verrร aggiornato costantemente (ne riparleremo su VMAG), puรฒ durare anche molto piรน a lungo della campagna. I veterani chiuderanno un occhio su qualche difetto e lo apprezzeranno comunque, per chi invece vuole avvicinarsi alla serie, credo che questo sia il capitolo ideale per iniziare un nuovo viaggio partendo dai deserti di Kharak, tenendo lo sguardo verso le lontane luci delle stelle.