Dopo Beta e Closed Network test siamo tornati a giocare Synduality Echo of Ada, stavolta nella sua versione completa, così da poter esprimere un parere definitivo sul gioco sviluppato da Game Studio ed edito da Bandai Namco. Il gioco è ufficialmente disponibile per tutti dal 24 gennaio 2024, ma noi abbiamo avuto modo di provarlo con qualche giorno di anticipo in early access. Prima di addentrarci nel dettaglio possiamo anticipare che la “1.0” di Synduality Echo of Ada conferma le impressioni che già avevamo avuto durante i momenti di prova. Carino, ma nulla di davvero eccezionale (per ora).
Un recap della lore
Anno 2099: una misteriosa pioggia, definita dai posteri “lacrime di luna blu” ha decimato il 92% della popolazione mondiale. Gli esseri umani superstiti sono costretti a rifugiarsi nel sottosuolo. In superficie, flora e fauna prosperano. La pioggia sembra non solo non avere effetti nocivi su di esse, ma anzi pare dar vita a una nuova categoria di bestie: i temibili Enders, che proprio sotto le precipitazioni raggiungono il culmine della loro potenza.
Nel corso dei decenni che seguono,gli esseri umani costruiscono Amasia. Nella nuova società di fondamentale importanza sono i drifters: piloti di particolari mech, denominati Cradle Coffin, il cui compito è esplorare la superficie e recuperare i preziosi cristalli AO, ultima fonte di energia per l’umanità. Quando la nostra avventura comincia, Amasia è già ridotta a macerie da un misterioso cataclisma. Sopravvive però l’associazione dei Drifters che, grazie al suo controllo sul processo di estrazione dei cristalli, diventa nei fatti una vera e propria istituzione governativa. Per intenderci: l’associazione Drifters sta ai cristalli AO come gli Atreides stanno al melange.
Il riferimento ai romanzi di Frank Herbert non è casuale. Synduality Echo of Ada ci offre la possibilità di far parte del sistema: continuare a estrarre cristalli AO e godere così dell’amicizia dell’associazione. Attaccare “fellow drifters” però si tradurrà rapidamente in una nostra espulsione dall’ordine costituito. Relegati allo stato di “banditi”, i nostri servigi non verranno più richiesti e, anzi, sarà proprio l’associazione a mettere sulla nostra testa una taglia rendendoci bersagli mobili per tutti gli altri giocatori. Qualora ciò dovesse accadere, non avremo più accesso alle normali risorse messe a disposizione dei drifter buoni, ma vedremo il volto sommerso della regione: mercato nero, missioni per conto di oscuri cartelli criminali e, soprattutto, l’accesso a una mappa più concentrata, ma invasa da altri criminali pronti a fare la pelle a chiunque per proprio tornaconto. La stessa area sarà accessibile ai giocatori “buoni” che abbiano raccolto sufficiente esperienza.
Synduality Echo of Ada: luci e ombre di un GaaS wannabe
Sarà che sul mercato sono presenti finanche troppi esponenti dello stesso genere videoludico, ma Synduality Echo of Ada (al momento), non sembra avere un qualche tratto distintivo che gli permetta di spiccare al di sopra dei contendenti. Il pretesto narrativo altro non è che la variazione sul tema di un cliché sì funzionale, ma fin troppo abusato. Ancora una volta la fine del mondo causata da un cataclisma (probabilmente di origine umana); un mistero del passato da svelare raccogliendo frammenti di dati perduti nel tempo eccetera… Game Studio pensa anche di ricordarci tutte le premesse approfittando delle schermate di caricamento come se fossero slide power point di una lezione di storia. Prima però di dar vita a quella missione particolare (l’indagine su Amasia), di ore tra alberi, macerie e minacce ne devono passare alcune.
A tal proposito, Synduality Echo of Ada presenta due mappe diverse (una terza dovrebbe arrivare con i primi update) Sud e Nord, con la seconda – dedicata principalmente al PvE – accessibile fin da subito. Pur non essendo poi estremamente vaste, il team di sviluppo ha tentato di farcirle quanto più possibile di roba: ovunque ci si giri si intravedono resti di strutture militari, convogli, rottami di altri Cradle, alberi, formazioni rocciose. Il chiaro obiettivo è quello di offrire punti di copertura alternando a spazi più aperti. Considerato che il camping non è una soluzione ammissibile, questo favorisce il bilanciamento strategico. Possedere il Cradle più forte non è necessariamente sinonimo di vittoria. A fronte di alcuni scorci di sicuro interesse, il resto della mappa restituisce una sensazione quasi di generico.
Avevamo detto – dopo la nostra prova al Closed Network Test – che aveva le carte in regola per diventare un buon gioco. Ed effettivamente questo è rimasto: un buon gioco. L’unica peculiarità che distingue quello edito da Bandai Namco da altri concorrenti è, forse, la presenza dei Cradle Coffin in luogo di avatar umani/umanoidi. Pilotare e personalizzare i mecha aggiunge un quid di soddisfazione: passare da un modello di Cradle base a uno specializzato per velocità, capacità di carico, tempo di operatività o forza bruta è una differenza che poi si sente sul terreno di gioco. Possenti e massicci, questi bestioni meccanizzati risultano – pur con le dovute limitazioni del caso – sorprendentemente agili. Non aspettatevi Armored Core però: niente movimenti in verticale se non qualche goffo saltello.
Oltre ai Cradle poi ci sarebbero da menzionare i Magus, Androidi dotati di IA che accompagnano il bestione metallico in missione. Inizialmente potremo scegliere tra un set di 4, ognuno con un’abilità speciale peculiare: difesa, previsioni meteo, ant-Ender, anti-Cradle eccetera. È la combinazione tra le abilità del Magus e le caratteristiche del Cradle a darci l’equivalente del “campione” da schierare in campo. Il numero di combinazioni è però limitato dall’esiguo numero di Cradle e Magus effettivamente disponibili al momento. Cradle superiori al modello Jack di base si sbloccano avanzando di livello o acquistando. Quanto ai Magus, ulteriori modelli (fino a 20 in inventario) possono essere ottenuti oltre che con l’esborso di moneta sonante, anche sottraendoli ai banditi (a patto di riuscire ad abbatterli prima).
E in termini di gameplay?
Abbiamo messo insieme torso, gambe e braccia del nostro Cradle; abbiamo equipaggiato uno scavatore (per i cristalli AO) e due armi (auspicabilmente una long e una short range, o una a proiettili energetici e l’altra a pallottole classiche); abbiamo messo in zaino una manciata di munizioni e di medikit e abbiamo avviato la sortita, possibilmente dopo avere versato una piccola quota di danari per assicurare le nostre attrezzature (meccanica appena accennata dal gioco). L’ascensore ci farà emergere in superficie in un punto casuale. Avremo a disposizione un tempo limitato – indicato dalla durata della batteria – per raggiungere uno degli altri tre ascensori attivati dal gioco per la ridiscesa (pena, la perdita del Cradle e del carico).
Una volta sù, saremo circondati da ciò che resta della civiltà umana circa due secoli dopo i primi grandi disastri. in superficie regnano ormai sovrani gli Enders (ne esistono di diverse tipologie, ulteriormente suddivise per classi che ne indicano la forza), creature che tenteranno di farci fuori a vista. Abbiamo incontrato quattro tipologie di bestie: Chaser (quadrupedi più comuni); Gazer (simili a stelle marine/meduse volanti, ricordano il pokémon Staryu); Crawler (dei fiori che si lanciano addosso a noi pronti a esplodere); ultimi vengono i “parassiti” che infesteranno rottami di Cradle utilizzandone armi, movimenti e abilità (financo ai medikit), sono i più ostici.
Ci sono poi gli altri Drifter. Di norma questi sono altri giocatori che si dimostrano amichevoli. Nella prima area gli incontri coi banditi sono più rari. La loro presenza viene solitamente segnalata dal Magus (con efficacia variabile, abbiamo notato). Qualora avessimo scelto la via del male, qualsiasi incontro con altre macchine è da considerarsi ostile e – come già anticipato – avremo subito accesso alla mappa sud, dedicata appunto agli scontri PvP più avanzati (laddove la zona nord è luogo per il looting e il PvE). Raccolti un po’ di cristalli e materiali da crafting – alcuni dei quali sono specificatamente richiesti per poter progredire con gli upgrade – è tempo di tornare intatti a casa cercando di fare attenzione ai pericoli descritti sopra. In caso di sconfitta dovremo fare attenzione perché cadere sotto i colpi nemici potrebbe voler dire perdere non solo munizioni e loot raccolto fino a quel momento, ma anche il Magus (qualora ad abbatterci fosse un predone e non abbandonassimo il Cradle in tempo).
E perdere materiali e risorse diventa sempre un gran problema. Alcuni, necessari per il crafting, sono disponibili solo in superficie. Perderli significa ritardare il proprio avanzamento di diverso tempo. Necessario poi ri-fare scorta di munizioni e medikit. Sono acquistabili solo con valuta in-game presso il negozio dell’associazione e i costi non sono poi così popolari come potrebbe sembrare: 100 crediti per un caricatore da 50 cartucce non è quello che definiremmo un vero e proprio affare. Piccola parentesi per le armi. Le bocche da fuoco si distinguono in sei ‘classi principali’: dagli shot-gun agli sniper-rifle, e per la tipologia di munizioni impiegate (energetiche o tradizionali). Seppur non profondo come per altri giochi, il gunplay non ci ha deluso.
Per tutte le primissime ore, dunque, i giocatori si troveranno verosimilmente impegnati in sortite che dovranno essere brevi e col minor numero di scontri possibili così da minimizzare il rischio di “restarci sotto”. Più avanti con la storia – a patto di restare in seno all’associazione – sarà possibile avere accesso all’opportunità di formare alleanze con altri drifter incontrati in giro per il mondo. Una volta stretto l’accordo, viene avviata una missione per il team. Il payout, in questi casi, è solitamente maggiore.
Synduality Echo of Ada è anche un live-service
Come in qualsiasi altro live-service è possibile anche spendere moneta reale per ottenere alcuni benefit. Nel caso di Synduality Echo of Ada, svuotare il portafogli serve a rimpinguare il salvadanaio digitale di Syn Coin, una seconda valuta interna al gioco, da scambiare poi (nella maggior parte dei casi), con elementi cosmetici.
È però possibile allo stesso modo investire il proprio denaro per “bruciare le tappe”. Al costo di 200 monete virtuali (il minimo acquistabile sono pacchetti da 500 Syn Coin a 4,99) è possibile scavalcare un livello e ottenere la relativa ricompensa. Considerato che non c’è un vero e proprio limite, e che le ricompense di alcuni level-up comprendono anche armi, materiali e Cradle, ecco che la tentazione di bruciare le tappe per ottenere il meglio si potrebbe far sentire.
Le ricompense dei vari pass – come da prassi – possono essere riscattate fino alla scadenza della stagione e non oltre. Superato quel termine, progressi e premi si resettano e bisognerà ricominciare da capo con nuovi contenuti da sbloccare. Tutto nella norma sotto quest’aspetto. Lato cosmetico, sono previsti indumenti a tema per i magus. Nei primi giorni di lancio sono stati introdotti contenuti che rendono omaggio a un’icona del gaming come Pac-Man.
Un gioco in costante evoluzione?
Synduality Echo of Ada, lo abbiamo detto, è un buon gioco che però non presenta veri punti di eccellenza che ci possano convincere a consigliarlo rispetto ad altri. Può sembrare tautologico dirlo, ma provare a valutare all’uscita un gioco che è pensato per durare nel tempo è una sfida non da poco. Da qui ai prossimi mesi infatti non è da escludere che una ricalibrazione dei bilanciamenti, una revisione dei prezzi degli shop o l’introduzione di contenuti o armi possa rendere obsoleto il giudizio qui espresso.
Come punto fermo però, resta il fatto che che Synduality Echo of Ada deve fare i conti con un’arena già affollata da contendenti che hanno avuto a disposizione molto più tempo per farsi un nome e calca la stessa sabbia di chi – posto nelle stesse condizioni – è durato poi pochissimo. Vero, Synced? Ancora a sfavore poi gioca l’impossibilità – almeno per il momento – di formare team stabili con propri amici IRL , fatto che rischia di rendere virtualmente single player un’esperienza pensata per il co-op.
Synduality Echo of Ada è – dovrebbe essere – il tassello principale del nuovo media franchise made in Bandai Namco. Il publisher giapponese ha investito una buona quantità di danari per mettere insieme manga, light-novel e – soprattutto – una serie animata. Quest’ultima, inizialmente pensata per seguire il videogioco e cavalcarne l’onda, ha finito col precederne l’uscita non riuscendo però nel nuovo intento di montare l’hype del pubblico. Robot e post-apocalisse possono essere gli ingredienti principali per media franchise di successo (Gundam e Neon Genesis Evangelion sono solo due esempi), e aggiungere le waifu non basta a replicare la formula. Peccato, perché Echo of Ada non è affatto un lavoro fatto male e, anzi, funziona benissimo anche se slegato dal resto dell’operazione. È giusto buono, ma non imperdibile.
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