Che vi piaccia o no, il film di Ghost in the Shell si potrebbe fare. È da anni che si parla di un adattamento live-action del manga firmato Masamune Shirow, poi declinato in tantissime incarnazioni. Il film sarà diretto da Rupert Sanders, già regista del non troppo indecente Biancaneve e il cacciatore. E l’ultima notizia è che l’attrice Scarlett Johansson ha ufficialmente firmato il contratto che le permetterà di interpretare la protagonista di GITS, Motoko.
La serie è ambientata in un futuro prossimo, dalle venature fortemente cyberpunk, ed è incentrata su una sezione speciale della polizia giapponese impegnata a combattere il cyber-crimine.
L’ultima volta che questo universo è apparso al cinema è stato in Innocence, in un lungometraggio altamente sperimentale e filosofico firmato Mamoru Oshii.
I fan degli anime, secondo me, dovrebbero mettersi il cuore in pace già da adesso; difficile che sarà quella la direzione intrapresa da Hollywood. Questo non vuol dire che le forze spiegate in campo non siano poderose. La presenza di un attrice del calibro della fascinosa Johansson dovrebbe quanto meno essere la garanzia che non si tratterà di una baracconata, anche perché il progetto, prodotto da DreamWorks, è da tempo nei desideri del suo capo Steven Spielberg.
Dopo aver ammirato Scarlet negli attillati panni della Vedova Nera, non abbiamo dubbi che possieda quanto meno il physique du rôle per interpretare Motoko. Non solo, la Johansson da sola è riuscita a far guadagnare 394 milioni di dollari al pessimo Lucy (spero sinceramente che il film di GITS non seguirà quella strada) e la sua presenza potrebbe essere determinante per far ottenere definitivamente la luce verde al film. Alla produzione abbiamo inoltre Avi Arad, noto per essere stato tra i primi a portare i fumetti al cinema in maniera rilevante (e, apparso in un incontro con Hideo Kojima l’anno scorso, dichiarò di voler fare lo stesso anche per i videogiochi).
Tutto questo mi fa venire in mente una cosa: perché non esistono ancora videogiochi decenti dedicati a Ghost in the Shell? La natura action e l’ambientazione fantascientifica sarebbero perfetti per una trasposizione interattiva degna di questo nome, teatro magari di struggenti dilemmi morali di natura transumanistica. Bello, vero? La realtà, purtroppo, è molto più deludente.