A Complete Unknown Recensione: Bob Dylan, l’antidivo

A Complete Unknown

A distanza di vent’anni dall’apprezzato biopic su Johhny Clash (Quando l’amore brucia l’anima del 2005), James Mangold torna sul tema musicale e porta al cinema A Complete Unknown – film Searchlight Picutres in uscita il 23 gennaio prossimo con distribuzione Disney (titolo originale Going Electric, a indicare il focus del film sulla svolta dal folk al rock elettrico del celebre bardo di Duluth). Si tratta di una biografia disimpegnata ma intensa su una delle leggende della scena musicale mondiale, ovvero l’eversivo e talentuoso Bob Dylan (nato Robert Zimmerman), qui affidato alle sapienti movenze della star del momento Timothée Chalamet, che veste con intensa naturalezza i panni di quel ragazzo schivo e ombroso tramutato poi in cigno nero ribelle e altezzoso che ha fatto la storia della musica.


A Complete Unknown
Il Bob Dylan di Timothée Chalamet.

A Complete Unknown: ecco Bob Dylan

Seguendo il sentiero ondivago di una pietra che rotola (Like a rolling stone, come recita uno dei brani più celebri di Dylan), noncurante di dove andrà a finire o cosa incontrerà lungo la sua via, James Mangold (regista di talento che nell’arco di trent’anni ha saputo spaziare tra i generi e sfornare lavori degni di nota come Ragazze interrotte del 1999, il thriller Identità del 2003 o Le Mans ’66 – La grande sfida – del 2019) ritrae Dylan in A Complete Unknown (letteralmente, “un perfetto sconosciuto”), ragazzo timido ancor prima che scontroso, brano dopo brano più consapevole del suo talento e del potenziale di libertà espresso dalla sua musica in qualche modo sempre vincente. Il risultato è un film sincero, semplice ma non necessariamente banale, trascinato da un cast assai ispirato, da quei tanti pezzi che sono diventati pietre miliari della storia della musica, e da un’aura sofisticata che trasforma l’arista in vero e proprio divo/antidivo, in un essere quasi etereo e inafferrabile, a un tempo fascinoso e respingente, attraversato da quel connubio di genio e sregolatezza che è sempre tratto distintivo delle star. Più che mai in questo caso.

 A Complete Unknown
Il film è molto introspettivo.

Times are changing

New York, anni ’60. Un Bob Dylan giovanissimo e arruffato (come lo descriveranno poi i giornali, look alla “Huckleberry Finn”) sbarca dal Minnesota a Manhattan, a bordo di un fatiscente furgoncino, alla ricerca del suo mito Woody Guthrie – per il quale ha scritto di suo pugno una canzone-, cantante folk in fin di vita, e lo trova in compagnia del suo fedele amico Pete Seeger (nell’interpretazione splendidamente malinconica, a tratti struggente di Edward Norton), anch’egli artista nonché tra i fondatori del Newport Folk Festival, il quale intuirà subito il grande talento del ragazzo, e lo prenderà sotto la sua ala per poi lanciarlo, con una prima apparizione al locale newyorkese Greenwhich Village, verso la strada del successo.

Ma dopo aver consacrato talento e fama con il popolare genere folk, Dylan darà una svolta alla sua carriera musicale virando verso il rock a chitarra elettrica. Una svolta che, sui primi passi, non verrà capita né apprezzata, e che anzi lo vedrà additato dai più (perfino dal suo mentore Peter) come traditore, ma che segnerà inesorabilmente la capacità di questo artista di essere icona ante litteram, traino di svolte epocali, motore e precursore diretto di quei “times are changing” che lui stesso canterà nel famoso concerto di rottura a Newport del 25 luglio 1965, al quale poi seguirà il leggendario album della svolta: Highway 61 Revisited.  Nel frattempo, sul lato personale, si andrà delineando anche la totale refrattarietà del cantante a legami stabili e reali, alternando con stravagante ignavia il rapporto potenzialmente strutturato con la sua prima compagna Sylvie Russo (l’ottima Elle Fanning) a quello molto più burrascoso con la talentuosa ma spigolosa celebrità del folk Joan Baez (ben interpretata da Monica Barbaro), in molte occasioni anche sua ‘difficile ma simbiotica’ compagna di palco.

A Complete Unknown
Il film non si sofferma solo sul percorso artistico di Dylan ma anche e soprattutto su quello umano.

Voglio essere tutto ciò che non vogliono che io sia…

Adattato del libro di Elijah WaldDylan Goes Electric!” e approvato in fase di sceneggiatura dallo stesso Dylan, A Complete Unknown si concentra a caratterizzare il talento intransigente e quasi svogliato di Bob Dylan, descritto nella sua totale determinazione a essere qualcosa di diverso e di contrasto, ogni volta nuovo, con la capacità di trasformarsi e reinventarsi anche di fronte alla strada già spianata di un successo leggendario. Si parla, d’altronde, dello stesso artista che nel 2016 mancò anche di ritirare il Premio Nobel per la Letteratura a lui assegnato perché gravato da “precedenti impegni”. Geniale, anticonformista, ribelle, e pronto a sfidare il mondo a bordo della sua roboante Triumph, il Bob Dylan di A complete Unknown veste perfettamente gli occhialoni scuri e il carattere eversivo e di protesta di un talento senza pari difficile da circoscrivere, afferrare, e anche comprendere fino in fondo.

James Mangold fa un ottimo lavoro di regia anche grazie alla sinuosità attoriale di Chalamet che si lascia cucire addosso il personaggio di Dylan senza batter ciglio, lavorando alla parte con la dedizione del vero professionista (per l’occasione, ha anche imparato a suonare chitarra e armonica). Un film caratterizzato dall’uso estensivo della musica, che è di fatto vera protagonista della storia, e che opera a inquadrare il carattere oppositivo di una figura divenuta leggendaria anche proprio per il suo modus pensandi, alla ricerca di tutto fuorché del consenso, riassunto nella lapidaria frase “Voglio essere tutto ciò che non vogliano che io sia”.


Apprezzato ed eclettico regista statunitense, James Mangold porta al cinema A Complete Unknown, ballata folk virata al rock che inquadra la celebrità di Bob Dylan nel contesto della sua continua voglia di sfida e cambiamento, libertà e protesta. Grazie a una colonna sonora che è protagonista trascinante del film, e a un ottimo cast in cui spiccano il talento camaleontico di Chalamet e l’intensità drammaturgica di Edward Norton nei panni di Peter Seeger, A Complete Unknown (in uscita il prossimo 23 gennaio distribuito da Disney) tratteggia il carattere coraggiosamente anonimo di una celebrità, mettendo in luce proprio il cortocircuito di questo paradosso. Un film che forse farà storcere il naso ai fan e conoscitori più sfegatati di Dylan, ma che si rivela d’altro canto capace di raggiungere il vasto pubblico per raccontare in maniera esaustiva e diretta uno dei tanti volti di una star controversa e sfaccettata della musica, senza doverla andare a ricostruire tramite strutture troppo sofisticate, dalla fruibilità meno immediata, come aveva ad esempio fatto Todd Haynes con il “multiforme” Io non sono qui.


 

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