La guerra procede cruenta ed implacabile, mentre un’ombra fremente frantuma i confini trai mondi sconvolgendo il campo di battaglia. The Conflict, terzo cour di BLEACH: Thousand Year Blood War (in originale BLEACH 千年血戦篇 – Bleach: Sennen Kessen-hen), è disponibile su Disney +. La piattaforma ha rilasciato la serie con cadenza settimanale, a partire dallo scorso 3 ottobre. Differentemente dalle precedenti stagioni, The Blood Warfare e The Separation (di cui trovate la nostra recensione qui), è composta da 14 episodi, di cui gli ultimi due rilasciati insieme come special. Altra novità riguarda la regia affidata a Hikaru Murata in sostituzione di Tomohisa Taguchi, al quale spetta il ruolo di capo supervisore. BLEACH: Thousand Year Blood War rappresenta il rinnovato adattamento dell’anime BLEACH, che porta sullo schermo l’ultimo arco narrativo del celebre manga di Tite Kubo. Questa saga, rimasta inedita nella pregressa trasposizione, è suddivisa in quattro cour realizzati dallo Studio Pierrot, la medesima casa di produzione della serie originale. The Conflict è attualmente disponibile in lingua originale sottotitolata, ma prossimamente, come è stato per il passato cour The Separation, verrà rilasciata la versione doppiata ad opera sempre della Dynit.
La battaglia tra gli Shinigami del Gotei 13 e i Quincy del Wandenreich raggiunge il suo apice. L’equilibrio tra i mondi è in pericolo, minacciato dai piani oscuri di Yhwach. Ichigo e i suoi compagni devono lottare con ogni risorsa per scongiurare l’imminente catastrofe.
BLEACH Thousand Year Blood War: una formula collaudata
Penultimo capitolo di BLEACH: Thousand Year Blood War, The Conflict, come da titolo, ci immerge nel pieno dell’intensa battaglia tra shinigami e quincy, sanguinoso preludio dell’epico scontro finale. Stilisticamente e strutturalmente concordante con le due precedenti stagioni, riconferma fermamente il pregio di questa serie “revival” nell’odierno panorama di settore. I meritati encomi vanno alla regia di Hikaru Murata, che segue l’estetica di Tomohisa Taguchi, caratterizzata da un meticoloso manierismo, scevro, tuttavia, di leziosità e banalità. La trama segue piuttosto fedelmente la storia del manga, sebbene la sceneggiatura, in certe sue parti, venga estesa aggiungendo sequenze e dettagli supplementari. Bonus apprezzabili, poiché implementano la caratterizzazione e lo sviluppo dei personaggi che in questo cour si fa significativa per alcuni dei comprimari. Altro punto a favore sono le canoniche revisioni per adattare il prodotto alla trasmissione televisiva, che seppur presenti, sono estremamente trascurabili ed irrisorie. La violenza, difatti, scorre a profusione, così come c’è libero spazio per il fanservice tipico della serie. Calibrati gli elementi narrativi, che risultano ben equilibrati tra azione e drammaticità, pur non mancando qualche sparuto momento d’ironia, sempre ben congegnato e mai fuori luogo. La saga prosegue impetuosa, dal ritmo incalzante, tuttavia presenta una progressione degli eventi a tratti frammentata e discontinua, nella quale alcuni dei passaggi trai vari combattimenti risultano bruschi e poco coesi. Questo aspetto, necessario data la contemporaneità dei suddetti scontri, è un’imperfezione dal vantaggio latente, in quanto enfatizza il caos ed il disorientamento degli stessi protagonisti. In questo terzo cour i difetti dell’intreccio ordito da Kubo permangono in parte quiescenti, sopiti nel fantasmagorico carosello di battaglie che catalizza l’attenzione dello spettatore.
L’alta qualità tecnica che caratterizza BLEACH: Thousand Year Blood War persegue pedissequa anche in The Conflict. Aspetto che trascende la mera estetica, ma diviene un fattore espressivo eloquente e determinante. Sia l’elevato livello di grafica ed animazioni, quanto la vibrante fotografia ed il comparto sonoro, esaltano superbamente ogni scena, conferendo profondità emotiva e dinamismo alla narrazione. L’apice è raggiunto dalle sequenze di combattimento, caratterizzate sovente da un pathos unico e vigoroso. Spettacolari i bankai degli shinigami, come il “provvedimento” del capitano Ukitake (concedetemi tale licenza al fine di evitare spoiler!), ai quali è relegato, giustificatamente, ampio spazio. Ogni elemento tecnico risulta minuzioso e rifinito, dai disegni al taglio delle inquadrature, donando all’opera un tocco epico e sublime. Interessanti anche le sigle di questa stagione, l’opening Kotoba ni Sezu Tomo (言葉にせず共) dei SIX LOUNGE e l’ending Monochrome eseguita da Suisoh. In questa travolgente sinfonia audiovisiva, ahimè, non manca una nota stonata. Ancora una volta, come già accaduto in The Separation, si tratta l’omake dell’episodio finale che in questa stagione ha per protagonista lo Sternritter Askin Nakk Le Vaar. Un lungo siparietto tedioso, nel quale l’umorismo beffardo del quincy risuona un po’ stridente e sprecato. L’apprezzabile intento di alleggerire la tensione attraverso un gioco di fattori antitetici, fornendoci peraltro ulteriori informazioni sul personaggio, fallisce tramutandosi in un’occasione mancata.
Una terza stagione ad alta tensione, che si dispiega in maniera un po’ disorganica tra le numerose e intense battaglie di questo arco narrativo. Nonostante il cambio di regia, The Conflict continua a seguire l’estetica già consolidata, fedelmente ancorata allo stilema ed alla configurazione dei precedenti cour, presentando minime differenze e difetti altrettanto trascurabili. L’alta qualità tecnica, impressionante ed espressiva, rappresenta il vero fiore all’occhiello della serie, capace di trasportare lo spettatore in una catarsi audiovisiva ipnotica. Epica e travolgente, infatti, la serie re- ediction BLEACH: Thousand Year Blood War, riesce a catturare l’essenza dell’opera di Tite Kubo in modo accurato ed emblematico, regalandoci il degno e doveroso epilogo di questo celeberrimo anime. Una delle opere mainstream più note, che a vent’anni dal debutto dal primo episodio continua ad appassionare ed a riscuotere consensi tra il pubblico. Non ci resta, quindi, che aspettare l’ultima attesissima stagione: The Calamity.
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