Dopo un lungo periodo di gestazione, il giovane team di sviluppo italiano, anzi milanese, PlaySys ha pubblicato il suo primo progetto ludico su vasta scala: Dreamers, il “sogno” di un team nostrano che prova a raccontare su schermo, e in formato avventura grafica 3D, quella che è l’importanza dell’interazione con gli altri. Una dimensione che scopriremo man mano che ci imbattiamo in questa storia placida, dal ritmo forse non troppo sostenuto, ma ricca di NPC da conoscere, richieste da completare e missioni da superare, sia primarie che secondarie, accompagnandoci in un mondo colorato e tutto da scoprire. Abbiamo percorso la nostra strada in versione Steam, e ci apprestiamo a raccontarvi nella nostra recensione tutte le sensazioni che abbiamo sperimentato nel corso della nostra prova!
Dreamers: il mondo dei sogni incontra quello reale
Come anticipato, abbiamo scaricato nella nostra libreria digitale un’avventura grafica tridimensionale, dallo stile grafico “low poly”, che ci narra al suo interno tre storie differenti e basate su personaggi dal carattere molto diverso fra loro. Ciascuno di questi personaggi si ritroverà coinvolto in un evento potenzialmente banale, ma che chiaramente non si rivelerà tale. Si tratta della caduta di un drone porta-lettere, che all’apparenza non sembra significare nulla, ma non vi anticipiamo troppo sul significato di questo fatto; da qui in poi, inizia una catena di eventi e viaggi che porterà questi tre protagonisti ad affrontare una sequela di eventi più o meno piacevoli, dove saranno le emozioni, anche contrastanti ed evidenti, a guidare il percorso e a diventare veri protagonisti della storia.
A livello narrativo, non c’è molto altro che possiamo anticiparvi, ma sarà proprio la semplicità del gameplay generale che caratterizza Dreamers a facilitare il maggior godimento del messaggio che ci vuole trasmettere il gioco. Interpretando uno dei tre protagonisti della storia, otteniamo l’incarico di completare una serie di richieste che permetteranno il proseguimento della narrazione. Tali missioni si strutturano principalmente attraverso il dialogo con i vari NPC e il recupero di oggetti sparsi per il mondo di gioco. Queste aree presentano un’ampiezza e vastità cospicua, permettendoci di esplorarle appieno e tenere traccia anche dei nostri progressi, un’attività fattibile in due modi diversi: attraverso la meccanica delle “riflessioni”, oppure con gli strumenti di accessibilità presenti nel menù di gioco.
Riflettere su se stessi e sul mondo intorno a noi
Le riflessioni, la prima delle due metodologie appena indicate, permettono al protagonista di dialogare con se stesso, per parlare del passato, del presente e del futuro. Un elemento interessante, ma che non ha sempre grande utilità effettiva dal punto di vista ludico, per quanto può tornare utile per approfondire il background dei personaggi e scoprire meglio il loro carattere. Le funzioni di accessibilità hanno invece lo scopo di aiutare i giocatori nella comprensione dei punti chiave da raggiungere, per poter proseguire con la richiesta che dobbiamo soddisfare. Abilitando questa impostazione nel menu, vedremo apparire nella mappa, di conseguenza, dei segnalini bianchi che indicano quali luoghi vanno raggiunti come meta per avanzare nel gioco.
A differenza di quanto si possa pensare però, non aspettatevi che questa funzione sia pensata per guidare, anzi. Dal punto di vista prettamente meccanico, Dreamers non è troppo diverso dal genere di appartenenza, anche se non possiamo dire che sia il gameplay a dare il meglio di sé, quanto la narrazione e il messaggio che desidera trasmettere. Uno dei temi principali che sono stati affrontati è quello delle delusioni, fin dalle prime ore di gioco, dove i protagonisti sono esplicitamente lasciati a se stessi, ma gli NPC ci sapranno aiutare, al contrario di molte altre persone che ci aiuteranno. Un po’ come accade nella vita reale. Questo aspetto si ripresenta nel corso di tutta l’esperienza di Dreamers, trattato in maniera interessante, ma forse non spiccatamente originale. Una volta compresa la rilevanza di questa tematica, saremo sempre più interessati ad approfondire questo aspetto, che però si riduce talvolta a essere un po’ troppo semplicistico e banale.
Il tempo fugge, ma non in Dreamers
Quest’ultimo aspetto è uno dei limiti e dei difetti del gioco, accanto ad altri temi di questo tipo tra cui la gestione del tempo. Facile sarà trovare questo videogioco piuttosto lento in termini di ritmo, dovendo spesso percorrere l’intera mappa per dialogare con gli NPC rilevanti e potrebbe richiedere diverso tempo, avendo intorno a noi ampi spazi. Sottolineiamo anche che, senza attivare le opzioni di accessibilità, si ha la sensazione di perdere la bussola letteralmente, oltre a qualche limitazione nei movimenti del personaggio che stiamo guidando, rallentato quando si avvicina a muri o burroni, oppure anche a un NPC, casistica non così remota.
Dal punto di vista tecnico, Dreamers ha sicuramente ancora dei margini di miglioramento, almeno nella versione PC che abbiamo testato. I salvataggi inoltre non sono così precisi come dovrebbero, dove a volte il caricamento della partita comporta il reset della missione in corso, e gli effetti di luce sono a volte sfocati. Non è mancato qualche bug, senza però inficiare sulla nostra esperienza. Accanto a tutto questo, ricordiamo che lo stile grafico del gioco in questione è realizzato in 3D, con un basso numero di poligoni ma molto colorati e stilizzati. E un limite tecnico che ci ha garbato poco è praticamente l’impossibilità di poter giocare a PC soltanto con tastiera, o anche mouse. Dreamers richiede un controller per giocare, non supporta l’uso delle due periferiche sopracitate. Un limite abbastanza importante per alcuni, ma comunque nel suo complesso il sistema ludico di Dreamers intrattiene il pubblico, con un risultato complessivo buono e che lo rende meritevole di attenzione.
Dreamers è un prodotto che si rende interessante, ma non senza pecche. Se il gameplay, per ritmo e per qualche pecca tecnica, non può essere di fatto il punto di forza di questo titolo, il team di sviluppo ha accentuato in maniera evidente il suo sforzo sulla narrazione e sui messaggi legati al mondo emozionale. Per quanto il gameplay sia appunto parecchio semplice e sia accompagnato da mini-giochi come è classico nel suo genere, senza particolare originalità, la storia è l’elemento cardine di questa esperienza, un aspetto che ha reso la storia di PlaySys interessante e apprezzabile sotto una nuova prospettiva, diversa quantomeno dal solito. Se saprete chiudere un occhio a fronte delle diverse incombenze tecniche, e per la maggior parte di esse si tratta di cose minime e non troppo inficianti, avrete per le mani un gioco dalla buona longevità, anche se non lungo (ma dilungato nel ritmo), e dai messaggi significativi.
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