Ravenswatch Recensione: le creature delle fiabe contro l’oscurità

Nacon; Ravenswatch

I personaggi delle fiabe sono ormai patrimonio culturale collettivo, ed è impossibile non riconoscerli anche a prima vista. Che si tratti di Cappuccetto Rosso sulla pericolosa via per la casa della nonna o del Pifferaio magico che non prese tanto bene il mancato pagamento da parte della città per averla salvata dai ratti, e tenuto conto che paese che vai versione che trovi, siamo in grado di immaginarceli sempre in modo tutto sommato ricorrente. Finché non sono arrivate le nuove versioni dark-fantasy, che hanno donato a tutti questi personaggi una nuova vita più “oscura”. Ravenswatch parte da una premessa simile: il mondo delle fiabe è stato invaso da una sorta di corruzione che lo ha completamente stravolto. Alcuni eroi ancora resistono, e vorrebbero riportarlo ai suoi fasti; tuttavia, anche loro hanno subito l’avanzata dell’oscurità, senza riuscire a opporre una significativa resistenza. Ecco allora che le varianti “dark” di Cappuccetto Rosso, della Regina delle Nevi, del Pifferaio magico (e di tanti altri ancora) dovranno unire le forze – quelle dei Ravenswatch – per salvare il mondo di Reverie dall’avanzata dell’Incubo. Ma ci riusciranno? Abbiamo recensito per voi il titolo, ora disponibile su console e PC.

Un diablo un po’ più “animato”

Ravenswatch: fiabe rogue-like

Quelle di Ravenswatch sono a tutti gli effetti delle fiabe roguelike, e presto comprenderete il motivo. L’aggettivo è uno di quelli complicati, cui fanno eco i vari cugini noti come souls-like, rogue-lite, e via dicendo, ma state tranquilli: si tratta fondamentalmente di un videogioco complicato, che esige un certo impegno, e che appaga e diverte in maniera proporzionale. Se cercate un titolo con cui “spegnere il cervello per qualche ora” siete certamente nel posto sbagliato però, perché in Ravenswatch si muore spesso; la curva di apprendimento è, più che curva, quasi perpendicolare; ogni volta che si finisce definitivamente KO si deve ricominciare da capo, ma forti di quanto appreso nella partita precedente. Ciò garantisce rigiocabilità potenzialmente infinita per un titolo che tutto sommato vanta “appena” tre mappe in tutto, una cinquantina di nemici e circa 500 abilità differenti suddivise poco meno di dieci personaggi.

In sé si tratta di un gioco d’azione con componente ruolistiche che, oltre alla natura rogue-like, è pensato per essere fruito in squadre di quattro giocatori online (o in locale); tuttavia il bilanciamento complessivo garantisce anche la fruizione completamente in solitaria, e dunque – se non vi fidate della strana gente che si può incontrare con il matchmaking online – avrete tutto l’occorrente per divertirvi anche da soli. Se ve lo state chiedendo, l’esperienza funziona benone sia in uno che in quattro, laddove naturalmente la difficoltà generale viene ripensa in occasione di quattro presenti (situazione in cui il numero di nemici aumenta, così come salute e intelligenza nemica vengono per forza di cose riviste). Va anche detto che proprio in squadra emerge sufficientemente bene la sinergia tra abilità dei diversi eroi presenti, perché ognuno di loro è specializzato in una tipologia di combattimento e nell’uso di determinate armi, la cui potenza emerge pienamente in collaborazione con quella di tutti gli altri presenti.

Un gioco molto ispirato!

Combattere l’oscurità

Scopo principale di Ravenswatch è combattere l’oscurità. Ogni mondo di gioco è suddiviso in tre giorni e tre notti, al termine dell’ultima delle quali si attiva il combattimento finale con il boss “gigante” dell’area di riferimento. Si parte dall’ambientazione a metà tra paludi marcescenti e selve inquietanti, per passare al contesto tratto da Le mille e una notte, infine al mondo dei cavalieri di Artù. Ora, i giocatori nel lasso di tempo disponibile fino allo scontro col boss hanno la possibilità di potenziare le proprie abilità, salendo di livello e sconfiggendo i nemici, così come quella di sbloccare ulteriori possibilità attive e passive soddisfacendo determinati requisiti. I mondi di gioco sono sufficientemente ampi, piene di insidie e tali da incentivare un tipo di esplorazione il più possibile ragionata: meglio non procedere a caso, ma orientandosi verso determinati punti di arrivo. In alcune zone troverete fontane curative, in altre possibilità di accedere a missioni secondarie o a mini-boss che ricompensano adeguatamente lo sforzo. In altre, semplicemente, c’è la morte, sottoforma di orde di nemici famelici.

Alcuni oggetti dello scenario, se distrutti, forniscono monete gialle utili per acquistare potenziamenti o consumabili nella zona di generazione centrale. Comunque, anche salendo di livello è possibile selezionare un nuovo talento tra una rosa disponibile, la quale incentiva diversi stili di gioco. I personaggi stessi “funzionano” in questo modo, e sono davvero tutti diversissimi l’uno dall’altro. Basti l’esempio garantito dal confronto tra Cappuccetto Rosso e il Pifferaio: la prima è pensata per il combattimento ravvicinato (schivate, affondi pesanti e attacchi leggeri) ma di notte la licantropia prende il sopravvento, e le permette di trasformarsi in un lupo mannaro (con buona pace della fiaba originaria) dotato di un set di mosse completamente diverso. Il pifferaio magico, invece, ripudia del tutto il combattimento corpo a corpo: piuttosto è in grado di attaccare a distanza con le note del flauto (che possono anche essere potenziate o scaricate a mo’ di mitragliatrice) o direttamente inviando contro i nemici i temibilissimi ratti, neoalleati dopo le vicende contrastanti dell’omonima fiaba originale. Sta a voi decidere come utilizzare sul campo i diversi eroi.

Ricco di azione!

Un mondo oscuro ma pieno di vita

Nonostante incubi e corruzioni, è impossibile negare che quello di Ravenswatch sia un mondo sì oscuro, ma anche pieno di vita. I vari mondi di gioco non sono affatto vuoti: in ogni dove troverete qualche personaggio ad attendervi, e non sempre per farvi del male. È possibile accedere, di tanto in tanto, a missioni secondarie di vario tipo, le quali possono portarvi a eliminare un certo numero di nemici oppure a raccogliere determinati oggetti speciali. Solitamente queste richieste, che ricompensano con nuovi oggetti utili o abilità, richiedono di essere completante entro un certo periodo di tempo, terminato il quale verrà mantenuta solo l’esperienza dell’eliminazione dei nemici, ma tutto il resto andrà perso. Identico discorso vale con le sfide contro orde di nemici (di solito tre): se non riuscirete a eliminarli tutti entro lo scadere del tempo, mid-boss compreso, non riuscirete a mettere le mani sugli ambiti premi.

Va detto anche che la generazione casuale dei livelli garantisce una via sempre nuova per arrivare agli stessi risultati. Il punto di partenza (l’area di spawn con il mercante principale) e di arrivo (il boss finale, cioè l’Incubo del livello) restano identici, sempre e comunque; ma varia tutto il resto, posta la scansione tematica dei vari mondi di gioco (per quale, ad esempio, il mondo della palude sarà sempre organizzata in tre o quattro aree identificabili, e via dicendo per le ambientazioni successive). Dentro le mappe, è impossibile prevedere quali nemici troverete e dove, così come la collocazione a priori delle missioni secondarie e di tutti gli oggetti più preziosi: ciò incentiva l’esplorazione attiva, sempre con la giusta “ansia” dei tre giorni di tempo a disposizione.

Ravenswatch
Artisticamente impeccabile!

Comparto grafico e sonoro

La direzione artistica di Ravenswatch è particolarmente ispirata: è riuscita a ricreare un mondo dark fantasy estremamente affascinante in cui l’alta definizione si combina allo stile fumettistico. L’impatto è quello di un prodotto con carisma da vendere, dotato di una propria, riconoscibilissima identità. Dal punto di vista grafico-tecnico in sé non c’è davvero nulla di cui lamentarsi: a parte la fluidità dei 60 fps su console – necessaria, per videogiochi dalle dinamiche “alla Diablo 3 e 4” – il colpo d’occhio generale è sempre soddisfatto, e non abbiamo notato sbavature di sorta in qualsivoglia ambiente (così come non ci sembra siano presenti rallentamenti, anche nelle situazioni più concitate). Tenete conto, comunque, che la portata degli ambienti e gli elementi di gioco in essi presenti è comunque in certo modo “contenuta”, ma non vuol dire che ciò equivalga all’essere “spogli”.

Ancora una volta, per capirsi perfettamente, bisognerebbe confrontare il prodotto con generi simili, cosa che per ovvi motivi qui è impossibile fare. Ispirata è anche la colonna sonora, anche se un po’ ripetitiva; azzeccate, infine, le frasi pronunciate dai vari personaggi, che variano in base agli attacchi, alla situazione e ai nemici. Naturalmente scordatevi il doppiaggio in lingua italiana: Ravenswatch è localizzato nei testi nella nostra lingua, ma tutti i dialoghi restano rigorosamente in inglese, e i costi per il doppiaggio sarebbero stati troppo alti per agire diversamente!


Ravenswatch è un videogioco d’avventura rogue-lite semplice da capire e complesso (ma appagante) da padroneggiare. Contenutisticamente è ben equilibrato, dal momento che i mondi presenti sono appena tre, ma a controbilanciarli concorrono nove personaggi differenti tra loro nelle meccaniche di gioco e un quantitativo immenso di abilità e talenti secondari. L’intero prodotto è pensato per essere fruito in multigiocatore online, e si vede; tuttavia risulta godibilissimo (e difficile) anche in singolo. Le prime ore le impiegherete semplicemente cercando di capire quale eroe delle fiabe fa maggiormente al caso vostro, poi inizierà la sfida vera e propria per liberare Reverie dall’Incubo e dall’oscurità. Buona fortuna, perché ne avrete bisogno.


 

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