Dynasty Warriors: Origins Anteprima V mensile

Non ho problemi ad ammettere che sono sempre stato un fan sfegatato di Dynasty Warriors: è grazie alle sue primissime declinazioni che ho sviluppato una passione per la storia romanzata dei Tre Regni, e vederli rappresentati in un videogioco che fa dell’azione spettacolare la sua prerogativa è sempre stato un sogno. Ho divorato ogni capitolo della serie, dai primi, più semplici, fino agli ultimi, più ambiziosi, ma Dynasty Warriors 9 mi ha lasciato perplesso e temevo avesse smorzato per sempre il mio interesse verso gli adattamenti ludici del racconto di Luo Guanzhong. Ho messo pertanto le mani sulla demo di Dynasty Warriors: Origins con un misto di eccitazione e timore. Da un lato, non vedevo l’ora di tornare a massacrare orde di nemici con i miei generali preferiti. Dall’altro, avevo paura che il gioco potesse ripetere gli errori del predecessore. Ricordo ancora la gioia di vedere Zhang He sfrecciare sul campo di battaglia con i suoi artigli, o di assistere alla potenza delle bordate di Guan Yu con la sua gigantesca alabarda. E chi può dimenticare l’impressionante presenza scenica di Xiahou Dun, Zhou Tai o Zhang Liao? Dynasty Warriors era più di un semplice picchiaduro, era un’esperienza che ti permetteva di incarnare questi personaggi leggendari e di vivere le loro gesta. Ma il nono capitolo aveva sacrificato buona parte di questa magia, con un sistema di combattimento fin troppo generico, personaggi meno distintivi e battaglie più caotiche che strategiche. La speranza è dunque che Origins riesca a riportare la serie alle sue origini, per l’appunto, integrandola con una maturità più profonda e soddisfacente.

Dynasty Warriors: Origins
Un comparto grafico sorprendente

Quando il mondo è diviso, deve essere unito

Abbandonata l’ambientazione più ampia e frammentata di Dynasty Warriors 9, il gioco si concentra su un periodo storico cruciale: la formazione dei Tre Regni. La decisione di porre fine alla campagna alla Battaglia di Chibi, nota anche come la Battaglia delle Scogliere Rosse, è audace ma interessante. In breve, lo scontro combattuto sul fiume Yangtze, verso la fine della dinastia Han, segnò un punto di svolta cruciale nella storia della Cina e vide contrapporsi le forze di diversi condottieri che si contendevano il controllo del paese in un periodo di grande instabilità. A sud dello Yangtze, un’alleanza formata dai comandanti Sun Quan, Liu Bei e Liu Qi riuscì a sconfiggere le armate numericamente superiori di Cao Cao, un potente generale del nord. Tale vittoria strategica impedì a quest’ultimo di espandere il suo dominio a sud del Fiume Azzurro e di riunificare sotto un unico scettro i territori un tempo appartenuti alla dinastia Han orientale. La battaglia rappresentò una sconfitta umiliante per Cao Cao e consolidò il potere degli stati del sud, gettando le basi per la divisione della Cina in tre regni che caratterizza i secoli successivi. Vivere gli eventi che hanno portato a questa conclusione consente di immergersi a fondo in un momento cruciale della storia cinese, seguendo le gesta dei primi eroi destinati a plasmare il destino della nazione. Un focus così ristretto potrebbe garantire un comparto narrativo più coeso e accattivante, permettendo agli sviluppatori di approfondire i personaggi e le loro motivazioni. La mappa del mondo rinnovata è un altro elemento che mi incuriosisce molto: esplorare le diverse regioni della Cina, ognuna con le sue caratteristiche uniche, sarà sicuramente un’esperienza appagante, mentre la possibilità di personalizzare le armi apre la porta a un gameplay più strategico e profondo. Ma ciò che mi entusiasma di più è il potenziale narrativo di Origins. La storia dei Tre Regni è un terreno fertile per saghe magniloquenti, piene di intrighi, tradimenti e battaglie leggendarie, perciò mi auguro con tutto il cuore che Omega Force riesca a catturare lo spirito avventuroso e la leggendaria magnificenza di questo periodo storico, offrendoci un resoconto che vada oltre la semplice, seppur appagante, macelleria di nemici.

Dynasty Warriors: Origins
Il gioco non ha perso la sua anima musou

E quando è unito, deve essere diviso

Dopo aver trascorso un fine settimana con Origins, posso serenamente affermare che ci siamo lasciati alle spalle l’esperimento open world un po’ scialbo di Dynasty Warriors 9. In Origins, la mappa è un vero e proprio invito all’esplorazione, un agglomerato di regioni vivido e pulsante che riesce a trascinarti nelle epiche battaglie dei Tre Regni. Non è un mondo aperto tanto sconfinato quanto vuoto, ma una mappa più strutturata, interattiva e gratificante. Pensate a un’enorme tela su cui sono dipinte le prime battaglie che hanno forgiato la Cina, perché è proprio ciò che vi troverete davanti mentre vagate per questi nuovi territori, scoprite tesori nascosti, affrontate orde di nemici e interagite con personaggi carismatici. E poi c’è il Pirosseno, una nuova valuta che consente di potenziare le vostre armi e sbloccare ulteriori abilità, rendendo ogni battaglia un evento sempre più entusiasmante. Non pensate però che sia tutto facile, poiché il microcosmo di Origins ha i suoi ritmi e le sue regole. Alcune aree saranno inaccessibili finché non avrete fatto abbastanza progressi nella storia e, man mano che conquisterete nuove terre, dovrete stabilizzare la situazione e acquietare il popolo. È un meccanismo interessante che incentiva a esplorare ogni angolo della mappa e lasciarsi coinvolgere sempre più a fondo dall’avventura. Il sistema di progressione è un altro elemento che aggiunge spessore al gameplay: in estrema sintesi, maggiore è il numero di battaglie affrontate, maggiore il quantitativo di esperienza guadagnata che migliora di conseguenza la forza e l’efficacia delle nostre statistiche. Sia il protagonista che l’equipaggiamento che trasporta e brandisce possono essere potenziati, sbloccando combo devastanti e abilità speciali che permetteranno di affrontare le sfide più impegnative, in un ciclo ludico appagante che spinge a combattere il più possibile.

Dynasty Warriors: Origins
A cavallo è meglio!

Il cielo sta per crollare, e la terra che lo sostiene si sgretola

La trama presentata in Dynasty Warriors: Origins è un intrigante mix di fatti storici e fantasia. Al solito, non aspettatevi una ricostruzione fedele degli eventi, ma piuttosto una rivisitazione epica e personale delle vicende iniziate con la drammatica rivolta dei Turbanti Gialli. Le nostre scelte influenzeranno il corso degli eventi, permettendoci di schierarci con diverse fazioni e di plasmare il nostro destino. Ma chi siamo chiamati a interpretare in tutto questo? Un eroe senza nome, un guerriero leggendario destinato a cambiare il corso degli eventi, o forse qualcosa di più? Le nostre abilità soprannaturali e la capacità di comunicare con spiriti suggeriscono una natura divina. L’abilità degli “Occhi dell’Uccello Sacro”, ad esempio, ci permette di vedere oltre l’apparenza, svelando segreti nascosti e informazioni cruciali per la vittoria. Il campo di battaglia è un vero e proprio caos ordinato. Migliaia di soldati incrociano le armi ovunque si posi il nostro sguardo, creando uno spettacolo visivo mozzafiato. Ma non illudetevi, dato che persino i fantaccini più inesperti possono rappresentare una seria minaccia quando avanzano a centinaia: se sottovalutiamo il nemico, potremmo trovarci presto in difficoltà e, visto che le occasioni di ripristinare la salute sono molto poche nel corso dei livelli, sarà necessario prestare attenzione ai danni subiti onde evitare improvvise quanto sconvenienti dipartite. Per fortuna, il nostro arsenale di mosse speciali e la possibilità di parare e schivare gli attacchi ci permettono di affrontare qualsiasi sfida. Prima che la durata di questa versione preliminare si esaurisse, ho avuto l’ardire di affrontare Lu Bu alle porte della città fortificata di Sishui, una battaglia leggendaria che pochi sono riusciti a vincere. Grazie alle nuove meccaniche di combattimento, come le manovre speciali che si caricano accumulando energia dai colpi inferti, sono riuscito a sopraffare anche questo temibile guerriero, un’impresa esaltante che mi ha provocato una genuina ondata di serotonina.

Dynasty Warriors: Origins
Si, anche stavolta su schermo ci saranno un sacco di personaggi

Il mio nome riecheggia nella storia

Dynasty Warriors: Origins sembra dunque riuscire nell’intento di apportare una ventata d’aria fresca per la serie, confezionando un sistema di combattimento rielaborato in maniera più strategica e spettacolare. L’innovativo approccio strategico consente di guidare un nutrito esercito personale, un seguito di soldati fedeli che eseguono i nostri ordini. Con un semplice comando, siamo in grado di scatenare una pioggia di frecce o lanciare una carica travolgente, cambiando le sorti della battaglia in pochi istanti. Ma le novità non finiscono qui, perché la portata delle battaglie raggiunge livelli mai percepiti in precedenza. Le strategie adottabili sono un autentico spettacolo audiovisivo: migliaia di soldati si scontrano in furiosi combattimenti, creando un caos ordinato che ci fa sentire al centro di un vero e proprio campo di battaglia. La carica alla Porta Hu Lao, che ho avuto la fortuna di provare, si è dimostrata una congiuntura davvero memorabile con la telecamera tremava, la musica che pulsava nelle vene e io che mi sentivo parte integrante di quell’armata trascinante e indomita. Un altro elemento che mi ha colpito è la possibilità di controllare un secondo eroe durante le battaglie, un po’ come avere un compagno d’armi sempre al nostro fianco, pronto ad accorrere in soccorso qualora le circostanze lo richiedano. Certo, il numero di eroi giocabili è estremamente limitato e potrebbe far storcere molti nasi: stiamo parlando al momento di nove eroi controllabili, la rosa più esigua mai vista nel franchise, ma la scelta di concentrarsi sulla storia del protagonista principale potrebbe rivelarsi azzeccata. Malgrado qualche titubanza iniziale, a conti fatti Origins è un gioco che ha saputo sorprendermi in positivo, pur essendo un tradizionalista affezionato alla struttura classica della serie. Le nuove meccaniche di gioco, unite a una grafica spettacolare e a un intreccio narrativo coinvolgente, hanno il potenziale per creare una produzione rinnovata dal sapore unico e indimenticabile. Solo il tempo potrà dire se questo approccio modernizzato sarà la giusta direzione da intraprendere, ma ora come ora mi sento di poter concedere a Koei e Omega Force un meritatissimo beneficio del dubbio.

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V008 Mensile
Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.