Alan Wake 2 mi ha strappato via l’anima. In senso buono, ovviamente. Chi mi conosce, ormai, sa bene quanto io sappia essere una persona tanto seria quanto – allo stesso tempo – incline a lasciarmi trasportare dalle emozioni, senza freni e timore nei confronti del pensiero altrui. L’arrivo di Alan Wake 2 ha rimarcato ancora una volta, semmai ci fossero ancora dubbi in merito, quanto io sia rimasto – al netto degli anni sulle spalle – in grado di innamorarmi a prima vista e lasciarmi trasportare dalle emozioni, senza alcun tipo di filtro, con la stessa innocenza del fanciullino, che scopre una nuova dimensione del divertimento per la prima volta. E, parlando di emozioni, Sam Lake e Remedy, in particolare proprio con il marchio Alan Wake, non hanno rivali. Alan Wake 2 è stato un turbine di emozioni, positive e negative, e ha saputo riscrivere, ancora una volta, le leggi della narrazione.
Il team di sviluppo ha riscritto un po’ la storia, ha gettato le basi per un futuro meraviglioso e controverso, e ha saputo regalare emozioni a dir poco uniche a tutti coloro si sono lasciati trasportare dall’oscurità di Cauldron Lake. Proprio per questo motivo, l’annuncio e il revaeal di The Lake House ha stravolto, una volta per tutte, la mia routine videoludiche. Mi sono ‘bloccato’, ho aspettato con ansia, un po’ come un bambino la sera della vigilia di Natale, di poter tornare in quel marasma di oscurità e follia, di lasciarmi nuovamente imbrigliare nelle nordiche melodie degli Olds God of Asgard e staccare la mente da tutto quello che mi circonda, almeno per qualche ora. Ed è proprio questo il grande limite di The Lake House: è veramente troppo breve e finisce un po’ sul più bello. L’ultimo DLC (magari no, eh) di Alan Wake 2 unisce però i punti del Remedyverse definitivamente, si collega al futuro della serie e apre le porte, in qualche modo, a Control 2, ma lo fa in maniera troppo sbrigativa. Ma, forse, sono soltanto io che continuo a rimanere bloccato – con piacere – nel Dark Place?
Alan Wake 2 The Lake House: non aprite queste porte
Così come nel precedente DLC, The Lake House mette il giocatore nei panni di un nuovo protagonista, diverso dalla coppia Wake-Anderson del gioco base. Stavolta, per intraprendere il nuovo viaggio nell’oscurità, il giocatore vestirà i panni di uno dei volti nuovi e dal potenziale enorme gettati nella mischia in questo sequel: l’agente della FBC, Kiran Estevez. La missione è in realtà molto semplice, almeno nelle intenzione: entrare, esplorare, capire, uscire. Il problema, per la nuova ‘guerriera’, interpretate magistralmente dall’attrice Janina Gavankar, è che la Lake House è, in piena tradizione per Remedy, un luogo più inospitale, misterioso e, soprattutto, spaventoso di quanto potesse immaginare.
Documenti, manifestazioni e tutta la ‘lore’, disseminata sapientemente per tutta la nuova location, mettono l’accento su quello che è un luogo pregno di energia oscura, e al contempo ricco di informazioni e riferimenti a quello che è l’immaginario finora imbastito da Remedy e che va ben oltre il semplice binomio rappresentato da Control e Alan Wake. La Lake House è un vero e proprio luogo fuori dal tempo o, per meglio dire, fuori da ogni dimensione. I coniugi Jules e Diana Marmont avevano l’incarico, almeno sulla carta, di tenere a bada i misteri della “Soglia” di Cauldron Lake, conoscerla meglio e, soprattutto, tenerla vincolata a quel luogo. Inutile dirvi che la deriva presa è delle più infami e oscure, e l’ossessione per i misteriosi oggetti di studio ha finito col contaminare la sanità mentale dei due scienziati che si sono, chiaramente, smarriti in quello che è l’insaziabile sete di conoscenza e mistero che cresce dentro l’animo umano. L’oscurità della Lake House è più criptica che mai.
Per la nuova storia, che di fatto è un vero e proprio collante narrativo tra Alan Wake 2 e il futuro Control 2, ma anche in generale tutto il gigantesco universo narrativo che Sam Lake e il suo studio stanno creando, è stata scelta una narrazione più criptica, più “nascosta”, così come accadeva con Control, da cui il DLC eredita veramente tante cose, e il risultato finale è ancora una volta decisamente vincente, anche se devo ammettere che alcuni passaggi risultano un po’ più ostici da comprendere, specialmente senza un quadro pregresso del materiale di riferimento insufficiente. L’insieme narrativo, comunque, funziona e affascina al punto giusto, ma devo ammettere che è veramente troppo ‘veloce’ e fugace. Remedy, purtroppo, ha scelto di stringere troppo i tempi e portare su schermo un contenuto che fatica a raggiungere le tre ore di gioco e, considerando l’importanza e la delicatezza dei contenuti, forse qualche ora di gioco non avrebbe guastato. Anzi!
Una spietata esplosione di colori
L’oscurità della Lake House è raccontata attraverso una scelta audiovisiva ben determinata e, chiaramente, vincente. La nuova location è un luogo in cui la dimensione creativa di Remedy trova – con successo – nuove vette e nuovi orizzonti e si rifà con forza a un immaginario più distopico e meno “oscuro” ma non per forza meno spaventoso. Anzi. Presenze spaventose, mostri di forme, origini e dimensioni di diversa ispirazione affondano il morso su una giugulare pronta a strapparsi via con pochi gesti, in cui a dominare, però, non è il rosso del sangue, bensì i colori accesi, figli della mente di Rudolf Lane, una presenta già nota agli appassionati del primo Alan Wake, che troneggiano nella misteriosa struttura. The Lake House è, semmai aveste qualche dubbio in merito, un altro capolavoro stilistico, un altro tassello di un percorso autoriale dalla ricchezza creativa straripante e fuori controllo. Remedy ha plasmato un microcosmo tanto bello da vedere quanto angosciante e asfissiante da vivere, in cui la protagonista indiscussa è l’arte, che fa da argomento e tematica predominante per tutta la durata (esigua) di questo secondo DLC.
Nella The Lake House si nascondono nuovi orrori, orrori provenienti dalla mente di personaggi illustri dell’universo di Alan Wake e di Control (non vi anticipo niente, tranquilli) ma a fare da collante ci pensano ancora il sound design e in generale la regia, che danno una spinta fortissima in tal direzione. La nuova location è un posto in cui ci si sente continuamene osservati, ci si perde dentro un vortice di sussurri, bagliori misteriosi e riflessi di luce inaspettati, che confezionano un vero e proprio, è il caso di dire, quadro dai pigmenti violenti, ma allo stesso tempo con un cuore oscuro. È un peccato che la durata del DLC sia così esigua, anche perché l’impianto narrativo, i collegamenti con Control e con quello che sarà Control 2, e gli omaggi al primo Alan Wake, messi insieme, funzionano davvero bene. Con un po’ di voglia in più si poteva (e doveva) dare un finale molto più romantico a tutti gli appassionati, anche perché conosciamo i tempi di Remedy e ho paura che prima di vedere un nuovo capitolo di uno dei due giochi sopracitati potrebbe passare un po’ di tempo, giusto per usare un eufemismo.
Meno spari, più terrore!
A livello ludico, per quanto la scarsa durata del DLC abbia inciso fortemente in tal direzione, di grosse novità non ce ne sono. L’impianto ludico rimane fondamentalmente lo stesso del gioco ‘base’, a eccezione del fatto che la vena survival del gioco mi è sembrata un po’ più marcata, specialmente nella prima metà della breve avventura. La Lake House è un posto in cui la presenza di Estevez è molto “isolata”; si trovano pochi consumabili e allo stesso tempo ci si accorge subito della presenza di numerose “ombre” pronte a spazzare via la presenza dell’intrusa. Come un po’ accadeva anche nel gioco base, ma qui anche di più, i numerosi nemici non lasciano scampo alla protagonista, la seguono un po’ ovunque e rendono l’esplorazione ancor più complessa e affascinante, nonché spaventosa, anche perché tra i corridoi ‘mutevoli’ della struttura si aggira una nuova, spaventosa, creatura che, a quanto pare, risulta immune alle armi convenzionali.
È tutto molto bello, ma ancora una volta è anche tutto soltanto troppo accennato. In questo frangente anche l’unica nuova arma del DLC diventa uno strumento che non viene sfruttato a dovere e, per certi versi, spezza un po’ anche quella sensazione di impotenza che si respira maggiormente nella prima metà del contenuto. Non mi aspettavo una rivoluzione, in tal senso, ovviamente, ma forse si poteva fare qualcosina in più, anche perché, e lo ripeto, le idee alla base di questo DLC, anche sul piano ludico, sono molto valide ed è un peccato che abbiano trovato una dimensione così piccola e circoscritta.
Alan Wake 2 The Lake House è un DLC con tante, forse troppe, idee, ma che vengono soltanto accennate e non approfondite a dovere. Per rimanere in tema, è un po’ una bozza, una tavola incompleta ma, allo stesso tempo, è un passaggio fondamentale per entrare ufficialmente nell’oscuro Remedyverse e diventare, una volta per tutte, pedine consapevoli nelle mani sapienti di Sam Lake e della sua visione del mondo videoludico. Resta l’amaro in bocca per una longevità veramente troppo esigua, anche perché i contenuti trattati avevano un potenziale enorme, e in generale avrei gradito poter esplorare maggiormente una location pregna di lore e di ‘storia’, ma nel complesso è stato comunque un viaggio importante, con la speranza di non dover attendere un altro decennio per saperne di più.