C’è stato un tempo in cui le giornate si passavano ascoltando la radio. Oggi, probabilmente, per un autore, la radio è l’ultimissima spiaggia prima del pensionamento, eppure, molte delle persone che ci lavorano si impegnano come se la gente ascoltasse la radio per 24 ore al giorno, quando invece, ad andar bene, a seguire l’ennesimo programma delle 22 che ripropone per la quattordicesima volta in un mese “Paranoid” ci saranno giusto i parenti dello speaker, ma solo per assicurarsi che sia al lavoro, vivo. Allo stesso modo, molti lavoratori del comparto, giovanissimi o, come il sottoscritto, sulla via della cinquantina, pensano che il loro lavoro di divulgazione di contenuti legati al mondo del gaming possa anche vagamente interessare qualcuno. Però, mi direte voi, c’è gente che sul tubo (no, non siete così boomer da non capire cos’è, è YouTube) fa numeri interessanti, e così su TikTok, e su qualsiasi stramaledetto social, compreso “Solo ventilatori” (eh sì, c’è un signore che parla di videogiochi e poi lì vende altro). Vero, ma stiamo parlando di cabarettisti che non sono stati presi a Zelig, o modelli e modelle buoni solo per la reclame di Shein; quella gente che, per capirci, cerca di vendervi la VPN, che è notoriamente utile come un cacciavite quando devi piantare un chiodo.
E così assistiamo a veri e propri sciami di contenuti tutti uguali, anche a causa della tossicità (parola che odio, ma qui funziona alla grande) di tutta la community del mondo dei videogiochi, una vera e propria fonte inesauribile di dissing, neanche fossimo nel Bronx degli anni ’70. In questo modo, capire dove stanno i torti, le ragioni, ma anche le semplici notizie spurie, partendo da inutili e idioti commenti diventa ogni giorno un’impresa più ardua. Sarà per questo che la gente sceglie sempre più spesso di non schierarsi? Potrebbe darsi. Sicuramente, in giro c’è una gran voglia di smettere di dare da mangiare a questo mondo autoreferenziale e altamente speculativo. Non che il resto della rete sia messo meglio: quello che avevamo salutato alla fine degli anni ’90 come il mezzo che avrebbe portato alle masse tutti i contenuti inaccessibili mostra ogni giorno che passa un lato oscuro che è molto più ampio dei benefici che le varie attività antropiche ne possano avere. Se volete toccare la cosa con mano, vi basterà chiedere come sgorgare un lavandino in uno dei qualsiasi gruppi di hobbistica (Facebook, ma anche i forum).
In prima battuta vi risponderanno quelli che vi consiglieranno il bicarbonato, poi arriverà quello che chiede se avete provato la ventosa, seguito a ruota da quello che vi dice che esistono gli idraulici e che li dovreste chiamare. Quest’ultimo sarà subito contrassegnato da una lacrimuccia e dalla successiva risposta dove si afferma che “gli idraulici sono tutti ladri”. Giusto il tempo di preparare i popcorn e i commenti saranno arrivati a circa un centinaio, tra chi spiega che è colpa del governo, quattro messaggi spam di una sedicente vedova russa con quattro figli ma ancora giovanile, e il nostalgico che “ai tempi miei era plastica buona”. Finito l’esperimento, potrete constatare che non solo una soluzione plausibile non vi è stata proposta, ma che avete anche preso una caterva di insulti senza nessun motivo, oltre, naturalmente, ad aver perso tempo. A chi giova? Siamo forse diventati noi l’intrattenimento? Questo ribaltamento dell’utilizzo del web è soltanto l’ennesima prova che la libertà assoluta (per modo di dire, perché la tagliola della censura è sempre pronta a scattare) conduce dritta dritta alla fogna della civiltà? Mettetevi l’anima in pace, cari “creator”: non servite a nulla, soprattutto non servite al mondo dei videogiochi. Quanto potrà passare prima che il vostro faccione implichi uno skip continuo? Qualche mese? E poi finalmente addio, chiudiamo su questa stagione di vento e di sabbia… della lettiera del gatto.
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