Attesissimo da schiere di fan alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma per ricevere il premio alla carriera, Johnny Depp presenta la sua opera seconda da regista (la priva è The Brave – Il coraggioso, e risale al 1997) dal titolo Modi – Tre Giorni sulle Ali della Follia (distribuito nelle sale da Be Water Films), viaggio e parabola tra biografia e surrealismo di una tre giorni di eventi e follie parigine nei meandri della complessa vita dell’artista livornese Amedeo Modigliani. Il film è un adattamento per il cinema, a cura di Jerzy e Mary Kromolowski, della pièce teatrale “Modigliani” di Dennis McIntyre.
Paura e delirio a Parigi
Parigi, 1916. Testa calda e artista incompreso, Amedeo Modigliani (Riccardo Scamarcio) è in fuga dopo aver insultato un militare di alto grado e aver mandato in frantumi la preziosa vetrina del Caffè le Dome di Parigi. Il suo carattere turbolento e il suo stato precario di artista lo costringono infatti a ripetuti scontri e continue fughe, all’interno di una cornice cittadina di dilagante distruzione (siamo infatti nel pieno della Grande Guerra e… “Parigi sta morendo”). Ma l’amico e mercante d’arte Leopold Zborowski (Stephen Graham) accende in lui una speranza: l’influente collezionista Maurice Cagnant (un inedito e superbo Al Pacino) si sarebbe detto interessato alle sue opere. Fuga e attesa si prenderanno dunque a braccetto e, ad affiancarlo con affetto e tenacia in questi tre giorni di fuggifuggi e resilienza, giornate folli ma in qualche modo determinanti nella vita dell’artista, ci saranno i due sodali amici e colleghi Maurice Utrillo e Chaim Soutine – anche loro scarafaggi invisi nella Ville Lumière, proiezioni disadattate di un mondo che fa fatica a capire davvero l’arte – la locandiera benefattrice Rosalie (Luisa Ranieri), e l’amata Beatrice (Antonia Desplat), musa dantesca e amante sincera da un lato, scrittrice ambiziosa e in cerca di affermazione a ogni costo dall’altro. E, dunque, in attesa di poter vedere riconosciuto il valore delle proprie opere, spesso additate come tristi, avvilenti e prive di vita, Modigliani vagherà per una Parigi plumbea e deforme, circondata da suggestioni di morte quasi psichedeliche (che sembrano a tratti ricordare il mood lisergico di Paura e Delirio a Las Vegas), in attesa del suo incontro decisivo con Maurice Cagnant, commerciante d’arte, al tempo in grado di decretare vita o morte dell’artista.
Johnny, l’artista a tutto tondo
Con Modi – Tre Giorni sulle Ali della Follia, Johnny Depp realizza un film piacione, sornione, studiato a tavolino per compiacere il grande pubblico (complice anche una colonna sonora molto calzante a cura di Sacha Puttnam e Steve McLaughlin), ma lo fa mettendo al centro dell’opera anche tanto cuore e una devozione autentica per il ruolo dell’arte e dell’artista, spesso costretto a vite sgangherate, e a esistere alla continua mercé dell’altrui giudizio (che sia di critico, mecenate o pubblico, poco cambia). Depp, artista eclettico e a tutto tondo, sembra riflettersi e rispecchiarsi come alter ego di Modigliani, esteriorizzando attraverso il suo protagonista la turbolenza di un vivere di altalene percettive e opinabili consensi (concessi o negati). Il celebre capitano Jack Sparrow, qui in veste di regista, realizza un’opera classica, ma a suo modo anche innervata da elementi originali, come il surrealismo che diventa strumento per narrare il vincolo costante nei confronti della malattia, della guerra, e del diffuso stato di disperazione, o i continui rimandi e citazioni al cinema muto uniti all’uso di un’ironia spiccatamente vintage.
Riccardo Scamarcio, dal canto suo, si muove piuttosto bene nei panni consunti dello scapigliato Modigliani regalando al suo personaggio un profilo sornione e picaresco che restituisce très bien la bivalenza di un artista perennemente schiacciato tra la voglia di libertà, e la necessità di emergere e raggiungere l’approvazione (un tema molto ben esplorato nel dialogo finale con Cagnant che si anima nel preciso rifiuto dell’artista di aderire alle brutali logiche del “mercato”).
Giunto alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma per ricevere il premio alla carriera, Johnny Depp ha presentato la sua opera seconda Modì – Tre giorni sulle ali della follia, biopic sull’artista Amedeo Modigliani e libero adattamento di una pièce teatrale a firma di Dennis McIntyre. Un’opera sostanzialmente pop e non priva di difetti (in primis la promiscuità linguistica determinata dall’uso dell’inglese come lingua originale), ma per certi versi anche sorprendente e intuitiva (diverse le trovate e intuizioni registiche che danno alla narrazione una marcia in più). Generalmente più apprezzabile dal grande pubblico che dalla critica, Modì è opera che indaga e indugia sul senso dell’arte e sul suo essere fondamentalmente fugace e straniante, come spesso e d’altronde lo sono gli artisti che le danno vita.
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