Starfield Shattered Space Recensione: schegge di un cosmo in frantumi

Starfield Shattered Space

Sin dal suo lancio, malgrado la portata galattica delle sue ambizioni, Starfield ha mostrato un potenziale enorme che tuttavia non ha saputo valorizzare e concretizzare appieno. Shattered Space rappresenta dunque una prima occasione per correggere il tiro e offrire ai giocatori un’esperienza più completa. Sono curioso di scoprire come Bethesda abbia affrontato le critiche ricevute e se sia stata in grado di introdurre novità significative nel suo microcosmo futuristico che, purtroppo per quanti vi si sono immersi a partire dai suoi primi vagiti, non è mai riuscito ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima. I possessori della Premium Edition hanno già potuto metterci le mani, dato che Shattered Space non è inclusa su Game Pass, ma per tutti gli altri varrà davvero la pena investire altri 30 euro per esplorare i segreti del pianeta natale della misteriosa Casata Va’ruun? È la domanda che sentivo rimbalzare in testa dopo essere salito nuovamente a bordo della mia astronave, mentre nel cuore portavo la speranza che questa espansione si sarebbe rivelata il primo dei tasselli mancanti all’epopea spaziale originaria, necessari per rendere Starfield il genuino capolavoro che avrebbe potuto, e dovuto, essere.


Starfield Shattered Space
Gli scorci suggestivi sono all’ordine del giorno nel sistema Kavnyk

Starfield Shattered Space: pensi di liberarti di me così facilmente?

L’apertura del DLC ha subito catturato la mia attenzione. Approdato su una remota stazione spaziale, ho ignorato il profetico messaggio di avvertimento che sottolineava i rischi derivanti dal procedere oltre e mi sono trovato a contemplare un’immagine inquietante: corpi fluttuanti, una sostanza blu luminescente che si diffondeva dalle pareti e sussurri inquietanti provenienti da ogni direzione. Nonostante le difficoltà di muoversi in assenza di gravità, l’atmosfera strana e angosciante è riuscita a coinvolgermi e a stuzzicare il mio interesse. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma la curiosità mi ha spinto ad andare avanti, e i costanti mormorii mi hanno tenuto con il fiato sospeso. Mentre mi addentravo nella stazione, ho assistito a diverse altre scene surreali che avevano come unico denominatore quel nugolo di scintille cerulee e di corpi delle vittime di qualcosa di terribile, e l’obiettivo di ripristinare l’alimentazione per attivare il salto gravitazionale verso un nuovo sistema stellare è stato costellato da attimi di nervosismo che speravo fossero forieri di grandi cose a venire.

L’inizio dell’espansione ha saputo insomma dosare bene le informazioni elargite, creando forti aspettative e mantenendo un’atmosfera inquietante, un’introduzione perfetta ai Va’ruun, la fazione più imperscrutabile di Starfield. Ma purtroppo, atterrando sul loro pianeta natale, Va’ruun’kai, le mie speranze sono state perlopiù disattese: il resto dell’espansione non ha mantenuto l’angoscia degli esordi, concentrandosi invece su intrighi politici più convenzionali. Mi sono ritrovato di continuo a sperare che Shattered Space approfondisse la natura insolita dei membri di questa fazione e ricreasse l’atmosfera di tensione dei primi momenti. E invece…

Le battaglie a gravità zero regalano frustrazione e soddisfazione in egual misura

A vantaggio di quanti non rammentano con precisione tutti i dettagli dell’intricato universo di Starfield, ricordo che la Casata Var’uun è una fazione teocratica slegata dagli ostili zeloti che possiamo incontrare nei Sistemi Colonizzati e che ne hanno apparentemente distorto il credo, bensì una delle tre principali consorterie responsabili degli Archivi dell’Armistizio. In origine, Va’ruun condusse una guerra santa conosciuta come la Crociata del Serpente, che prevedeva l’uccisione di chiunque non adorasse il Grande Serpente, una presunta divinità cosmica con cui il fondatore della setta era venuto in contatto centinaia di anni addietro. Dopo una sanguinosa guerra, il leader della Casata fu destituito a favore del figlio, dal temperamento di gran lunga più moderato, che firmò un trattato di pace con l’Unione Coloniale e il Collettivo Freestar. A partire dal 2330 AD, l’inizio della campagna di Starfield, i veri consociati di Va’ruun sono scomparsi dai pianeti colonizzati, lasciandosi dietro soltanto un’ambasciata a Nuova Atlantide, chiusa poco tempo dopo la fine della Guerra Coloniale, e una manciata di zelanti adoratori del Grande Serpente che si sono ribellati all’armistizio e hanno deciso di portare avanti la Crociata in autonomia.

Starfield Shattered Space
L’estetica di Dazra, la capitale di Va’ruun.kai, è molto diversa da qualunque altra città dei Sistemi Colonizzati

È raro che politica e opportunità vadano a braccetto

L’atterraggio su Va’ruun’kai l’ho vissuto con un misto di eccitazione e apprensione. La città di Dazra, con le sue architetture uniche e l’atmosfera cupa, mi ha subito avvolto in un’aura di ambiguità. Gli abitanti mi guardavano con diffidenza, i loro occhi pieni di sospetto, mi sono sentito come un intruso in un mondo che mi era completamente estraneo. Poi, l’intrigo si è addensato con celerità: un esperimento andato male sconvolge gli equilibri della città, dando vita a fenomeni inquietanti e a una crescente tensione tra le fazioni locali. Come da copione, la vicenda mi ha coinvolto più di quanto avrei mai immaginato, e sono divenuto mio malgrado una sorta di figura chiave nella risoluzione di questi enigmi. L’opportunità di diventare “Il Promesso” mi ha comunque offerto uno sguardo unico all’interno della cultura e delle credenze dei Va’ruun. A questo punto, il fascino che nutrivo nei confronti della profondità e delle sfaccettature di questa fazione non si era ancora affievolito e le loro tradizioni, i rituali e la fede nel Grande Serpente mi stavano appassionando. Tuttavia, mentre portavo avanti i vari incarichi, ho iniziato in breve a notare una certa ripetitività: molte delle quest mi hanno portato a compiere azioni che, pur essendo necessarie per la trama, sembravano un po’ troppo generiche, un comune specchietto per allodole che andava a mascherare la loro inconfondibile natura di “missioni da riporto”. Se non altro, ho apprezzato molto la libertà decisionale che il gioco mi ha offerto, e il fatto che le scelte compiute avessero un impatto rilevante sulla trama e sulle mie relazioni con i personaggi. Mi sono trovato più volte a riflettere sul significato delle azioni intraprese e sulle conseguenze che avrebbero potuto avere.

In alcuni brillanti sprazzi di creatività, le sottotrame raccontate superano in qualità quelle principali, offrendo spunti narrativi più interessanti e passaggi davvero memorabili. Ma il fulcro dell’espansione, la storia principale, costituisce paradossalmente il punto più debole dell’intero pacchetto, e la porzione centrale nello specifico manca della coesione e dell’impatto emotivo che ci si aspetterebbe da un’espansione così ambiziosa. A dispetto dell’introduzione di nemici supplementari, come i Fantasmi e gli Orrori Vorticanti dotati di abilità uniche e in grado di proporre sfide tattiche interessanti, Shattered Space non sfrutta appieno il potenziale della fazione dei Va’ruun: le ambientazioni, sebbene suggestive, non sono sempre all’altezza delle aspettative; i paesaggi alieni e l’atmosfera tetra e angosciante perdono la loro carica emotiva in mezzo a un’eccessiva genericità; pilotare il Rev-8, il mezzo terrestre aggiunto con l’ultimo aggiornamento, non è esattamente un piacere per colpa di rocce e alberi indistruttibili che complicano la navigazione; le peculiarità introdotte, come le bolle a gravità zero, risultano poco integrate nel gameplay e non apportano chissà quale valore aggiunto all’esperienza; infine, come già detto, le mansioni principali e secondarie ricalcano spesso gli schemi già visti nel gioco base senza alcuna modifica degna di nota. La presenza di Andreja inoltre, il cui passato è legato a doppio filo con la Casata Va’ruun, influisce poco o nulla sull’andamento della missione su quello che dovrebbe essere il suo pianeta di origine, e lei stessa commenta in maniera superficiale o incongruente il dipanarsi delle vicende, a ulteriore testimonianza della scarsa attenzione ai dettagli che permea l’intera avventura. La scelta della modalità Prestazioni su Xbox Series X per Shattered Space richiede comunque qualche compromesso: nonostante l’obiettivo resti quello di garantire un’esperienza fluida, durante le esplorazioni all’aperto ho riscontrato cali di performance importanti che potrebbero deludere i giocatori più esigenti, e non nascondo che lo sfruttamento ridotto dell’hardware dell’ammiraglia Microsoft, comunque di tutto rispetto, mi ha lasciato un ulteriore senso di incompiutezza a oltre un anno di distanza dal lancio ufficiale del gioco, una lacuna che mi sarei aspettato di vedere colmata almeno in parte da una software house come Bethesda.


Shattered Space saprà sicuramente riaccendere l’entusiasmo tra i fan di Starfield che hanno investito nell’edizione Premium, ma difficilmente spingerà qualcun altro all’acquisto compulsivo. Beninteso, gli elementi di contorno sono buoni, in alcuni casi ottimi, ma per quanto gli sviluppatori abbiano insistito sulla cura “manuale” riservata a Va’ruun’kai, il pianeta aggiunto con il DLC, le novità in termini di contenuti si limitano a una manciata di missioni ben strutturate ma non particolarmente originali che si esauriscono nel giro di 4-5 ore, con numerose scelte intriganti ma fini a se stesse, e un buon corredo di panorami suggestivi, un po’ poco per un intero anno di attesa. Si dice che non tutto ciò che è artigianale sia sinonimo garantito di qualità, e Shattered Space sembra proprio la dolorosa conferma di questo vecchio adagio.


V MENSILE
Clicca sulla copertina per leggere
V008 Mensile
Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.