Metaphor ReFantazio Recensione: la nuova gemma di ATLUS?

Metaphor: ReFantazio Recensione

Metaphor: ReFantazio conclude quello che per molti è stato l’anno dei JRPG. Nel bel mezzo dei disastri, delle brutte notizie e degli annunci non proprio esaltanti che hanno caratterizzato questa annata del mercato, i fan del genere di stampo nipponico sono stati trattati con il guanto di velluto per le grandi occasioni, con produzioni di alto livello e caratura che hanno accompagnato e accompagneranno i giocatori da qui fino alla fine dell’anno. E tra un Suikoden I&II HD Remaster, un Final Fantasy VII Rebirth, un Paper Mario e un Like a Dragon: Infinite Wealth, ATLUS è stata senza alcun dubbio il brand che più ha giovato di questo periodo. Con un calendario che almeno ogni due tre mesi ci ha portato una nuova (o quasi) iterazione della serie Megami Tensei, il 2024 per l’azienda di Tokyo sta per concludersi con un ultimo grande assolo che si propone non solo come una nuova IP dell’ormai trittico della serie JRPG demoniaca, ma anche come il pilastro finale di un percorso evolutivo durato (tra alti e bassi) ben 38 anni. Ce l’avranno fatta? Il nostro party di storici volti e personalità artistiche dell’industria orientale avrà raggiunto questo obiettivo? Scopriamolo!

Metaphor: ReFantazio
Key Art promozionale del gioco

Metaphor ReFantazio e il viaggio del Viandante

Il mondo del Regno Unito di Euchronia prende vita ancor prima di raggiungere la schermata di avvio di Metaphor ReFantazio, preferendo all’ormai consueto filmato musicale di apertura un’introduzione al world building generale del titolo. Il mondo di Euchronia è un mondo crudele e più diviso che mai, dove le otto razze che la inabitano combattono (a suon di politica o di scontri armati) per la supremazia. Al centro di tutto troviamo Grand Trad, capitale reale e luogo d’origine della corona; la quale tuttavia, durante questi brevi secondi introduttivi, esala il suo ultimo respiro: assistiamo infatti all’assassinio del Re e al colpo di stato della milizia. Questo atto genera il panico tra la popolazione e distrugge il fragile equilibrio politico tra la forza militare e la Chiesa Santista, un’organizzazione religiosa che da anni brama nel poter esercitare ancora più influenze all’interno del regno. Metaphor ReFantazio si apre con una vera e propria tempesta all’orizzonte… ma qual è il nostro ruolo? Dove si colloca il giocatore in tutto questo? Noi siamo il classico “avventuriero fantasy” incaricato a svolgere una missione che potrà cambiare il futuro del regno: risolvere il mistero dietro all’attentato al principe erede e liberarlo dalla maledizione che lo sta a poco a poco uccidendo. Per riuscirci gli viene chiesto di infiltrarsi nella milizia di Grand Trad e uccidere il suo più alto esponente Louis Guiabern, imputato non solo di aver orchestrato l’attacco alla vita del principe, ma anche di aver assassinato (come effettivamente vediamo nei primissimi istanti di gioco) il Re di Euchronia. Una missione disperata che va a scontrarsi con la realtà crudele nascosta da menzogne e propaganda politica. È però proprio nel momento di maggiore difficoltà che la fiamma della speranza genera un miracolo, permettendo al nobile eroe di attingere al potere degli Archetipi, incarnazioni di figure mitologiche appartenenti a un tempo passato e in grado di lottare ad armi pari contro le ingiustizie e difficoltà di Euchronia e del Torneo Reale, una competizione democratica e aperta ad ogni abitante del regno e alla quale parteciperemo come scusante per poter indagare senza creare sospetti.

Questa lunga introduzione apre le porte a un viaggio che porterà il giocatore e i suoi alleati ad entrare in contatto con un mondo più grande di loro, risolvendo i problemi attorno alla comunità che a poco a poco faranno emergere un quadro ancora più macabro all’interno costrutto sociale e mitologico di Euchronia. Piuttosto che dilungarci in ulteriori approfondimenti che potrebbero portare ad eventuali spoiler sulla narrativa, vi assicuriamo che il risultato finale del racconto di Metaphor ReFantazio e di come questo viene messo in moto in termini di scrittura, caratterizzazione dei personaggi in gioco e soprattutto emozioni suscitate è un racconto che sì, ci mette le sue 4/5 ore per ingranare, ma subito dopo averlo fatto ti porta in una montagna russa indimenticabile per le successive 75/80. La possibilità di esplorare un’ambientazione diversa dalla Tokyo urbana dei precedenti lavori del team di sviluppo, ha permesso a Katsura Hashino e Yuichiro Tanaka di realizzare un’epica fantasy ben costruita, con world buildingin grado di coinvolgerti e immergerti in un mondo dove anche la musica della colonna sonora fa parte della stessa “magia” di Euchronia, temi di emarginalizzazione sociale, razzismo e critica alla fede religiosa molto spinta e dissacrante, arricchita da un cast di personaggi dalle forti motivazioni e passati intriganti e che ricalcano realtà ironicamente più reali di quel che sembrano. In particolare, Louis Guiabern ruba più e più volte le luci della ribalta, imponendosi con prepotenza come uno dei “Cattivi ATLUS” (per usare una dicitura “Disneyiana”) con la costruzione e messa in scena migliore degli ultimi anni, un traguardo che anche all’interno del picco più alto della Megami Tensei/Persona series, si faceva ancora fatica a raggiungere. Non è esule da forzature di trama per “far muovere gli eventi e andare avanti”, con personaggi che alcune volte non si rendono conto del contesto che gli sta attorno (questa parte sarebbe in generale da elaborare meglio, sembra veramente sbrigativa e quindi un po’ troppo “di parte”), ma di certo ci troviamo davanti a un significativo innalzamento del livello qualitativo della narrativa e che speriamo venga ereditato in toto da ATLUS nelle successive incarnazioni della Megami Tensei series.

“Ed ecco a voi uno dei contendenti al trono: il furry hippie!”

Le qualità di un vero Re

Per parlare di Metaphor ReFantazio a livello di gameplay, è necessario fare una piccola digressione e introdurre il tutto da un punto di vista diverso: fin dal suo rilancio durante l’Xbox Showcase dell’estate 2023, il gioco è stato accompagnato da una “nuvola fantozziana” fatta di pregiudizi, disinformazione o anche solo di una comunicazione incentrata sull’enfatizzare il fatto che questo gioco sia stato sviluppato “dagli autori di Persona 3, 4 e 5”, portando una parte dell’utenza a pensare che Metaphor: ReFantazio avrebbe offerto un’esperienza molto simile alle avventure di Joker, Yu Narukami e Makoto Yuki. In realtà, quello che è indubbiamente il capitolo più popolare della serie è soltanto lo scheletro di una chimera molto più intricata, che è riuscita a creare qualcosa di nuovo tramite un lavoro di derivazione e reinterpretazione magistrale. Ma partiamo per gradi. Ciò che Metaphor ReFantazio prende in prestito da Persona 5 è il modo in cui il tempo della narrazione viene scandito attraverso il consueto calendario e il sistema di socializzazione tramite i “free time event” in stile visual novel.

Anche qui il giocatore ha la libertà assoluta di gestire (seppur entro un tempo limite prestabilito) la propria esperienza di gioco, programmando il proprio progresso attraverso una serie di attività che occupano una parte della giornata, tra pomeriggio e sera, per poi passare al giorno successivo e così via. Tra le varie attività a nostra disposizione troviamo eventi ripetibili per aumentare le caratteristiche sociali o le “Virtù Regali” (finalmente visibili e quantificabili attraverso una barra di progressione), come tenere un comizio, ascoltare la plebe o ammirare un panorama. Inoltre, è possibile entrare in contatto con specifici personaggi del party o di particolare rilevanza per scoprire di più sul loro carattere e ottenere bonus e vantaggi non solo nell’esplorazione, ma anche nelle battaglie a turni. La possibilità di viaggiare da una città all’altra porta questo sistema di programmazione su un nuovo livello di strategia, poiché ogni tratta richiede come minimo uno o due giorni di viaggio, limitando le opzioni disponibili ma mettendone in risalto altre, come la cucina o la lettura di un libro, opzioni che in passato hanno sempre avuto un ruolo marginale agli occhi dei giocatori più esperti nella massimizzazione dei propri social link. Niente mini-giochi, ma un sacco di subquest da seguire e taglie da cacciare per ottenere denaro e ulteriori premi, oltre a fornire nuovi tipi di interazione con il mondo di gioco e il suo combat-system.

Metaphor: ReFantazio
“Piuttosto che rapporti romantici, i social link di Metaphor ReFantazio puntano ad instaurare collaborazioni e supporto politico reciproco”

Un tributo all’evoluzione del JRPG Hardcore

Una volta raggiunto un dungeon, questo può essere presentato in quattro modi differenti: un labirinto a cielo aperto, una torre lineare con nemici sempre più forti man mano che si sale di piano in piano, templi e grotte in cui sono presenti piccoli puzzle ambientali e passaggi segreti, oltre a una serie di collezionabili e ulteriori chicche; infine, troviamo soprattutto dungeon più complessi e strutturati su più piani e livelli di profondità, nei quali si svolgono le principali “Operazioni Speciali” dedicate allo scenario principale e alla prosecuzione della trama. Questi ultimi spiccano in termini di design e stile, e per come gli eventi al loro interno vengono sviluppati, compensando la semplicità e il pressapochismo delle altre tipologie di ambienti. Riescono a mettere (quasi sempre) una pezza sopra a queste mancanze grazie a sequenze cinematiche dalla messa in scena incredibile e a boss fight che, nel loro picco massimo, risultano avvincenti e complicate se non si segue una strategia ottimale. Ci sono modi per “facilitarsi la vita”, ma questi vengono distribuiti in modo coerente e bilanciati da un’intelligenza artificiale che non si farà scrupoli a mettere a nudo le fragilità del party. Ed è qui che troviamo l’assist perfetto per parlare del combat-system a turni, che incorpora un mix ben congegnato del Press Turn System di Shin Megami Tensei V e del concetto alla base degli Avatar della Digital Devil Saga, un altro spin-off definibile “di nicchia” della serie Megami Tensei, che presta a Metaphor ReFantazio la possibilità di trasformare i protagonisti, incarnando le sembianze degli “Archetipi”. Questi sono eroi del passato in grado di incanalare l’energia magica che cresce e si concentra in tutto il mondo di Euchronia. In questo titolo, ogni “Archetipo” rappresenta una delle più iconiche classi ritrovabili in un comune manuale di un gioco di ruolo, come il Guerriero, il Cavaliere, il Guaritore, il Mago e così via, offrendo abilità e statistiche uniche da sbloccare o migliorare tramite l’acquisizione di un secondo set di punti esperienza (ESP-A), ottenibili sia con i combattimenti sia tramite la consumazione di frutti speciali coltivabili tramite il giardinaggio durante il tempo libero e che forniranno una quantità variabile di punti esperienza.

Metaphor: ReFantazio
“Non solo Digital Devil Saga, negli Archetipi troviamo un rimando ai primi capitoli di Persona 1 & 2 dopo anni di silenzio”

Una volta raggiunto il tetto massimo dello sviluppo e ottenuto un particolare livello di fiducia con i propri social link, o soddisfatti determinati requisiti extra, sarà possibile evolvere gli archetipi, ottenere incarnazioni ancora più forti e dalle potenzialità superiori, anche grazie alla possibilità di entrare in sintonia con gli altri membri del party. A seconda delle classi equipaggiate durante i combattimenti, che possono essere assegnate a praticamente ogni personaggio controllabile (con qualche eccezione), è possibile spendere due o più icone del Press Turn System per effettuare mosse sinergiche che potenziano alcune abilità o permettono l’esecuzione di colpi speciali di grande impatto, sia scenico che numerico. Per esempio, un Sukunda dell’Impostore può evolversi in Masukunda, abbassando la precisione e l’evasione di più nemici in un solo colpo; oppure si può sfruttare l’alta sinergia del Viandante con le altre classi per eseguire un “Attacco Equestre”, lanciando una carrozza in corsa contro alle teste dei malcapitati. Anche qui, vigono le solite regole del “risk vs reward”: se uno di questi attacchi colpisce una debolezza nemica, il giocatore viene ricompensato con due o più turni aggiuntivi, premiando un team building ragionato e capace di sfruttare tutti gli strumenti a disposizione.

In sostanza, il gameplay di Metaphor ReFantazio prende le migliori componenti dei capitoli più rinomati della serie Megami Tensei e le incapsula in un nuovo contesto, sincronizzandole in perfetta armonia e creando un’esperienza che cattura dall’inizio alla fine, diventando uno dei tanti punti di partenza per chi vorrà esplorare questo mondo fatto di evocazioni demoniache, introspezioni sull’inconscio e (da ora in avanti) viaggi epici nell’immaginario fantasy. Manca solo la consueta “ciliegina sulla torta” che completi il tutto: l’ultimo elemento che evolve ancora una volta il modo in cui il genere JRPG si interfaccia con il pubblico generalista, spesso intimidito da alcuni “patti con l’autore” impliciti in giochi come questo. Questo elemento lo troviamo nella varietà di approcci ai nemici durante l’esplorazione dei dungeon, dove il giocatore può entrare in battaglia fin da subito oppure ingaggiare brevi scontri action in tempo reale per eliminare con un colpo solo i nemici più deboli, o stordire quelli più forti, ottenendo così turni gratuiti e un vantaggio offensivo significativo. Questo sistema accorcia la pratica del grinding e ottimizza l’uso delle risorse durante i dungeon. Tuttavia, non è tutto così idilliaco e perfetto. L’implementazione di questo sistema ha lasciato spazio ad alcune decisioni discutibili, soprattutto nel design degli scontri di endgame, con una distribuzione dei mostri più orientata verso la quantità soverchiante che verso una sfida effettiva. Purtroppo, ciò mette in evidenza i limiti di una telecamera e di un sistema di target non proprio adatti a queste sezioni action, dove è previsto un “botta e risposta” tra giocatore e nemici.

“Purché interessante, le dinamiche action risultano abbozzate e poco rifinite, portando a situazioni in cui la telecamera è incapace di gestire un numero alto di nemici”

La “prima fantasia” di Hashino splende (quasi) come un diamante

Sebbene possa essere considerato l’elemento meno impattante dell’intero pacchetto, la presentazione di Metaphor ReFantazio rimane di sicuro un lavoro di alto livello, frutto dell’esperienza accumulata negli anni sia in termini di familiarità con l’engine di gioco, sia nelle doti artistiche di Shigenori Soejima. Per l’occasione, l’artista ha sfoderato una serie di design, uno più bello e maestoso dell’altro. La possibilità di rappresentare vari tipi di archetipi, tribù, razze e culture ha offerto a Soejima un ampio margine di creatività, il cui risultato finale è un cast di personaggi principali dal forte impatto visivo per il giocatore. In particolare, gli “Umani” affascinano per il loro stile, in grado di incarnare la follia degli Shadow di Persona ed evolverla ulteriormente. Queste creature distorte, di “una bruttezza rara”, quando appaiono, suscitano quella giusta dose di paura necessaria per farle percepire come vere e proprie minacce.

A questo si affianca un world design incredibile, con città esplorabili in quasi ogni loro anfratto. Ognuna di esse, anche i villaggi più piccoli, è caratterizzata da architetture e panorami unici, che incantano per la loro maestosità e trasmettono perfettamente l’idea dell’avventura fantasy. I picchi massimi di questa esperienza sono rappresentati dalla colonna sonora, con uno Shoji Meguro che abbraccia toni epici e travolgenti, e dagli scorci visitabili durante l’esplorazione, che offrono un interessante mix tra grafica in-game, inquadrature registiche e artwork mozzafiato. Forse l’unico neo di tutta la presentazione potrebbe essere il livello di dettaglio grafico, ancorato per necessità alla scorsa generazione, e le performance che, su Xbox Series S, nelle zone più complesse non risultano così fluide o stabili.


Metaphor ReFantazio è un’esperienza che rappresenta il picco massimo del potenziale che ATLUS può mostrare in quasi ogni sua caratteristica: una storia accattivante e coinvolgente, un gameplay che racchiude il meglio della serie Megami Tensei e una direzione artistica che trasforma l’ideale fantasy occidentale in una festa per gli occhi. Un ultima opera che va a concludere con il botto un’annata per l’azienda giapponese che potremmo definire unica nella sua storia e che apre le porte a un futuro che speriamo possa portare ulteriori sorprese. Il doversi concentrare ancora su architetture ormai datate ha però impedito al gioco di imporsi come capostipite dell’avanguardia grafica del genere, o quanto meno provare a competere con quanto fatto dalla concorrenza su hardware current-gen. Sarà per la prossima volta.


V MENSILE
V006 Mensile
Game Designer e scrittore, alla fine si è deciso ad aggiornare la propria bio dopo 50 anni di muffa. Perché va bene l'essere "cresciuti a pane e Tekken 2", ma a una certa arriva il momento di "voltare pagina". Non chiedeteli quale sia il suo Final Fantasy o gioco Mega Ten preferito: non ne uscireste vivi!