Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics Recensione V mensile

Capcom ha deciso che fosse il momento di ripassare un po’ di storia. Argomento: cabinati arcade con installati i picchiaduro. Una storia che comincia nel 1993, ma che prosegue ancora oggi. Marvel Vs. Capcom Fighting Collection Arcade Classics raccoglie sette esponenti del genere. Nello specifico, nel cofanetto sono presenti i primi sette titoli che hanno segnato la collaborazione tra lo sviluppatore giapponese e la ‘Casa delle Idee’ statunitense.

Superpoteri? Mai mettersi dal lato sbagliato del raggio ottico di Ciclope.

Marvel vs. Capcom: un po’ preservazione, un po’ ‘Operazione Nostalgia’

I giochi scelti per entrare a far parte della collezione sono: The Punisher (1993); X-Men Children of the Atom (1994); Marvel Super Heroes (1995); X-Men vs Street Fighter (1996); Marvel Super Heroes vs Street Fighter (1997); Marvel vs Capcom: Clash of Super Heroes (1998); Marvel vs Capcom 2 New Age of Heroes (2000). Il cofanetto, dunque, comprende i titoli che hanno segnato la collaborazione storica tra Capcom e Marvel partendo proprio dal primissimo caso. Per quanto non propriamente in linea con gli altri giochi (è un beat’em up a scorrimento), The Punisher fu una “prima volta insieme” per le due aziende. Marvel metteva a disposizione i suoi personaggi, Capcom il know-how. I due giochi successivi, X-Men: Children of the Atom e Marvel Super Heroes, presentano trame ispirate dalle saghe fumettistiche. Children of the Atom è basato su Fatal Attractions, mentre Marvel Super Heroes sulla più famosa saga dell’Infinity Gauntlet, da cui sarebbe poi stato tratto l’arco narrativo principale della fase 3 MCU.

Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics
High score: e tu quanto sei forte?

Push Start, High Score, Insert Coin, Free Play…

Più che dare uno sguardo particolare o approfondito a ognuna delle opere, lavoro che meriterebbe più tempo e spazio, è forse bene fare una piccola panoramica dell’intera operazione. Nel tentativo di offrire una riproduzione quanto più fedele possibile (la stessa Capcom afferma di aver apportato modifiche minime a ogni titolo, ma ci arriveremo), tutti i giochi presenti sono disponibili nella loro versione da sala. Ancora: per restituire la sensazione retrò, Capcom ha deciso di arricchire ognuno dei giochi in collezione di un set di filtri che mirano a riprodurre l’aspetto degli schermi CRT casalinghi e dei cabinati. In totale ce ne sono otto. A tal proposito, comunque, le differenze tra l’una e l’altra opzione ci sono apparse tutto sommato minime. Completano l’offerta la possibilità di scegliere l’aspect ratio visualizzato e l’eventuale stile delle barre laterali. In generale, comunque, lo studio ha provveduto a inserire ogni gioco in doppia versione: per ognuno dei titoli sono presenti sia l’edizione uscita originariamente in Giappone, sia quella prevista per il mercato occidentale. Ognuna comprende le relative feature: voci, nomi, costumi e in qualche caso anche personaggi aggiuntivi.

Scontri epici: come quelli in sala giochi.

Marvel vs. Capcom: cosa c’è di nuovo?

Classici di questo tipo raramente hanno bisogno di rimaneggiamenti. D’altronde, se l’idea è quella di restituire un feeling simile a quello provato in sala giochi, poco c’è da aggiungere. O meglio, forse qualcosa in più da poter inserire c’è: una componente competitiva online. D’altronde, chi ha vissuto quegli anni lo ricorderà bene (altrimenti se lo lasci raccontare da genitori, zii o cugini più grandi), lo spirito della sala arcade era quello di fissare l’high score più alto possibile e registrarlo sulla macchina virtuale utilizzando appena tre caratteri come preistoriche gamertag. Oggi ci appare anacronistica l’idea di recarsi fisicamente in un luogo diverso dal nostro salotto per giocare a un cabinato messo a disposizione di chiunque, dover aspettare eventualmente il nostro turno e solo dopo controllare i nostri punteggi. Ma l’idea di avere uno sfidante e/o di primeggiare contro chiunque è sopravvissuta. Marvel Vs. Capcom Fighting Collection Arcade Classics, dunque, trasporta quello spirito a livello globale. Leggermente rivista la lista comandi, così da potersi meglio adattare ai nuovi dispositivi come pad di ultima generazione e keyboard varie. Purtroppo, questo tradisce un po’ quel feeling che si cercava di trasmettere, ma si tratta di una condizione obbligata su cui non è possibile troppo disquisire. Se proprio volessimo trovare un difetto (e ci stiamo anche abbastanza sforzando) è che forse la collezione non ci è sembrata fluidissima, non al meglio delle possibilità offerte dall’hardware utilizzato, quanto meno. Piccolo ulteriore difetto: su schermi troppo grandi (abbiamo utilizzato un 52”) l’immagine perde un po’ di dettaglio. Peccato. Ottime, e ci saremmo stupiti del contrario, le piccole chicche aggiunte per i giocatori: gallery comprensive di sfondi e artwork coi personaggi e le tracce che compongono la colonna sonora.

Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics
Trasformazione: se non puoi batterli, diventa un robottone.

Conclusioni

Chiunque abbia nostalgia dei pomeriggi trascorsi in sala giochi troverà certamente modo di perdersi nei ricordi attraverso questa collezione. La curva di apprendimento è piuttosto ripida per i novizi, ma soddisfacente una volta imparato a padroneggiare i vari personaggi. In definitiva, comunque, la fedeltà c’è tutta e va premiata.

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