Ace Attorney Investigations Collection Recensione V mensile

Senza ombra di dubbio, la pubblicazione della Ace Attorney Investigation Collection è una chiara presa di coscienza di Capcom su come abbia gestito, al tempo, la distribuzione dei capitoli dedicati all’inflessibile procuratore Miles Edgeworth. Per chi non conoscesse in modo così approfondito la saga di Ace Attorney, il protagonista di questa raccolta è storicamente connesso al ruolo di antagonista di Phoenix Wright, ma la sua caratterizzazione, così particolare, lo fece diventare uno dei personaggi più amati dai fan. Tant’è che ha ottenuto due specifici spin-off, il primo giunto in Occidente e il secondo mai uscito dai confini giapponesi per una qualche strana ragione commerciale di Capcom. In ottica di recupero delle proprie serie storiche, Capcom ha deciso di offrire al pubblico una ghiotta occasione di riprendere o scoprire una delle IP più amate e caratteristiche del proprio portfolio, riproponendo la combo di Miles Edgeworth al completo e nella forma più smagliante possibile.

Ace Attorney Investigations Collection: il cuore è la sceneggiatura

I titoli legati ad Ace Attorney sono interamente costruiti sulla sceneggiatura e sulla qualità dialogica tra i vari personaggi. Infatti, se si dovesse fare una mera analisi delle meccaniche, privandole dal contesto ludico in cui sono immerse, ne uscirebbe un quadro piuttosto desolante, fatto da una ricerca degli indizi particolarmente guidata e fin troppo banale. Ciò che ha reso davvero celebre la saga sono gli scontri verbali che devono essere gestiti con logica e arguzia. Nel caso specifico di questa Ace Attorney Investigation Collection, la personalità e la caratterizzazione di Miles Edgeworth sono la direttiva intorno a cui ruota tutto il design dei due capitoli: in qualità di procuratore, egli si trova a dover risolvere una serie di delitti che si scoprirà essere connessi l’uno con l’altro. Insomma, l’uomo giusto nel momento sbagliato, che si troverà a dover gestire la raccolta di indizi e gli interrogatori al meglio delle possibilità nel contesto delle scene del crimine. Di fatto, quello che può apparire un difetto, ovvero la forte linearità e la scarsa elasticità delle ricognizioni dei luoghi, si rivela essere la solidissima base su cui l’intero narrative design e la sceneggiatura brillano: non solo la formulazione delle notissime “Objection!” o gli “Hold On!” prevedono un abbondante consumo di materia grigia da parte del giocatore, ma offrono un ventaglio di personaggi variegati, strambi e spassosi. In realtà, le differenze con la serie principale non sono particolarmente evidenti, ma ci sono delle sottigliezze sostanziali che prendono corpo, principalmente, dalla professione di procuratore di Miles: le connessioni tra indizi o la ricostruzione degli alibi sono interamente basate su processi logici che diventano sempre meno evidenti e facili da individuare man a mano che si avanza con l’avventura. Da questo punto di vista, la progressione della difficoltà è ben calibrata e non si assiste a picchi inusitati di complessità e l’inserimento di una sorta di diario dei dialoghi, originariamente non presente, può aiutare a ricordare quanto proferito dai vari personaggi in gioco. A questo si affianca un sistema di penalità per ogni deduzione sbagliata che costringe il giocatore a ponderare bene le risposte, pena il game over. Un sistema ludico che nella sua complessità riesce efficacemente a restituire un feedback da novello Pubblico Ministero in piena regola.

Novità in campo

Ovviamente, la Ace Attorney Investigation Collection è un’operazione di remaster che, pur offrendo un salto tecnologico in termini di resa grafica, resta comunque legata al canone per quanto riguarda animazioni e modelli: non aspettavi grosse novità, quindi, ma sicuramente il colpo d’occhio c’è ed è di ottima qualità. Inoltre, mette a disposizione un rielaborazione della colonna sonora, che è presente anche in versione originale, così come tutto l’aspetto generale dell’opera è opzionale da parte di coloro che vogliono giocarlo così come era all’epoca. Anche le interfacce di gioco sono state riviste, considerando il passaggio da Nintendo DS a piattaforme di nuova generazione. La localizzazione è presente, ma solo ed esclusivamente in inglese; del resto, non si richiedono alti livelli di conoscenza di questa lingua. Ciononostante, riconosciamo che può risultare uno scoglio abbastanza impegnativo, data l’importanza cruciale del comprendere bene i dialoghi. A nostro avviso, le novità più importanti sono quelle relative al secondo capitolo di questa Collection, ovvero l’inserimento del Little Thief e gli Scacchi Mentali. Il primo consiste in una sorta di ricostruzione virtuale delle scene del crimine dove è possibile fare un confronto tra il prima e il dopo e dedurre nuove linee logiche per la risoluzione dei casi. In buona sostanza, gli sviluppatori hanno aggiunto un layer in più di giocabilità senza snaturare l’impianto generale. Gli Scacchi Mentali sono una forma diversa di botta e risposta che sembrano fare il verso al mind palace sherlockiano, ma con l’aggiunta di un timer per mettere ulteriore pressione al giocatore.