Un esserino buffo e claudicante con ambizioni da artificiere, migliaia di cubettosi atolli a rischio esplosione, il genio di Tony Crowther a infiocchettare il tutto. Ai suoi tempi, Bombuzal si impose come uno dei puzzle-game più acclamati in assoluto, tant’è che tutti gli organi di stampa specializzata fecero letteralmente a gara per chi gli conferisse il giudizio più entusiastico. Gioia dei piccoli, vera e propria droga per i gamer più maturi, il titolo della Image Works sembrava, in altre parole, destinato ad un glorioso futuro fatto di sequel, crossover e chissà cos’altro… Poi, l’inattesa scomparsa dai radar e quello che fino a qualche mese prima veniva identificato come un nuovo profeta dell’intrattenimento elettronico, iniziò ad eclissarsi, scivolando infine nel dimenticatoio.
Riesumato, quasi per caso, sul nostro sempreverde Amiga 500, il gioco appare tuttora in salute e i 24 anni che si porta sul groppone (la sua prima release C64 risale, per l’appunto, al 1988 NdM) gli attribuiscono semmai connotati da precursore: oltre confermarsi un più che competitivo sotto il profilo del gameplay ancora avvincente, esso presenta un’impostazione grafico-concettuale che, ancora oggi, non tutti i prodotti del genere possono permettersi. Poi, l’inattesa scomparsa dai radar e quello che fino a qualche mese prima veniva identificato come un nuovo profeta dell’intrattenimento elettronico, iniziò ad eclissarsi, scivolando infine nel dimenticatoio. Riesumato, quasi per caso, sul nostro sempreverde Amiga 500, il gioco appare tuttora in salute e i 24 anni che si porta sul groppone gli attribuiscono semmai connotati da precursore: oltre confermarsi un più che competitivo sotto il profilo del gameplay ancora avvincente, esso presenta un’impostazione grafico-concettuale che, ancora oggi, non tutti i prodotti del genere possono permettersi.
Dietro questo particolare riconoscimento, non si nasconde ovviamente la sola volontà di elargire un plauso all’irresistibile character design proposto dagli sviluppatori, bensì lo stupore derivante dal riscoprire che Bombuzal potesse essere gustato da due differenti angolature prospettiche: la prima e più spettacolare di esse tesa a sfruttare ardite geometrie isometriche, l’altra, ad angolazione top view, mirata invece a favorire un approccio più tattico. Nata dall’esigenza di incuriosire una platea piuttosto eterogenea, detta soluzione avrebbe chiuso il cerchio intorno ad un progetto profondo ed equilibrato, cui un destino evidentemente patrigno ha sottratto con troppa fretta alla luce dei riflettori.
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