In molti sono rimasti delusi dall’assenza, tra i minigiochi di Hogwarts Legacy, del Quidditch giocato: i riferimenti, nel corso della run di gioco, si sprecano, ma è ovvio che gli artisti di Avalanche non hanno mai avuto il tempo di programmare anche un qualcosa di così complesso. E probabilmente non l’avrebbero comunque potuto fare, per non calpestare i piedi al qui recensito Harry Potter Campioni di Quidditch, annunciato successivamente, e uscito sul mercato in un tempo tutto sommato ristretto, con l’intenzione di capitalizzare l’interesse dei fan del franchise, che non vedevano un videogioco sulla disciplina sportiva fantasy inventata da J. K. Rowling da circa vent’anni.
Non si può cancellare il Quidditch
Più che a un titolo sportivo tradizionale, per certi versi avrebbe più senso riferirsi a quel che era il Blitzball per Final Fantasy X, ma con la complessità di manovra e l’azione sfrenata di un Rocket League. Per chi non lo sapesse, il Quidditch è lo sport preferito da maghi e streghe nel mondo di Harry Potter, e naturalmente si gioca a cavallo di una scopa! Le due squadre si fronteggiano cercando di realizzare punti lanciando la palla denominata “pluffa” all’interno di uno degli anelli avversari. Esistono quattro tipi di ruoli, ognuno con compiti specifici: oltre al classico portiere abbiamo i cacciatori, che cercano di fare meta sfondando le linee nemiche e lanciando la palla nei cerchi; i battitori, che difendono il campo con contrasti anche accesi e l’uso di bolidi; e infine abbiamo i cercatori, che giocano una partita a parte perché devono dare la caccia a uno sfuggevole boccino incantato in grado di conferire, in molti casi, la vittoria. Sulla carta è avvincente, ma si tratta di uno sport molto difficile da rendere per davvero: tanto che gli specialisti di Unbroken Studios hanno dovuto limare qua e là alcune caratteristiche del regolamento per com’è noto per far quadrare meglio il gameplay. Ad esempio, c’è un solo battitore per squadra invece di due e la cattura del Boccino d’oro non chiude la partita, ma conferisce “solo” un bonus di trenta punti.
Tutti in sella alla scopa, si vola!
Inizialmente c’è parecchio da sperimentare in Quidditch Champions: quattro ruoli diversi, la possibilità di creare i propri giocatori da zero o sbloccare le skin di personaggi storici della saga (al momento, tutti provenienti dai sette romanzi originali, più Sebastian Sallow da Hogwarts Legacy), il PVP, la modalità Carriera… quest’ultima parte dal tutorial per passare attraverso vari “tornei”: quello nel campetto dei Weasley, il Torneo delle Case di Hogwarts, il Torneo Tremaghi e infine la Coppa del Mondo. Questo significa, naturalmente, più squadre del previsto e diversi stadi, anche se il senso di novità in proposito scompare comunque presto. Speriamo dunque che i contenuti promessi mensilmente saranno davvero sempre freschi e innovativi. Interessante, piuttosto, il modello di personalizzazione e level up di personaggi e scope: gli atleti possono sbloccare skin, vestiti, emote, mentre esistono vari modelli di scope con prestazioni diverse, ulteriormente migliorabili o customizzabili a seconda delle proprie esigenze o preferenze. Fattore d’encomio: è tutto sbloccabile giocando e spendendo valuta in-game, mentre non è possibile spendere denaro reale, a differenza di altri giochi in cui è possibile avanzare più velocemente spendendo (vedasi MultiVersus). A livello tecnico, Campioni di Quidditch non se la passa male, per quel che deve fare: chiaramente l’intento non è quello di creare paesaggi evocativi da sorvolare con tranquillità come in Hogwarts Legacy ma di dare la sensazione di adrenalinica azione di uno sport di squadra a tutta velocità. In questo il titolo riesce molto bene, allietando con un buon comparto sonoro e un design tutto sommato piacevole, che fa di necessità virtù: non avendo evidentemente gli stessi fondi di Legacy si è optato per un design cartoonesco molto funzionale, più simile a quello di Hogwarts Mistery, in grado di garantire una buona fluidità d’azione.
I limiti intrinseci del Quidditch
Purtroppo, l’azione stessa, data la sua freneticità, tende a risultare a volte confusionaria, con giocatori che schizzano di qua e di là e pluffa e boccino spesso impossibili da seguire ad occhio nudo. Bisogna assolutamente fare il callo con l’utilizzo degli indicatori, rendendo il tutto, a volte, quasi un laser game vista la prontezza richiesta nel visionarli e interpretarli per tempo: che sia per un passaggio, un contrasto o un tiro, poco cambia da questo punto di vista. Quel che cambia, invece, è il gameplay di ogni ruolo: al di là del controllo della scopa, ognuno ha comandi diversi e azioni specifiche, quindi prima di diventare effettivamente bravi nel gioco ci vorrà una discreta dose di allenamento. Inizialmente per imparare i comandi generici (che, come accennato prima, sono decisamente più numerosi di quelli presenti in Legacy, derapata compresa) e poi le azioni specifiche, e infine mettersi alla prova sul campo. Il gameplay dei ruoli varia sensibilmente, e calcolate che nel corso della partita non avrete un solo ruolo ma lo cambierete a seconda delle situazioni e dei bisogni (e online ne avrete forzatamente due). È evidente, dunque, come la curva di apprendimento iniziale sia poco amichevole, e forse si sarebbe dovuto semplificarla, anche solo con qualche automatismo. Questo anche perché, dopo tanta fatica, potreste poi scoprire che il gioco, per voi, non vale la candela: si tratta di uno sport davvero singolare, più adatto alla narrativa che alla “realtà” dell’azione, e decisamente non è per tutti.
Conclusioni
Campioni di Quidditch è un gioco che vive della sua natura di titolo dedicato ai fan di un franchise. Gli sviluppatori hanno fatto di tutto per renderlo giocabile, vario e appassionante, ma ha dei limiti strutturali che il gameplay può sopperire solo fino a un certo punto. Gli amanti del Wizarding World, tuttavia, gli diano un’occhiata.
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