Undisputed Recensione: la boxe che volevamo (tutti)

UNDISPUTED

Zigomi rotti e nasi schiacciati? No grazie, la nobile arte non è questo! Già decantata da Virgilio nel V libro dell’Eneide la boxe oltre ad essere uno degli sport più antichi conosciuti è ancora oggi foriero di incredibili emozioni per un pubblico appassionato, colto e competente. In questo quadro, gli sviluppatori di Undisputed, ovvero Steel City Interactive con un enorme lavoro hanno portato a compimento questo titolo che per tutta una serie di motivi che vedremo il mondo della boxe da joypad aspettava da tempo immemore. Non crediate sia un’affermazione di circostanza perché il mondo della boxe è sicuramente uno dei più simulati in assoluto ma nella contemporaneità non ha avuto grandissimo spazio un po’ per il costo delle licenze (che non è mai da sottovalutare) ed un po’ per l’enorme lavoro di testing che richiede oggi una simulazione ben fatta per non venire massacrata di votacci. Undisputed però è veramente un enorme contenitore e già il fatto che presenti due modalità carriera e tutte le categorie (anche femminili) lo rende un gioco da acquistare per gli appassionati, chi infatti non vorrebbe incarnare Muhammad Alì e farlo combattere contro Rocky Marciano?

Siamo tutti Muhammed Alì…

Una simulazione dichiarata

Come appare nel titolo Undisputed è probabilmente la simulazione di boxe che , tenendo ferma la possibilità di giocare da protagonisti (e non una simulazione completa senza controllo da parte del giocatore dell’azione), contiene il maggior numero di elementi simulativi e nella quale questi elementi hanno maggiore impatto sul gioco. Troppe volte infatti nelle simulazioni di boxe le decisioni sull’allenamento o la gestione dell’incontro contano davvero poco rispetto ad una parte arcade che dopo pochi incontri prende il sopravvento. Undisputed è esattamente il contrario, più va avanti e più dovremo stare attenti ad ogni singolo elemento per evitare di partire svantaggiati o svantaggiatissimi quando suonerà la campana, a quel punto le nostre abilità serviranno davvero a poco contro una AI veramente messa bene e che nelle nostre lunghe partite quasi mai è andata in sofferenza. La scelta della difficoltà di gioco è fondamentale. I livelli sono quattro di cui l’ultimo veramente ostico che richiederà una preparazione estremamente minuziosa di ogni incontro, una scelta precisa (e dispendiosa) dello staff ed anche una cura nella scelta delle abilità sbloccabili del nostro pugile che dipendono dall’allenatore, mentre i bonus ci vengono dati ogni qual volta completiamo una challenge.

Vincere incontri a ripetizioni senza avanzare nella challenge (quali: colpire con pugni forti, essere atterrati ma poi vincere, sopravvivere ad uno stordimento grazie alla campana etc.) ci porterà ad essere in grossissima difficoltà quando saremo ai piani alti della categoria, stessa cosa può avvenire per una gestione un po’ troppo allegra delle finanze anche se, a dirla tutta se si fa un po’ la formica nelle prime battute poi dovremo trovare il modo di spendere le enormi cifre che guadagneremo. L’allenamento dipenderà moltissimo dal tipo di palestra, quella economica non ci darà grandi vantaggi mentre le più costose ci permetteranno anche di fare tranquillamente, tra un sacco ed una corda attività social per aumentare la nostra fama e poter sbloccare nuove possibilità. Un’altra feature interessante è quella di poter spendere dei punti staff una volta vinto un incontro, con questi punti potremo alzare il livello del nostro coatch e diventare più competitivi. Tuttavia si tratta di una feature riuscita a metà perché molto presto diventerà molto più conveniente cambiarlo, così come il cutman (che ci ricuce ad ogni ferita presa sul ring) ed il manager. Anche graficamente il gioco riesce a dire la sua, con i settaggi ultra le luci sono molto belle ed i dettagli dei pugili sono netti e ben fatti i modelli discretamente realistici anche se quelli del pubblico e dell’arbitro sono almeno un paio di gradini sotto in quanto a qualità e texture. Una cosa che non abbiamo potuto far a meno di notare è proprio l’assenza dell’arbitro sul ring che compare soltanto nelle cut scene dell’atterramento o quando un pugile viene ferito, sicuramente questo avrebbe intralciato e non poco la visuale di gioco (che già ogni tanto ci porta fuori strada a vantaggio dell’avversario) ma in una simulazione realistica, nel 2024 si ha il compito almeno di provarci magari consentendo di renderlo invisibile per scelta dell’utente. A questo proposito non c’è nessuno che ci separa dal Clinch, probabilmente il peggior sistema simulativo di tutto il gioco. Durante il Clinch non è infatti possibile colpire inoltre chi lo esegue guadagna vigore mentre chi lo subisce lo perde, quando ci si stacca è obbligatorio indietreggiare e mettersi in guardia altrimenti un pugno sul mento non ce lo toglie nessuno.

Controllare il ring è la prima strategia

Pugile batte pugile  

Ho lasciato per ultimo il sistema di gioco e le meccaniche principali poiché parlarne nella sua interezza richiederebbe non solo più articoli ma anche la visione di tutta una serie di shortplay per esplicitare l’enorme mole di contenuti tattici e di abilità che questo gioco propone e che prontamente richiede. Innanzitutto abbiamo i quattro pugni principali: il jab, il diretto ed i due ganci comandati dai pulsanti a cui si aggiungono, con la pressione di due di questi in contemporanea, i due montanti (che nelle fasi avanzate del gioco mo0lte volte sono l’unico modo per colpire avversari che si difendono perfettamente). Destra e sinistra nel gioco sono fondamentali perché la potenza dei colpi e l’energia che consuma tirarli è enormemente diversa, considerate che, anche al primo livello di difficoltà, un pugno dato a vuoto può significare prendere un diretto potente che ci manda al tappeto senza conteggio facendoci perdere all’istante. La leva sinistra gestisce il movimento sul ring mentre quella destra serve per i pugni direzionali, la feature più interessante di Undisputed. Con questi pugni potrete colpire praticamente ovunque anche se i migliori risultati li otterrete da posizione ottimale e dovrete fare anche molta pratica sulla gestione della distanza perché i pugni che andranno a vuoto saranno veramente tanti e la natura 3d del gioco con lo spostamento della telecamera rende a volte difficile capire se un colpo è entrato o meno con buona pace dell’effetto sonoro. Scordatevi la rissa!

Undisputed è un gioco dove pugile batte pugile in quanto ad abilità, se avete l’allungo più corto vi toccherà farvi sotto ma se i ganci sono poco potenti o l’avversario può tirare più pugni consecutivi rispetto a voi la vostra sorte è comunque segnata, prima o poi mentre l’energia si esaurisce andrete comunque al tappeto. La gestione dell’atterramento è interessante in quanto per rialzarvi dovrete coprire dei cursori mobili con una combinazione LT-RT che seppur molto semplice al primo atterramento diventa già difficile al secondo e quasi impossibile al terzo. Ne consegue che moltissimi match ve li dovrete giocare ai punti e mentre sarà molto facile farlo sulla distanza di poche riprese su dieci inizia a diventare molto difficile; un numero alto di riprese avvantaggia quasi sempre l’AI che fatalmente gestisce meglio di noi l’incontro (sostanzialmente non dà pugni a vuoto). Anche a quest’ultima difficoltà possiamo porre rimedio in quanto è possibile negoziare ogni caratteristica dell’incontro ma non è detto che questa venga accettata, soprattutto se il nostro manager non è molto capace.


Undisputed è davvero ben fatto e se siete appassionati di boxe vi prenderà da subito. Tuttavia, sebbene il livello di sfida sia altissimo, molte volte vi troverete a perdere per quell’unico magico pugno che l’AI indovina su un nostro colpo andato a vuoto in maniera quasi inspiegabile. In un titolo con una complessità così grande sicuramente c’è qualcosa da rivedere, soprattutto se si vuole affrontare il mondo degli Esport da protagonisti. Nonostante il grande numero di opzioni, la mancanza di ricompense sostanziose ed appaganti alla fine degli incontri alla lunga potrebbe stancare, così come il dover insistere per forza con determinate tattiche per uscire vincitori. Agli appassionati è consigliato senza appello, anche perché la modalità carriera con i pugili reali del passato e del presente è davvero bellissima. Il fatto che non comprenda i soli pesi massimi rende giustizia anche ad un lato della boxe che ha pochi riflettori, ma che distribuisce emozioni a pioggia più del mainstream.


 

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