Tokyo Game Show 2024 – L’armonia del gusto nella “cucina” del Tokyo Game Show – V mensile Cover Story Parte II

di Roberto V. Minasi e Marco Lucio Papaleo

E un altro Tokyo Game Show ci saluta. Cosa ci lascia? Per cosa lo ricorderemo? Cosa ci ha colpito? Oltre alla descrizione spicciola dei titoli presentati, che vi abbiamo fornito in apertura di rivista, il giro del nostro “Universo” si chiude ora con qualche riflessione in merito ad aspetti focali di questo TGS 2024, accennati in apertura e che lasciamo esplodere nei seguenti paragrafi, forse ispirati da questa rinnovata “ship” tra Oriente e Occidente, da opposti che si attraggono, da alleanze che non ci aspettavamo (più).
Per noi il TGS è un po’ come una ciotola di ramen, in cui convivono tradizionalmente ingredienti anche molto diversi, che però poi si armonizzano tra di loro, rendendolo un piatto generalmente molto apprezzato in tutto il mondo. Un classico intramontabile, da gustare con calma, anche in un mondo che va di fretta. Un mondo che sembra non avere spazio per accoglierlo. Eppure, il TGS è ancora qui, a differenza di tanti altri eventi simili.  Forse è il suo gusto caratteristico a renderlo unico e immancabile, un gusto tipicamente nipponico, comparabile del resto al cosiddetto “umami”, il famigerato “quinto gusto” particolarmente saporito e piacevole al palato.
Passeggiando per il Tokyo Game Show, ogni stand è ricco di vari ingredienti che contribuiscono a conferire sapore alla gigantesca ciotola di Makuhari Messe. Che, per certi versi, è anche un enorme food court, pieno di locali tipici ma anche fusion. C’è Kojima che ti serve il sashimi di qualità, ma fuori menù ti propone qualche piatto sperimentale di cucina molecolare; ci sono gli izakaya di SEGA e Square Enix, pieni di piatti tradizionali arcinoti che ordini tramite le figure su di un menù scritto tutto in hiragana che non sai leggere, ma ormai hai imparato a riconoscere; e poi c’è anche Phil Spencer che tenta di imporre la sua catena di hamburgerie all’americana, il suo fast food ricalcolato per le esigenze del pubblico locale… 

Xbox alla riscossa: Microsoft alla conquista del Sol Levante?

Phil Spencer prova ad arruffianarsi il Giappone

Microsoft costretta a inseguire: la concorrenza, il pubblico, se stessa… Dopo che Sony si è presa la libertà di inaugurare idealmente la stagione autunnale degli eventi piazzando uno State of Play appena prima del Tokyo Game Show, Microsoft ha dovuto necessariamente ribadire tramite social che non tutto quello che PlayStation ha mostrato fosse un’esclusiva PS5.
Messaggio ricevuto dall’utenza? È quello che si augura Phil Spencer. Il CEO di Microsoft Gaming da oramai diversi anni sta tentando di corteggiare un pubblico, quello giapponese, che nutre una certa diffidenza verso tutto ciò che sventoli stelle e strisce.
Sarà per questo che anche per quest’anno Microsoft ha optato per un evento in seno al TGS con tanto di presenza fisica con un booth a Tokyo? Tra le altre cose è vero anche questo. “Siamo dalla vostra parte. Abbiamo giochi che vi piacciono” sembra voler insistentemente dire Spencer ai giapponesi. L’impegno c’è sicuramente, ma non viene premiato dai dati di vendita. La scarsissima penetrazione sul mercato farebbe desistere chiunque altro. Ma Phil non lo sa e ci prova lo stesso. Ci prova – anche – raccogliendo ciò che PlayStation non s’è portata dietro dall’evento precedente.  Aprire lo Showcase con un trailer di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è una scelta forte, fortissima. Oltre a ribadire ancora una volta il concetto che non si tratta di un’esclusiva console Sony, l’aver mandato avanti Naked Snake e soci ha permesso di settare subito un mood caricando di aspettative e hype. Non nascondiamolo: Delta, al pari e forse più di Silent Hill 2, è uno dei progetti remake Konami che il pubblico ‘aspetta al varco’: per demolirlo, se ci sarà da demolire, o per esaltarlo, se ci sarà da esultare.

Una skill non da poco

Per certe cose, insomma, il reparto marketing di Microsoft lavora piuttosto bene. A differenza di Gamescom o del fu E3, noti per mantenere il più possibile un’impronta cosmopolita e globale, il Tokyo Game Show è un evento ad alto carattere identitario: pensato dai giapponesi e per i giapponesi. I gaijin occidentali sono i benvenuti… finché rispettano le regole di casa. E sia Spencer che i suoi sembrano averlo capito. Lato executive, il CEO si è assicurato quante più collaborazioni possibili con gli studi di terze parti attivi sul suolo nipponico. Una vera e propria strategia diplomatica di apertura. Lato marketing, invece, si è deciso di confezionare un evento “a misura di TGS” privilegiando appunto le produzioni del Sol Levante.
Così, dopo avere dato a Konami l’onore, e l’onere, di aprire le danze, ecco che Spencer passa i successivi 45 minuti circa a sciorinare nomi di progetti che ben si sposano col gusto più squisitamente orientale. È il caso, giusto per citare un nome tra gli altri, di Slitterhead. Keiichiro Toiyama, già ideatore di Silent Hill, è ancora alle prese col primo progetto del suo Bokeh Studio: un action a tinte horror che sembra riprendere elementi dal manga Kiseiju di Itoshi Iwaaki. Dentro i confini nazionali il progetto ha raccolto più consensi che all’estero.
Il “piatto forte” potrebbe essere però stato Atelier Yumia: L’Alchimista della Memoria e La Terra immaginaria. La serie di JRPG curata da Gust ed edita da Koei Tecmo è sostanzialmente una debuttante su console Xbox. Assicurarsi non solo la presenza di un titolo della saga su Series e su One (oltre che per PC con sistema operativo Windows) è già un bel risultato per Microsoft. Fare in modo di essere i primi a dare l’annuncio della data di uscita è una piccola medaglietta che il team può appuntare al petto.
Tra gli altri annunci dal carattere più “nazional popolare”, non possiamo dimenticare Synduality: Echoes of Ada. L’extraction shooter di Bandai Namco ha basi piuttosto solide, per quanto poco originali, ed è reduce da due closed beta. Arriverà il 24 gennaio. Dal tenore simile è The Starbites. Anche il GdR di Ikina Games ci mette a bordo di mecha comandati da ragazze in salsa anime. Annunciato circa due anni fa è passato poi sostanzialmente in sordina. È atteso entro la fine di quest’anno.

Senza dimenticare le buone abitudini di sempre. Vero, Phil?

Il gusto del Game Pass…

Piccolo ma significativo lo spazio riservato al catalogo di giochi disponibili pagando l’abbonamento mensile. A parlarne è stata Sarah Bond, che ha ribadito come il servizio non necessiti nemmeno più di una console per funzionare: Smart TV, ma anche semplici Fire Stick sono perfettamente in grado di reggere l’applicativo e permettere il funzionamento dei giochi in cloud. Un modo per convincere chi c’era che vale la pena dare una chance al catalogo senza per forza acquistare una console? Probabile: non è detto che tutti siano disposti a cedere uno slot sotto la TV a una Series X o Series S. C’è poi una certa refrattarietà al cambiamento, comune a tutti gli esseri umani, a dire il vero, che potrebbe essere superata attraverso quella che ha tutta l’aria di voler essere una rivoluzione gentile e graduale. Il piano funzionerà? Staremo a vedere. Gradita ancora la presenza di Metaphor: ReFantazio, dimostrazione che la rinnovata fiducia che SEGA e Atlus stanno accordando a Microsoft si stia cementificando. Una buona notizia.

Dragon Quest è un’altra arma nel nuovo arsenale di Microsoft.

Un assaggio di USA che non ha stonato

Come solito nel suo stile, Spencer ha indossato una T-Shirt che lasciava intendere ci fosse qualcosa che bolliva in pentola. Avendo oramai a disposizione le forze di Blizzard (dopo l’acquisizione di ABK per quasi 70 miliardi di dollari), Spencer ha convinto tutti che portare i primi due Starcraft su Game Pass fosse una buona idea e che il cuore del Giappone fosse il luogo ideale dove fare l’annuncio. I due strategici hanno una solida fan base da quelle parti d’altronde. Sempre da Blizzard poi la collaborazione tra Overwatch 2  e Boku No Hero. Sull’hero shooter di casa Blizzard sono attese le skin provenienti dal manga e anime My Hero Academia.

Katamari Reroll + Royal Reverie è l’ennesima sorpresa che non ti aspetteresti tradizionalmente su Xbox.

Annunci a sorpresa e shadow drop

Microsoft si è mossa bene perché si è assicurata di non mostrare soltanto il “già visto”. Alcuni degli annunci dell’evento, infatti, sono dei veri e propri inediti che hanno trovato lì il loro primo spazio ufficiale. È il caso ad esempio di All You Need is Help. Il gioco di Q-Games si gode anche uno shadow drop (pure su Game Pass) in diretta da Tokyo. Un colorato puzzle game cooperativo che ha tutta l’aria di poter attirare il pubblico presente in fiera. Sempre su Game Pass è stato annunciato l’arrivo in diretta di Katamari Reroll + Royal Reverie. Ci sarebbe poi da menzionare l’inedito Threads of Time, un RPG Fantasy vagamente ispirato a Chrono Cross o a qualche capitolo di Final Fantasy. Sviluppato da Riyo Games ed edito da Humble Games. Non ha ancora una release date definitiva, ma è di certo qualcosa da tenere d’occhio.

La specificità del TGS passa anche attraverso show molto “tipici”, come quello di Eiko Kano.

Square Enix si salva in corner

È come se a un certo punto, dopo l’evento inaugurale, Square Enix avesse deciso di avere già fatto abbastanza per la fiera. Questo ha giocato certamente a favore di Spencer che si è così ritrovato a poter annunciare una serie di titoli decisamente appetibili per il pubblico cui si stava rivolgendo. Mesi fa uno storico abbraccio tra Phil Spencer e Takashi Kiriyu aveva suggellato una rinnovata alleanza tra Microsoft e Square Enix con quest’ultima che prometteva di portare su Xbox vari capitoli di Final Fantasy. La prima pietra di quell’accordo fu l’amatissimo Final Fantasy XIV: il capitolo multiplayer ha ancora una community attivissima ed estesa. L’ulteriore allargamento della platea è stato accolto come una manna dal cielo.

A tal proposito era lecito aspettarsi che l’azienda attendesse l’evento per sganciare qualche bomba. Un Final Fantasy VII Remake avrebbe aperto la strada all’intera “trilogia” re-immaginata da Tetsuya Nomura e Yoshinori Kitase. C’era altresì speranza, sebbene più flebile, per Final Fantasy XVI. L’ultimo gioco della serie è fresco di una tribolata pubblicazione su PC e forse aspettarselo così presto su Xbox sarebbe comunque stato poco sensato. In compenso però è stata annunciata la Pixel Remaster, collezione che comprende i primi sei giochi della serie nata da SquareSoft. Questa è subito disponibile. Bisognerà attendere invece un po’ per Dragon Quest 3 HD 2D, che arriverà a novembre anche su Xbox, ma che intanto ha marcato visita con un breve filmato.

Chi invece è arrivato subito lasciando tutti di stucco è la combo Trials of Mana e Legend of Mana, remake dei capitoli rispettivamente tre e quattro di Seiken Densetsu. Entrambi sono già su Game Pass. Merito dell’uscita recentissima di Visions of Mana? Perché escluderlo. Ma esauriti questi annunci che hanno infiammato certamente i – pochi – possessori di Xbox in Giappone, che fine ha fatto Square Enix? Fatta eccezione per un nuovo trailer dedicato a Life is Strange: Double Exposure (che per la verità è una produzione Deck Nine) e di cui parliamo meglio sempre su questo numero di V, lo ‘show’ organizzato dall’azienda si è concentrato unicamente su Dragon Quest 3 HD 2D.

Tokyo Game Show, perché il suo gusto funziona ancora?

Proprio lo stream organizzato da Square Enix e che ha avuto per protagonista l’attore Eiko Kano ci permette di riallacciarci a un concetto espresso qualche pagina indietro: il Tokyo Game Show non è una fiera come le altre. Segue le sue peculiari regole e si rivolge a un suo particolare pubblico. Se però quello che Square Enix ha messo in piedi è stato uno show la cui cifra stilistica è quella tipica delle produzioni Made in Japan coi suoi toni esagerati e fuori le righe, il resto della manifestazione di Tokyo è stato di tutt’altro segno. Esattamente e forse più della gamescom di Colonia, il Tokyo Game Show è una fiera che fa della presenza fisica in loco la sua potenza massima, sia per i normali visitatori che per gli addetti ai lavori.
Il fatto che i panel vengano anche trasmessi in streaming sul web ci permette di capire meglio questo concetto. Quello di Microsoft, ad esempio, pur con tutti i suoi contenuti pensati per generare appeal agli occhi del pubblico rimane un evento alla occidentale: uno showcase pensato quasi esclusivamente per la fruizione davanti ad uno schermo. Il resto degli eventi, invece, è chiaramente pensato per una fruizione col pubblico in presenza. Quello che normalmente è un video pubblicato dopo attenta revisione e montaggio diventa una mini conferenza che, per quanto regolata da una rigida scaletta, è un momento di compresenza. Creator, fan e addetti ai lavori si ritrovano insieme a poca distanza. Niente pomposità e fronzoli inutili: ci sono i creator che parlano, che spiegano e che raccontano il loro processo creativo, le loro idee e si lasciano “scappare” informazioni succose sui progetti a venire.

Kojima Productions vs. Konami

Esempi perfetti di quanto affermato sono i panel organizzati da Konami e Kojima Productions. Nel primo caso abbiamo assistito a un Metal Gear Production Hotline, ma in luogo del video montato ad hoc abbiamo avuto una piccola chiacchierata tra Noriaki Okamura, Yoji Korekado e Jiro Oishi che hanno parlato del nuovo gioco mostrandone anche un breve gameplay col quale illustrare ‘coi disegnini’ quello che stavano descrivendo. A proposito, proprio quella build è stata messa a libera disposizione degli utenti che si sono trovati a Tokyo in questi giorni.
E uguale, o quasi, la situazione di Kojima Productions. Il panel promosso da PlayStation ha visto il game director accompagnato dall’amico regista Nicolas Winding-Refn dialogare col cast di doppiaggio giapponese. È stata l’occasione giusta per approfondire tutta una serie di personaggi o appena accennati oppure addirittura inediti. Tarman (George Miller) e Dollman (Faith Akin) erano stati visti nei trailer più recenti. Il personaggio di Elle Fanning (Tomorrow) ha finalmente un nome e un ruolo nella storia.
Menzione a parte merita Shioli Kutsuna. L’attrice giapponese già nota per avere interpretato Yukiko in Deadpool, risulta essere uno dei primi membri del cast di Death Stranding 2 che Hideo Kojima ha rivelato (proprio al TGS di un anno fa, tra l’altro). Di lei, però, non avevamo ancora immagini in-game. Kojima ha scelto ancora il TGS per svelare quale fosse il suo ruolo nella storia. Nel mezzo, oltre all’illustrazione di alcune delle principali fasi di lavorazione, Kojima sapeva di potersi permettere due divagazioni, entrambe perfettamente in linea sia con il tipo di evento sia per il contesto di riferimento. La prima: una presentazione di una feature particolare che sarà presente in Death Stranding 2. Non – solo- una photo mode, ma una vera e propria modalità di photo shoot come quelli con le modelle. Non a caso Kojima ha deciso di dedicare questo momento a Elle Fanning, Léa Seydoux e, appunto, Shioli Kutsuna. Il secondo momento, una performance di Daichi Miura. Nell’esibizione, Miura ha cantato Horizon Dream, la canzone legata ufficialmente a Death Stranding 2: On the Beach.
Sia in un caso che nell’altro si esce arricchiti di una serie di informazioni in più. Informazioni che godono non solo del beneficio dell’ufficialità, ma che vengono avvalorate anche dall’essere state pronunciate da chi su quei giochi ci lavora anche. Certo, poi per la ‘lezione’ la manifestazione di riferimento sarebbe la Game Developers Conference, ma vediamo di non deragliare troppo.

Owari(?)

Avrebbero potuto esserci così tanti altri momenti da inserire in queste pagine, ma condensare lo spirito di quella che è una manifestazione quasi trentennale non sarebbe stato facile nemmeno avendo a disposizione un intero tomo universitario. Succede ogni volta che si vuole provare a raccontare una fiera da vivere in presenza. In mezzo agli annunci (quelli sono facili da raccontare), la parte difficile è far trasparire le emozioni. Per questa volta, ci accontentiamo di avervi fatto assaporare un po’ di TGS.

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