Flintlock: The Siege of Dawn Recensione V mensile

Nella storia videoludica ci sono opere che, con la loro originalità, riescono a creare un intero genere di riferimento. Uscito nel 2009 e inizialmente conosciuto da pochi utenti, con il passare degli anni il Demon’s Souls di From Software portò a una serie titoli di tale successo da generare un genere a parte, conosciuto come soulslike. Era solo questione di tempo prima che altri sviluppatori capissero che questa categoria videoludica, che univa una lore profonda, atmosfere decadenti e affascinanti a un livello di sfida alto ma appagante, potesse essere un’ottima occasione. Iniziarono così a uscire vari titoli simili e più o meno riusciti, da Lords Of The Fallen all’ottimo Lies Of P. A fronte di titoli ispirati ai lavori di From Software fino a replicarne fedelmente anche l’alta difficoltà, ce ne sono altri che propongono meccaniche e ambientazioni simili, ma preferiscono un approccio molto più semplice. Su questa scia si colloca Flintlock: The Siege Of Dawn di A44 Games, già autrice di Ashen. Il titolo, pur ispirandosi ai lavori di From Software, si concede anche alcune variazioni che ricordano The WitcherAssassin’s Creed e i recenti God Of War, benché riesca a mantenere un’identità propria.

Flintlock
Il design di alcune ambientazioni e boss è decisamente ispirato.

Flintlock: l’alba dei morti viventi

La storia si svolge nel mondo di Kian, un reame separato dal Grande abisso, una sorta di aldilà dove le anime dei morti finiscono in attesa di giudizio, solo da una barriera. Il compito di tenere d’occhio questo confine, ed evitare che i rancorosi defunti invadano Kian, spetta a una confraternita di abili guerrieri conosciuta come Armata della coalizione. In un giorno apparentemente come tanti uno dei punti della barriera viene aperto da antiche divinità, intenzionate a dominare il mondo dei vivi. La nostra protagonista, Nor Vanek, si offre subito volontaria per guidare un gruppo di soldati contro l’invasione e cercare di chiudere il varco, ma perde conoscenza nel tentativo, per poi risvegliarsi in mondo dove vagano orde di non morti e anche qualche altra creatura ben più pericolosa e potente. Aiutata dalla volpe senziente Enki, che poi si rivelerà a sua volta una divinità benevola, Nor inizierà un lungo viaggio tra boschi, templi, montagne e, già che c’è, sigillare una volta per tutte il confine con il Grande abisso. La trama che fa da sfondo all’opera di A44 Games è affascinante e godibile, ma piuttosto semplice e, viste le premesse e l’ottimo materiale di ispirazione, avrebbe meritato una maggiore profondità.

Flintlock
La volpe Enki, oltre che una gradevole compagnia, è anche un valido aiuto nei combattimenti.

Una volpe divina per amica

Come accennato, Flintlock riprende le meccaniche di vari altri titoli, con una certa preferenza per le opere di From Software, e riesce a farlo bene. Dopo un prologo che funge da classico tutorial, ben presto avremo a disposizione un discreto arsenale, tra asce, spade, pistole, fucili e incantesimi. Tutto ruota nel saper gestire il passaggio tra difesa, schivata, attacchi da mischia e da fuoco e incantesimi vari. Cosa che avviene in maniera fluida e intuitiva. Enki, da parte sua, non si limiterà a dispensare pillole di saggezza e nozioni storiche sull’ambientazione e sulle divinità, ma si rivelerà fondamentale anche nei combattimenti, venendo spesso in nostro aiuto grazie ai suoi poteri magici. Non manca la possibilità di attivare il doppio salto e alcuni piccoli portali aerei che, in modo piuttosto acrobatico, ci permettono di spostarci velocemente per l’area (è disponibile anche un comodo teletrasporto) e raggiungere zone altrimenti inaccessibili. I veterani dei vari soulslike si sentiranno presto a casa, sia nelle meccaniche sia nel sistema generale, che tra l’altro include anche dei piccoli altari (sì, ricordano molto i falò) dove, a prezzo della resurrezione di tutti i nemici esclusi i boss, è anche possibile ricaricare l’energia e le cure. Il livello di difficoltà. soprattutto in confronto alle sue fonti di ispirazione, è abbastanza basso, ma in certi frangenti non è da sottovalutare. Nonostante la sua apparenza da open world, l’avventura principale è piuttosto lineare, ma dispone di molte variazioni, missioni secondarie e villaggi da liberare dal boss di turno. Deviare spesso dalla trama principale per completare queste missioni parallele ci permetterà quindi di approfondire la trama, conoscere nuovi personaggi e sbloccare nuove armi e potenziamenti.

Padroneggiare la varietà del sistema di combattimento è fondamentale.

Flintlock: il fascino del Grande abisso

Dal punto di vista estetico, l’opera di A44 Games non pretende di raggiungere le vette viste in altri titoli recenti, che talvolta nascondono pessime meccaniche e scarsa giocabilità dietro una patina di splendore grafico. Ma fa bene il suo lavoro. Le ambientazioni sono molto varie, tra sotterranei, boschi, montagne, antiche città in rovina, personaggi e boss abbastanza ben caratterizzati. È possibile, anche qui, scegliere tra le modalità grafica e prestazioni (consigliamo quest’ultima, vista la natura spesso frenetica delle meccaniche) e ci sono sufficienti dettagli, con qualche momento di vera bellezza. Un occhio attento noterà però un lieve ritardo nel caricamento di alcune texture e la mancanza di ombre in certi punti. Quel che manca è una maggiore ispirazione nelle ambientazioni e nel design di alcuni boss. Siamo ben lontani dalla decadente bellezza e originalità viste in ben altre produzioni, ma quel che c’è funziona bene. Una menzione per il comparto sonoro. Al di là di musiche adatte al contesto, ma abbastanza anonime, troviamo un doppiaggio (solo in inglese) ottimo, soprattutto per quel che riguarda il personaggio di Enki.

Flintlock
Pur non raggiungendo le vette di altre produzioni, il comparto grafico si difende bene.

Conclusioni

Flintlock non promette l’impossibile, ma offre un’esperienza solida e divertente che riunisce elementi già visti in altri titoli, amalgamati con maestria per creare un’atmosfera coinvolgente. Meccaniche semplici ma profonde e un approccio sincero lo rendono un titolo piacevole e scorrevole, lontano dalle false promesse di altre produzioni.

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