Negli ultimi anni i videogiochi hanno attraversato un’evoluzione tecnologica senza pari, che molto spesso è andata di pari passo con una certa maturazione nei temi trattati e nell’atmosfera generale: tutto ciò li ha resi più complessi, ampi ed articolati, ma anche meno immediati. Il compito di recuperare, di tanto in tanto, la loro struttura e la loro anima vintage è quindi affidato prevalentemente alle piccole produzioni indie. Una di esse è Knight Squad, titolo che, infischiandosene bellamente di calcoli o di meccaniche complesse, fa riscoprire la genuinità di prendersi a spadate (e a spallate, nel caso si giochi tra amici) senza preoccupazioni.
L’idea di base su cui il titolo di Chainsawesome Games si fonda è essenzialmente quella di mescolare insieme le anime di diverse serie storiche di stampo arcade: il caos dei Maze à la Bomberman, le tattiche co-op di Gauntlet e le inquadrature degli ancor più antichi Robotron e Pac-Man. Non fatevi ingannare, però, dal suo aspetto piuttosto spartano, quasi povero, perché il titolo uscito su Xbox One lo scorso novembre è frutto di una lunga gestazione. Reso disponibile in early access su Steam più di un anno fa in una versione piuttosto grezza, carente di diverse caratteristiche come il multiplayer online, è stato oggetto nel tempo di continue correzioni ed affinamenti fino a raggiungere la sua forma definitiva, con una quantità di elementi e contenuti, già più che buona al lancio, ulteriormente arricchita da un add-on che, al prezzo di cinque euro, aggiunge tre nuovi personaggi e quattro modalità aggiuntive.
La struttura di Knight Squad è piuttosto semplice: otto cavalieri si affrontano a colpi di spada in nove diverse modalità , all’interno di altrettante arene di gioco disseminate di power-up e rappresentate con un’inquadratura fissa dall’alto, il tutto in salsa medievaleggiante e con una più che discreta dose di autoironia. Lo scopo, a prescindere da quale mappa e quale modalità  si stia giocando, è sempre più o meno quello di fare più punti possibile per vincere lo scontro, la cui lunghezza è selezionabile a piacere, così come la difficoltà dei bot nel caso si giochi da soli. Le modalità si suddividono in due tipologie, quelle fra due squadre composte da quattro elementi e quelle che invece prevedono un combattimento tutti contro tutti. Le seconde sono sicuramente più caotiche e meno tattiche, ma forse più divertenti; rientrano in questa categoria le due che ci hanno colpito maggiormente, ovvero “juggernaut”, che si basa sul controllo di una potentissima arma speciale, e “gladiator”, che consente di fare molti più punti rimanendo al centro del rettangolo di gioco.
Tutte le altre rappresentano né più né meno variazioni delle classiche tutti contro tutti, deathmatch e cattura la bandiera, con la simpatica digressione rappresentata dalla modalità “soccer” che vi consente di cimentarvi in una sorta di subbuteo virtuale a squadre mentre vi scannate di furiose spadate. Pur non rappresentando nulla di nuovo sotto il sole, le modalità risultano essere nel complesso piuttosto coinvolgenti e soprattutto varie. Certo, da questo punto di vista c’è sempre il rischio di offrire qualcosa di più brillante e qualcosa che invece sia meno ispirato, e Knight Squad rappresenta purtroppo uno di quei casi: individuate le tre o quattro modalità che vi divertono di più, continuerete a giocare probabilmente solo quelle, ma è comunque apprezzabile l’estrema cura mostrata in questo campo dagli sviluppatori, che hanno voluto offrire ai giocatori un ampio ventaglio di possibilità da cui scegliere.
I cavalieri si caratterizzano per essere tratteggiati a tinte caricaturali ed umoristiche: ad esempio, Selfie, personaggio vanitoso ed amante degli autoscatti, Solo, che usa la spada come una chitarra, Smash, che invece di percuotere gli altri si picchia l’elmo da solo, e così via. Un vero peccato, però, che la loro ottima rappresentazione non si rifletta in alcun modo sul campo di battaglia ma rimanga solamente un fattore estetico: le simpatiche attitudini degli otto personaggi avrebbero potuto aggiungere ulteriore profondità ad un titolo comunque già più che buono da questo punto di vista. Il combattimento è frenetico e non concede un attimo di respiro: una spadata è sufficiente per mandare un cavaliere avversario all’altro mondo e l’unico modo di sfuggire a questo dogma è procurarsi uno scudo, che vi consente di resistere al primo colpo. Capiterà spessissimo di morire, respawnare (a seconda che la modalità lo preveda o meno) e morire di nuovo a distanza di pochissimi secondi, con in mezzo una spadata alle spalle al malcapitato di turno. Ciò lascia intuire che bisogna stare molto attenti ed attaccare per primi se non si vuole perdere una eventuale posizione di vantaggio e ripartire dalla propria base.
Disseminati all’interno delle nove arene è possibile trovare armi e power-up in posizioni prestabilite che non solo sono spesso divertenti da scoprire, ma il loro controllo e il loro sapiente utilizzo determinano quasi sempre la differenza tra vincere un round o essere massacrati senza pietà , specialmente alle difficoltà più elevate. Avrete a disposizione, oltre alle vostre spade di base, armi bianche di diverse tipologie, trivelle, archi con cui attaccare dalla distanza e diversi oggetti come stivali per avere più velocità , utilissimi nelle modalità a obiettivi, o il già menzionato scudo. Sono presenti anche particolari arnesi disponibili in modalità specifiche, tra cui pistole laser, in barba a qualsiasi velleità di realismo, bombe che vi consentiranno di esplodere come kamikaze uccidendo all’istante qualsiasi cosa vi circondi e perfino cavalli. Beh, cosa sarebbe un gioco medioevale senza cavalli?
Le nove mappe sono anch’esse, come le modalità , ben differenziate tra loro e complessivamente ben bilanciate tra scontri a corta e media distanza, con diversi tratti distintivi: in alcune, ad esempio, sarà necessario distruggere i muri con l’ausilio di trivelle sparse per l’arena stessa per ottenere un vantaggio tattico, in altre sono presenti torrette che sparano a chiunque si avvicini, a rendere ancor più frenetico il ritmo degli scontri. Fortunatamente, inoltre, le arene non sono legate alle modalità , nonostante il loro numero equivalente porti a pensarlo, e sono selezionabili liberamente all’avvio di uno scontro. C’è però un problema: gli otto personaggi di per sé sono piuttosto piccoli rispetto alla grandezza totale della mappa, e il gioco fa ben poco per  far risaltare gli elementi chiave a schermo. Se a ciò aggiungiamo che il tempo di ricarica di tutti i power up è spesso parecchio ridotto, la caoticità degli scontri raggiunge spesso livelli incredibilmente alti, rendendoli a tratti confusi per la quantità di elementi da tenere sott’occhio. Capiterà più di una volta di perdere di vista il proprio cavaliere per guardare da un’altra parte e di morire in questo modo, e potete crederci se vi diciamo che la cosa dopo un po’ diventa fastidiosa. Per ovviare al problema si sarebbe potuta inserire nelle opzioni la possibilità di effettuare uno zoom sulla metà  dell’arena in quel momento occupata dal nostro eroe, lasciando alla levetta destra del pad (normalmente libera) il compito di osservare cosa accade nell’altra porzione di mappa.
In un gioco di questo genere non può mancare il multiplayer, che è ovviamente presente e in certi frangenti sembra davvero cucito addosso al gioco. Knight Squad permette infatti di affrontare fino a un massimo di tre amici offline (con i rimanenti quattro cavalieri controllati dai bot) o sette giocatori online. Il divertimento, quando si gioca con avversari umani, è assicurato, e il prendersi a mazzate con furia e agonismo assume un valore completamente diverso. Peccato che trovare una partita online sia spesso un’impresa, dal momento che i server sono quasi vuoti, e anche quando si riesce a giocare, solitamente di sera (se si è fortunati), è piuttosto difficile trovare match a cui prendano parte otto giocatori, costringendo il gioco a riempire gli slot vuoti con i soliti bot. Come unico extra al combattimento PvP, il titolo può contare su una serie di sei sfide sbloccabili progressivamente, nelle quali saremo chiamati a combattere vari mostri in tipologie che vanno dall’orda alla semplice sopravvivenza in mappe prestabilite ad-hoc, con tanto di classifiche su Xbox Live. Nel complesso le sfide non riescono a brillare o ad essere particolarmente interessanti, anzi, sono piuttosto dimenticabili, considerato quanta varietà e divertimento il gioco può offrire nel resto del pacchetto, ma fa comunque piacere che ci siano e offrono quantomeno un’alternativa a chi volesse prendersi una pausa dai soliti combattimenti. Inoltre è possibile osservare le partite tra i bot non prendendovi parte, opzione molto utile nel caso si voglia studiare una precisa tattica prima di cominciare un match.
Un titolo simile, non potendo sicuramente contare su un aspetto grafico e tecnico di rilievo, si concentra sullo stile artistico generale, fumettistico e caricaturale, che vede un esempio in Castle Crashers, sebbene il titolo arcade di Chainsawesome riesca comunque a mantenere una propria identità visiva nel panorama indie attuale, e questa, va riconosciuto, non è un’impresa in cui tutti riescono. Nulla di particolarmente ispirato o eccelso a dire il vero, ma va comunque sottolineato l’ottimo lavoro svolto nel comparto sonoro, a cui è stato dato un timbro piuttosto serioso, a creare un contrasto quasi comico con l’umoristico stile visivo. Ne sono esempi gli effetti abbastanza verosimili e il fiero tema udibile nel menù principale a cui si aggiunge la voce registrata in stile Mortal Kombat (a volte ci è venuto il sospetto che il doppiatore fosse lo stesso!) che rimarca gli avvenimenti e il conseguimento degli obiettivi in gioco.
Insomma, Knight Squad è un titolo dalla doppia faccia: al di là di alcuni difettucci forse in parte intrinseci nel genere, come un’azione a tratti caotica e la presenza di alcune modalità e di sfide non proprio ispiratissime, offrirà a chi vorrà dargli una possibilità ore e ore di sano divertimento “vecchia maniera” sul divano con gli amici o in multiplayer online, il tutto al più che ragionevole prezzo di 15 euro. Chi cerca un titolo che invece offra un minimo di profondità e di complessità , giri al largo: qui ci sono solo… mazzate!