Viviamo in un mondo che va di fretta. L’obsolescenza è il nuovo mostro del millennio. Siamo così impauriti dal rischio di non essere più adeguati e al passo con i tempi che questa morbosa necessità di innovazione a tutti i costi ci spinge a lanciare (in senso letterale) sul mercato prodotti che, alla fine, sono tutto meno che innovativi e, soprattutto, sono meno che rivoluzionari. Le donne hanno paura di invecchiare perché la società le ha convinte del fatto che non ne hanno diritto e, allo stesso modo, le tecnologie vanno rinnovate ancor prima di invecchiare perché… a cosa serve una tecnologia vecchia?
E così, come le donne cedono ai ritocchini per nascondere il tempo che passa, allo stesso modo le console si concedono edizioni pro, con risultati quantomeno discutibili in entrambi i casi. Attenzione, qui non si parla di chirurgia estetica volta a risanare una situazione drammatica, quanto più del fatto di inseguire un’eterna giovinezza che, in verità, non esiste.
Già me la immagino la riunione dove un consesso di raffinatissimi commerciali ha deciso quali dovessero essere le caratteristiche della Pro.
- “Trovo quella linea orizzontale fastidiosamente antisociale”.
- “Hai perfettamente ragione, la Pro ne avrà almeno tre! E poi io le darei almeno il doppio della potenza sul Ray Tracing”.
- “Assolutamente, è scandaloso che le persone debbano subire questa violenza oculare ad ogni avvio”.
Che poi, a dirla tutta, l’80% dei giocatori ancora deve capire cosa sia il ray tracing, ammesso che con i ritmi frenetici dei giochi contemporanei uno abbia il tempo di osservare il movimento delle sorgenti di luce e l’effetto che queste hanno sulle superfici, in relazione ai movimenti della telecamera.
Quale folle giocatore non vorrebbe correre ad accaparrarsi il gioiellino Pro per la modica cifra di due Nintendo Switch Oled più un discreto numero di giochini?
Ammettiamolo, questa non è nient’altro che una corsa, fine a se stessa, all’uscita di prodotto “nuovo”; un device che, a dirla tutta, ad oggi non ha nessun software in programma pensato ad hoc per sfruttare questi mirabolanti miglioramenti tecnologici, se non l’ennesima remastered/remake (inutile) di un titolo uscito l’altro ieri.
Mio malgrado, vedo preoccupanti similitudini con quello che, a mio avviso, è il mercato simbolo del fast food tecnologico, la telefonia. Con la necessità di star dietro a una domanda incalzante da loro stessi creata, ogni anno, e dico ogni 12 mesi, Apple e Samsung si combattono a suon di lanci. Modelli tutti uguali che si susseguono vorticosamente in un turbinio di numeri e sigle che confondono il consumatore tanto quanto gli esperti, che non sanno nemmeno loro come giustificare il tutto. Ma ormai sono in ballo e, quindi, ballano.
Siamo davvero disposti a seguire la lead di un mercato che sta chiaramente andando in questa direzione suicida? Abbiamo già visto in ambito software cosa accade in un mercato soggetto ad una crescita ipertrofica generata dalla sovrapproduzione; cosa vieterebbe alla crisi di allargarsi anche verso questi nuovi orizzonti?
Una magra consolazione la trovo nel fatto che, fortunatamente, non tutti i grandi attori hanno deciso di intraprendere questo cammino, consapevolmente forti della loro scelta di essere “Differenti”. Chissà, magari questa scelta di innovare quando si ha veramente qualcosa di nuovo da proporre un domani salverà il mercato…
Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 6 di V – il mensile di critica videoludica