Diciamoci la verità, l’8 ottobre non è poi lontanissimo. Il remake di Silent Hill 2 assegnato da Konami a Bloober Team, dunque, è ormai alle porte. Mentre ancora il pubblico sta cercando di capire cosa ne pensa di questa operazione e si divide su due opposte fazioni – i fiduciosi e i diffidenti – abbiamo pensato potesse essere utile preparare il palato per quello che è, indiscutibilmente, uno dei migliori esponenti del genere horror a sfondo psicologico mai prodotto.
Atmosfere oniriche, personaggi complessi e sfaccettati e una trama avvincente, il tutto sorretto da un gameplay semplice ma efficace. Mettere insieme questi ingredienti con la giusta alchimia non è compito semplice. In un certo senso, Silent Hill 2 rappresenta un vero e proprio unicum nel suo genere. Eguagliare quella formula, anche provando a utilizzare i medesimi ingredienti non è impresa da tutti.
Nella lista che troverete di seguito – che, ricordiamo, non è una classifica – troverete tanti nomi. Alcuni di questi potrebbero perplimervi al punto da lasciarvi con l’atavico dubbio: “e che ci fa questo qui in mezzo?”. A nostro avviso, invece, voi che leggete, potreste trovare lì in mezzo almeno una perla che non avete mai giocato, un titolo non presente nella vostra collezione, un nome che non avete mai sentito o quello che i vostri amici continuano a ripetervi ma a cui non avete mai dato una chance. Beh, forse potreste ripensarci dopo questo articolo.
Prima di procedere, forse volete recuperare l’ultimo trailer del gioco Konami in arrivo a inizio ottobre?
Alien Isolation: nello spazio nessuno può sentirti urlare
Lo ammettiamo, qui eravamo parecchio dubbiosi, quale horror spaziale sarebbe stato meglio inserire: Dead Space o Alien Isolation? Quello prodotto da SEGA è, lo riconosciamo, un videogame ancora oggi ineguagliato sotto tanti punti di vista. L’idea poi di uno Xenomorpho da outsmartare invece che da ‘massacrare’ ci sembra a oggi ancora originalissima e in controtendenza rispetto ai canoni cui siamo abituati.
Pur riconoscendo a Dead Space il merito di un comparto visivo, sonoro e ludico decisamente all’avanguardia (sia per l’originale che per il remake), quella vissuta sulla Ishimura USG ha ancora troppo retrogusto action anni ’90. Isaac è, insomma, anche un po’ il demoltion man di turno che deve vedersela con mostri disgustosi e basta.
Quello che Amanda Ripley vive sulla Sevastopol, di contro, è vero e proprio logorio psicologico. Lo Xenomorfo è un’avversario formidabile e la paura di trovarlo dietro ogni angolo, o in agguato in ogni stanza, con l’inevitabile game over che ne consegue è sufficiente a mettere in crisi anche il più svezzato dei gamer. Se ci aggiungete che The Creative Assembly ha inserito una feature interessante: l’alieno immaginato da Giger utilizzerà i suoni emessi dal giocatore – e captati dal microfono – per darci la caccia. E com’è il respiro di chi ha paura? Esatto
Amnesia The Dark Descent: un incubo da vivere e sconfiggere
Primo della quadrilogia proposta da Frictional Games (gli stessi di Soma e Penumbra), Amnesia The Dark Descent ci mette nei panni di Daniel, un archeologo londinese che ha quasi del tutto perso la memoria. Al suo risveglio a inizio gioco, Daniel ricorda pochissimi dettagli di sé stesso. Tra le altre cose che ricorda poi, la consapevolezza di essere braccato da qualcosa che non conosce e non comprende: una specie di ombra che tenta di insidiarlo.
Pur con il suo retrogusto “esotico” (non vogliamo assolutamente spoilerarvi nulla), Amnesia The Dark Descent prova ad accompagnarci lungo un viaggio verso un vero e proprio incubo. L’inquadratura in prima persona e gli scuri ambienti chiusi sono necessari per lasciarci provare la stessa claustrofobica angoscia che attanaglia il protagonista. Se i ricordi di James in Silent Hill 2 sono frammentati e falsati dalla sua stessa psiche, quelli di Daniel sono custoditi in un diario redatto proprio dal protagonista stesso prima che la memoria fosse perduta. I dev hanno voluto che tra i parametri che il giocatore attenzionasse durante la sua run vi fosse anche la salute psichica di Daniel, che decresce in determinate condizioni. Una meccanica tutto sommato originale.
Al momento Amnesia è disponibile su PC, PlayStation e Xbox.
Detention: gli orrori reali si mescolano a quelli immaginari
Siamo nella Taiwan degli anni ’60. In quel periodo – lo sa bene chi studia storia orientale contemporanea – si vive quello che viene definito Terrore Bianco. Già in vigore dalla fine degli anni ’40 e fino ai primi ’90, si tratta di un periodo segnato dalla feroce repressione della dissidenza politica da parte del governo cinese installatosi a Taiwan.
In questo contesto, gli studenti Wei e Rey si ritrovano intrappolati nella loro scuola superiore. L’istituto, isolato tra le montagne, è apparentemente infestato dai Wangliang, spiriti maligni del folklore sino-taiwanese. Fra tutti i giochi proposti in lista, questo è forse quello che presenta più parallelismi con Silent Hill 2. L’atmosfera onirica, gli orrori che fino all’ultimo momento – e pure dopo – ci chiederemo se reali o frutto dell’immaginazione di Rey e, ancora, temi come suicidio, instabilità psicologica, depressione sono qui affrontati senza sconti. Il tutto, tra l’altro, mentre si viene a contatto anche con le difficoltà vissute dal popolo di Taiwan e dei delicatissimi rapporti con la vicina Cina.
Distribuito nel 2017 su PS4, PC, Linus e Mac OS, ha poi fatto capolino anche su Nintendo Switch. Ad oggi è possibile trovarlo anche su mobile. Dal videogioco sono stati tratti un romanzo e poi un film.
Fatal Frame Mask of the Lunar Eclipse: ultimo di una serie di classici
Se Koei Tecmo non avesse proposto un adattamento per console moderne ci sarebbe risultato davvero difficile riuscire a consigliarvi Fatal Frame: Mask of the Lunar Eclipse in tutta coscienza. L’originale, uscito nel 2008 su Nintendo Wii, è in sostanza un pezzo d’antiquariato: difficile da reperire a prezzi abbordabili e comunque poco idoneo alle mutate pretese del videogiocatore moderno.
Questa è l’ultima installazione della serie nota in patria come Project Zero. In Mask of the Lunar Eclipse seguiamo la storia di Ruka Minazuki, una ragazza che per anni è stata tenuta prigioniera sull’isola di Rougetsu. Anni dopo il suo salvataggio però, la ragazza non riesce ancora a ricordare cosa le sia successo sull’isola ed è per questo che decide di tornarci – accompagnata da altre ragazze ex prigioniere come lei – per cercare di scoprire la verità.
C’è un fil-rouge tra questo canovaccio e quello di Silent Hill 2: anche qui, se vogliamo, eroina e congrega sono costrette a un metaforico viaggio verso l’inferno alla ricerca di spiegazioni. Qui l’impronta horror è molto meno marcata che negli altri giochi o, per meglio dire, è mitigata dal tipo di esperienza pad alla mano. Sono però presenti temi come l’abuso, la perdita e il tradimento da parte dei nostri cari. Non proprio leggerissimo da digerire. Tra le firme del gioco ci permettiamo di menzionare Goichi Suda, che è co-director e co-writer insieme a Makoto Shibata.
Indika: il demone è dentro di noi
Cosa possono avere in comune James Sutherland, un everhyday man degli Stati Uniti contemporanei, e Indika, una suora nella Russia pre-sovietica? Apparentemente molto poco. In realtà entrambi sono tormentati da demoni interiori. Ma se per l’americano siamo davanti a una descrizione figurativa, per Indika va detto che sembra sia proprio il diavolo a parlarci chiamandoci per nome e, addirittura, consigliandoci sul da farsi.
I tormenti di Indika si moltiplicano: le sue consorelle mal sopportano la sua presenza e per questo decidono di affidarle un incarico che la tenga lontana dal convento il più a lungo possibile. Nel viaggio incontrerà Ilya, un galeotto rumeno in fuga. Gravemente ferito, Ilya rifiuta di lasciarsi accompagnare in ospedale, ma chiede a Indika di condurlo invece a un Tempio a Spasov dove – afferma – è custodita una reliquia che potrà guarirlo. Il galeotto ne è convinto perché a dirglielo sarebbe stato Dio in persona. Due anime, dunque, tormentate dai versanti opposti della fede e sui versanti opposti della vita. Ma chi è davvero il prigioniero è chi è che sta mentendo?
Vi lasciamo il piacere di scoprire il resto. I toni qui sono meno attinenti all’horror – se non per alcune estetiche – e molto più propense verso il thriller. Vale comunque la pena dare al recentissimo gioco pubblicato da 11Bit una chance.
Martha is Dead: l’italiana LKA racconta un dramma familiare
Tra le varie produzioni italiane di un certo rilievo, in molti ricorderanno certamente questo nome, non foss’altro per una curiosa bagarre che ne precedette l’uscita. Martha is Dead è una delle produzioni firmate LKA Studio. Dal team toscano erano già arrivati altri giochi, ma questo fece discutere in quanto Sony decise di chiedere – e ottenere – alcune modifiche per le edizioni PS4 e PS5 così da “non urtare la sensibilità di alcuni utenti”. L’impressione che ne derivò fu quella di un gioco così cruento da richiedere la censura.
In realtà le modifiche apportate non resero la versione PlayStation poi così diversa dalle altre se non nella scelta di non rendere interattiva una singola sezione Ambientato negli ultimi mesi di occupazione nazista in Italia, tra il 1944 e il 1945, questa è una storia che si consuma nella campagna toscana e che ha per protagonista una famiglia e le due figlie gemelle: Giulia e Martha. Una storia fatta di perdita e di stabilità mentale perduta e forse mai avuta per davvero. Niente nemici da sconfiggere: c’è già abbastanza orrore attorno e dentro i protagonisti della storia.
Svelare di più equivarrebbe a raccontarvi il finale del gioco e non teniamo particolarmente a rovinarvi la sorpresa. In compenso vi avvisiamo: diverse scene sono davvero cupe e cruente. A vostra discrezione.
Silent Hill 2: l’originale, per godersi meglio il remake
Crediamo non ci sia modo migliore per concludere questa lista se non consigliando un ripassino dell’originale Silent Hill 2. Siamo davvero convinti questo sia l’unico modo per avere un quadro più completo e chiaro della situazione. Solo sconoscendo l’originale, insomma, ci risulterà possibile capire cosa Bloober Team ha realizzato e se la fiducia accordatagli da Konami sia stata ben riposta.
Immaginiamo tutti conosciate la storia: James Sutherland è un uomo, da poco vedovo, che riceve una lettera firmata dalla defunta moglie Mary e che lo invita a tornare alla città di Silent Hill, dove i due avevano trascorso una vacanza diversi anni prima. Questo l’incipit famosissimo. In realtà un vero e proprio viaggio simile a quello che Orfeo compii nell’Ade per tentare di riprendere la propria Euridice.
Il consiglio diventa ancora più valido per chi nel 2001 (anno di uscita del gioco) era troppo piccolo o addirittura non era ancora nato. Recuperare un pezzo di storia videoludica, un vero e proprio must-play del genere. Il problema è che i metodi per farlo siano davvero pochissimi.
Possedere il software originale per PS2 e relativo hardware è chiaramente l’opzione preferibile. Qualora così non fosse l’unica altra strada attualmente disponibile è quella di procurarsi una HD Collection sullo store Xbox. Il cofanetto – che comprende anche SH3 – è stato però spesso oggetto di critiche a causa di una ottimizzazione non eccellente che – secondo i detrattori – avrebbe di molto ridimensionato l’impatto dell’esperienza. È anche vero che, purtroppo, si tratta anche dell’unico metodo lecito per giocare a un cult inarrivabile.
Menzione d’onore: Forbidden Siren e non solo. Altro da provare in attesa di Silent Hill 2
Questa lista avrebbe potuto contenere molti più nomi di quelli effettivamente qui riportati. Abbiamo deciso di concentrarci su esperienze che avessero in qualche modo qualcosa in comune con Silent Hill 2: temi, atmosfere, profondità dei personaggi. Volevamo anche che i giochi fossero piuttosto facili da reperire e utilizzare per non spedirvi alla ricerca di sacri Graal vari: niente pezzi rarissimi e mai digitalizzati alla Rule of Roses insomma.
Altrimenti, il primo nome che avremmo dovuto menzionare sarebbe stato quello di Forbidden Siren. Sviluppato dall’oramai defunto Japan Studio di Sony, Siren (noto come Forbidden Siren solo in alcune parti del mondo) è figlio di molte delle menti che avevano già lavorato a Silent Hill e Silent Hill 2. In particolare, alla guida del progetto risulta proprio Keiichiro Toiyama. Peccato che l’intrigante storia sia stata penalizzata da un gameplay non all’altezza. Nè il seguito del 2006, né il reboot del 2008 hanno risollevato le sorti del progetto.
Ancora a parte, comunque, merita menzione l’intero catalogo Bloober Team. D’altronde quale altro modo di farsi una idea delle capacità dello studio se non mettendo mani ai giochi che hanno realizzato fino a questo momento? Layer of Fears, reboot/remake dell’originale è nei negozi oramai da mesi. Ancora più di quello, però, il consiglio verte poi su The Medium. Uscito nel 2022, il gioco ambientato nella Polonia post sovietica è stato descritto dai dev di Piotr Babieno come una lettera d’amore nei confronti proprio di quel Silent Hill 2 a cui – segretamente allora – stavano lavorando già. L’accoglienza da parte della critica, va detto, è stata tiepida. Non lasciatevi comunque scoraggiare, potrebbe essere nelle vostre corde.
Di giochi horror recenti e meno recenti ne abbiamo un sacco pieno. Ancora in ordine sparso ci vengono in mente Visage e Madison, col primo dei due che riprende marcatamente gli elementi visti in P.T. di Hideo Kojima. Tornando più indietro potremmo menzionare SOMA, della già citata Frictional Games oppure The Town of Light, sempre dell’italiana LKA. Volendo ancora tornare indietro nel tempo – ma sconfinando già in un qualcosa di più improntato all’action – non possiamo non menzionare Obscure, uscito su PS2.
Insomma, di possibili nomi ce ne sono parecchi e il tempo per una partita veloce ad almeno uno di questi giochi abbonda. Ne avete altri in mente? Quali sono gli horror che consigliereste senza pensarci troppo?