Tomb Raider è una di quelle serie che ha permesso alla prima PlayStation di divenire una delle console più amate dai videogiocatori dell’epoca, proponendo meccaniche di gioco e grafica assolutamente incredibili se paragonate alla maggior parte dei titoli usciti nel lontano 1996. Infatti, soltanto la Grande N con il Nintendo 64, riuscì a contrastare l’eccezionale carisma e le incredibili acrobazie compiute dalla celeberrima archeologa di nome Lara. La saga nel corso del tempo subì numerose mutazioni e cambi di software house; inizialmente i primi capitoli vennero sviluppati da Core Design e pubblicati dalla Eidos Interactive, mentre successivamente la serie venne affidata agli studi californiani di Crystal Dynamics che apportò diversi cambiamenti alla formula base del gioco. Nonostante le modifiche e i tanti tentativi di modernizzare la figura della scopritrice di rovine, i risultati non furono particolarmente entusiasmanti, e la saga rischiava inesorabilmente di proseguire su un futuro decisamente poco roseo. Fortunatamente, dopo l’acquisizione da parte di Square Enix della Eidos Interactive, nel 2013 venne pubblicato un reboot chiamato: Tomb Raider che avrebbe dovuto segnare un nuovo inizio per la storica serie. Infatti così fu, aprendo finalmente un nuovo ciclo di peripezie e avventure ai limiti dell’umano per la nostra famosa esploratrice di tombe.
Dopo l’ottimo riscontro da parte della critica e un lento ma crescente apprezzamento anche del pubblico, Rise of The Tomb Raider è pronto a sbarcare finalmente prima su PC ed infine su PlayStation 4, ma incredibilmente, nonostante ancora in procinto di essere pubblicato per le restanti piattaforme, i Crystal Dynamics si sono già pronunciati sul nuovo capitolo della serie, analizzando comunque anche il titolo appena rilasciato. Infatti, inizialmente, il team ha spiegato di essere davvero soddisfatto su numerosi aspetti che contornano la produzione, in modo particolare su l’ampiezza e la vastità della mappa, sottolineando di aver creato un mondo di gioco due o tre volte più grande rispetto al precedente capitolo. Inoltre, essi, hanno evidenziato che in alcuni casi varcando determinati punti sparsi nell’ambiente, si ha la sensazione di perdesi, talmente è vasta l’ambientazione, e questa, spiega il team, è una scelta ben precisa per lasciare al giocatore il senso della scoperta e dell’esplorazione. Infine, per quanto riguarda il prossimo capitolo della serie, i Crystal Dynamics riferiscono di non sapere se sia effettivamente necessario riproporre un mondo così vasto, in quanto per Rise of The Tomb Raider era la scelta giusta da fare, ma per il futuro, spiegano, il loro obbiettivo è quello di creare ambientazioni affascinanti, ben realizzate e divertenti da esplorare.
Voi cosa ne pensate di queste parole? Ritenete che la grandezza della mappa di gioco sia tutto in un videogame? Oppure l’importante sta nella cura con cui viene realizzata l’ambientazione?