Artifice: War Tactics Recensione V mensile

È difficile risalire alla famosa citazione di Kasparov, ovvero quella dove definitiva gli scacchi “lo sport più violento al mondo”. Il più celebre giocatore del mondo della disciplina non si riferiva alla violenza fisica, ma più a quella mentale, necessaria per portarsi a casa la vittoria nelle partite competitive. Nei videogiochi, probabilmente, non esiste un vero e proprio termine di paragone: non c’è niente di così preciso e meticoloso come gli scacchi. E non lo è ovviamente neanche Artifice: War Tactics, opera prima di Silvine Game Studios. Se il nome non vi dice niente, tranquilli: si tratta di un neonato studio di sviluppo, di recente fondazione, che ha lanciato proprio come primo prodotto questo particolare (ma neanche troppo) gioco di combattimenti tattici. Come è possibile dedurre dal nome, infatti, in Artifice: War Tactics ci troveremo davanti a una serie di battaglie, da giocare esattamente come una partita di scacchi. Niente pedine da muovere (non nel senso stretto) e neanche sessantaquattro caselle, ma più una sfida elaborata per portare a termine degli obiettivi e la conquista delle risorse. Sarà un buon debutto oppure si tratta di un prodotto che non ha nulla da aggiungere? Scopriamolo in questa recensione.

La personalizzazione dell’inventario potrebbe riuscire a rendere più interessanti le partite.

Una battaglia brutale, ma non troppo appassionante

In Artifice: War Tactics siamo chiamati a comandare un esercito composto da diversi guerrieri, divisi per classe, per la conquista di un’intera mappa. La particolarità del gioco è quella di essere un roguelike, dove ogni partita risulta differente per scenari e avvenimenti. La strategia di fondo è abbastanza semplice da imparare: in una divisione per turni, siamo incaricati di portare a termine le battaglie vincendo e conquistando una determinata zona. Il tutto, ovviamente, sfruttando le peculiarità di ognuno degli eroi. Abbiamo la possibilità di personalizzare il loadout, cambiando le abilità dei combattenti e anche il loro schieramento. Ogni turno è composto da due diverse mosse, ovvero lo spostamento sulla griglia e l’eventuale utilizzo di un’abilità, ma non si è obbligati a esaurirli. La parte più interessante è ovviamente la componente roguelike, che rende le partite imprevedibili e offre diverse possibilità di rigiocare il titolo. L’offerta ludica resta però comunque limitata: la realizzazione tecnica è ineccepibile, con una buona qualità sotto ogni fronte, ma il gioco rischia seriamente di rimanere confinato al suo mondo, senza la possibilità di stimolare i giocatori ad affondare e appassionarsi come probabilmente voleva il team di sviluppo.

Artifice: War Tactics
La divisione della griglia per caselle richiama quella delle scacchiere.

Conclusioni

Artifice: War Tactics è un bellissimo esercizio di stile, un concept di gioco ben sviluppato ma che non riesce, per motivi di offerta ludica, a spiccare il volo. Il talento e le idee degli sviluppatori si vedono, ma oltre a qualche partita difficilmente il gioco riuscirà a tenere incollati anche gli amanti della strategia per più di qualche ora.

Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 5 di V – il mensile di critica videoludica