Bleak Faith: Forsaken Recensione V mensile

Distruzione, abbandono, ira. Tre caratteristiche cruciali che permeano l’intero mondo di Bleak Faith: Forsaken, l’action RPG ambientato in un mondo molto simile a quello narrato in Dark Souls, oltreché popolato da creature terrificanti. Giunto in versione PC nella primavera del 2023, il titolo di Archangel Studios e Perpetual Europe sbarca ora anche sulle console di casa Sony e Microsoft, portando anche su queste piattaforme le ambientazioni cupe e il gameplay spietato che lo connotano. La versione per PlayStation 5 che abbiamo testato ha incluso anche alcuni update, con nuove aree esplorabili, nemici inediti, miglioramenti all’IA e al bilanciamento. Ma queste migliorie ci avranno convinto? Seguiteci in questo viaggio in un mondo dilaniato dal dolore e dalla fredda rabbia di chi lo abita!

Bleak Faith: Forsaken
Le ambientazioni di questo RPG sprigionano dannazione e sono immerse nell’oscurità.

Dove abbiamo già visto questo soulslike…?

Il protagonista di Bleak Faith: Forsaken è un cavaliere senza nome, rimasto in vita per miracolo mentre un nemico altrettanto anonimo si scontra con alcuni cavalieri, come apprendiamo nel video introduttivo. Il nostro eroe deve così intraprendere un viaggio che lo porterà a esplorare l’Omnistructure, il mondo in costante espansione dove si ambienta questa storia, e a incrociare le lame con nemici potenti e boss letteralmente spietati, che hanno messo a durissima prova la nostra pazienza e i riflessi pressoché inesistenti del nostro eroe. Ebbene sì, Bleak Faith ci butta nella mischia senza concederci tutorial automatici e ponendo di fronte a noi diversi macro aspetti problematici che ci hanno fatto storcere il naso. Partiamo dalla lore stessa, che purtroppo non ha nulla di originale da offrirci. Ci spieghiamo meglio: la fonte di ispirazione ben evidentemente trae spunto da Elden Ring e Dark Souls, ma non rimane solo una pura “ispirazione”. Scenari, atmosfere, character design e quant’altro ci rimandano a una copia indie e mal reinterpretata dei titoli suddetti. Ma almeno la narrazione è differente? Ci piacerebbe poterlo dire, se non fosse che è molto difficile avere un’idea precisa di quello che accade intorno a noi. Il titolo non offre praticamente alcuna informazione, né a livello narrativo, né con frammenti di lore nelle descrizioni degli oggetti che potremo recuperare. Dunque, perché ci sono delle razze volanti nel cielo oscuro? Chi siamo noi? Contro chi dobbiamo scontrarci e per quale motivo? Dove dobbiamo andare? Sembrano domande esistenziali, ma sono le stesse che ci perseguitano nel corso del gameplay, a cui non possiamo fare altro che provare a dare spiegazioni in maniera vaga e confusa, visto che il team di sviluppo non ci è venuto incontro per trovare risposte definitive a tali quesiti.

Gli scontri saranno perlopiù con creature dall’aspetto orribile e dalle dimensioni enormi.

Con il tuo scudo, o su di esso

Il secondo punto di difficoltà riguarda il comparto tecnico, troppo punitivo e con una risposta del motore di gioco tardiva in modo imbarazzante. Alcuni dei difetti più palesi? I movimenti del nostro protagonista sono troppo lenti, goffi e scattosi, rispondendo con decisi lag (e nemmeno in maniera corretta) ai nostri input e i cali di framerate sono stati diversi ed evidenti. Anche la sensibilità di default è completamente da rivedere e ricalibrare: il personaggio si muove troppo lentamente, mentre la telecamera scatta non appena decidiamo di ruotarla. E non è tutto: il mondo di Bleak Faith: Forsaken si potrebbe definire aperto, ma non nel senso del classico open world esplorabile in lungo e in largo. I dungeon che andremo ad esplorare sono un intricato labirinto nel quale perdersi puntualmente, senza alcun riferimento o segnale da seguire per procedere con facilità, né per orientarci. Non sarà nemmeno presente alcuna mappa o segnalini da osservare: tutto sarà rimesso nelle nostre mani e nel fato, che non sarà affatto clemente. Senza dimenticare che la difficoltà negli scontri non è solo dettata dal fatto che il cavaliere che guidiamo è terribilmente lento, ma gli attacchi dei nemici sono molto potenti nei nostri confronti e faticheremo decisamente ad avere la meglio. Tutto ciò non è ancora abbastanza frustrante? No, non ancora. Guardando all’interfaccia, ogni pagina del menu è uguale all’altra, non c’è alcuna personalizzazione disponibile per il nostro eroe e le opzioni che possiamo modificare sono pressoché secondarie. Le descrizioni delle azioni nei menu del controller e della tastiera sono abbastanza difficili da comprendere, il che rende ancora più frustrante l’intera impresa, e dovremo andare a scovare noi il tutorial nel menu di gioco che ci possa spiegare i diversi aspetti del mondo in cui ci muoviamo, dagli attacchi agli oggetti che possiamo utilizzare, fino alle varie funzioni disponibili, tra cui i checkpoint che potremo trovare, o collocare noi, oppure la vista “speciale” del protagonista per analizzare in una manciata di secondi quanto ci circonda, di cui però è molto difficile carpire i benefici. In buona sostanza, le premesse potevano essere davvero buone, ma Bleak Faith ha deciso di lasciarci in una situazione “desolante”, proprio come recita il titolo stesso.

Bleak Faith: Forsaken
I riferimenti al mondo dark e alla morte abbondano, come ricordano i frequenti nemici “scheletrici”.

Conclusioni

Bleak Faith: Forsaken presenta una combinazione disordinata di elementi presi da RPG soulslike tripla A di ben altro calibro, mancando di dettagli sull’ambientazione e introducendo difficoltà ingiustificate nel progresso del gioco. Le problematiche tecniche hanno ulteriormente limitato l’esperienza generale, compromettendola significativamente.

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