Natsume, un tempo nota per la sua prolificità nel settore dei tie-in su licenza, ha recentemente rispolverato un’altra piccola gemma dal proprio catalogo. Shadow of the Ninja (Blue Shadow qui in Europa), originariamente pubblicato per NES, era un’esperienza unica e impegnativa che, malgrado la somiglianza estetica con il più famoso Ninja Gaiden, offriva una giocabilità più metodica, singolare e coinvolgente.
La gente li chiamò… ninja
Con il trascorrere degli anni, Shadow of the Ninja ha raccolto uno zoccolo duro di fedelissimi che hanno imparato ad apprezzarne le sfumature più ostiche: pur essendo fondamentalmente diverso, il gioco era infatti noto per condividere la difficoltà brutale di Gaiden, ed a tutt’oggi resta all’altezza di tale reputazione. I protagonisti di Shadow sono più robusti di Ryu Hayabusa, ma lo sono anche i loro avversari, che richiedono molti più colpi di qualsiasi altro nemico di Ninja Gaiden per essere abbattuti. Inoltre, dispongono anche di armi a distanza o di schemi di movimento irregolari, e reagiscono in maniera adeguata quando proviamo a scavalcarli, costringendoci ad affrontare ogni schermata come un incontro separato piuttosto che un percorso a ostacoli basato sui riflessi. All’inizio di ogni partita possiamo scegliere tra due personaggi giocabili: Hayate, un ninja, e Kaede, una kunoichi, entrambi equipaggiati con una katana per gli attacchi corpo a corpo e una kusarigama per quelli a distanza. Sebbene nell’originale non vi fossero differenze sostanziali tra i due, in questa versione Kaede è più rapida ma meno forte del suo compagno. Il gioco è suddiviso in sei livelli, uno in più del progenitore, ciascuno composto da tre fasi di crescente difficoltà, caratterizzate da passaggi platform molto impegnativi. In caso di morte, ricominciamo dall’inizio del livello o dal boss finale, perdendo tutti gli oggetti raccolti. Tuttavia, dopo ripetute sconfitte, una meccanica assistenziale elargisce qualche consumabile extra per facilitare la missione. Il fatto che gli sviluppatori di questo remake siano in parte coloro che hanno lavorato all’originale trapela dal modo in cui è stato deciso cosa rivedere in ottica moderna e cosa no, e il risultato è un’ottima rilettura dal comparto audiovisivo strepitoso che guarda alle sue origini senza dimenticare le sensibilità contemporanee, regalandoci un viaggio intenso e spettacolare dall’inizio alla fine. Il nuovo character design ad opera della Dynamic Planning di Go Nagai è poi un’ultima, impagabile ciliegina sulla torta.
Conclusioni
Pur necessitando di qualche ora di pratica con la relativa macchinosità dei comandi, il remake di Shadow of the Ninja si attesta sul medesimo, elevatissimo livello qualitativo degli altri lavori di Tengo Project, e dimostra ancora una volta quanto la comprensione approfondita delle opere originali sia fondamentale in qualsiasi rifacimento.
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