Bakeru Recensione V mensile

Quando venne annunciato per la prima volta per il solo mercato nipponico, davo quasi per scontato che sarebbe rimasto confinato in madre patria; d’altronde, non era scontato che un gioco così dannatamente giapponese nelle radici arrivasse in Occidente (proprio come è successo alla maggior parte delle avventure di Goemon, meraviglioso personaggio Konami). E invece, a distanza di poco meno di un anno, ecco che Bakeru sfonda le barriere culturali ed è pronto ad approdare sui nostri lidi, senza farsi mancare miglioramenti vari e piccole aggiunte che impreziosiscono ancor di più lo spassosissimo gameplay dell’opera. Niente italiano, chiaramente, ma consideriamo davvero che sia già tanto la possibilità di giocarlo in lingua inglese (prima potevamo solo attraverso una patch e non era la cosa più comoda del mondo). Certo, inutile dirvi che il linguaggio, molti contenuti e pure giochi di parole vari rendano meglio nella versione originale nipponica, ma fortunatamente la genuinità e il divertimento che la produzione targata GoödFeël è in grado di regalare restano comunque intatti. Peccato solo per il titolo in copertina, che è stato adattato semplicemente in Bakeru, quando in originale ci ritroviamo invece un ben più complesso (e ricco) “Otogi Katsugeki: Mameda no Bakeru – Orakuru Saitarou no Sainan!!” che potremmo tradurre in qualcosa come “Fairy Tale Drama: Little Tanuki Bakeru – Oracle Saitarou’s Tribulation Festival!!”. Ora non dico di riportarlo con un titolo così eccessivo per gli standard occidentali (sebbene ricchissimo di riferimenti culturali e folkloristici che donano spessore all’opera già solo dal nome in copertina), però mantenere quantomeno gli aspetti più importanti… ma va bene anche così.

L’erede spirituale di Goemon

Se in Bakeru ritroviamo forti influenze con la serie Ganbare Goemon è perché il fondatore di GoödFeël è Etsunobu Ebisu, vecchio veterano di Konami che tra le tante ha diretto quasi tutte le iterazioni della mirabolante serie con protagonista la versione parodistica e “cartoon” del ninja Ishikawa Goemon, e qui veste nientepopodimeno che il ruolo di producer. Nei panni di director ritroviamo invece Tadanori Tsukawaki, un nome forse non troppo noto ai più, ma vi basti sapere che è stato il design director di quella perla di Wario Land: Shake (che noi conosciamo come The Shake Dimension) ed ha lavorato ad alcuni capitoli PS2 di Ganbare Goemon. Evidentemente nel team di sviluppo c’era la volontà di realizzare qualcosa che rievocasse i fasti di una Konami che ormai non esiste più, ed è così che ci siamo ritrovati con un’opera che odora di quella old school tanto cara a chi vi scrive. Intendiamoci, Bakeru non sarà sicuramente il capolavoro della vita, ma resta comunque un prodotto di tutto rispetto, fresco, genuino e accattivante, e appartiene a una tipologia di giochi action platform di cui avevamo assolutamente bisogno. Proprio come l’opera da cui eredita tutta l’essenza, Bakeru si fa forte di uno stile grafico coloratissimo e di un’ambientazione tipicamente giapponese. In quest’avventura viaggeremo addirittura in quarantasette prefetture del Sol Levante, ognuna incredibilmente caratteristica e condita dalle proprie peculiarità. Non mancheranno anche qui una marea di siparietti comici, momenti folli e situazioni alquanto bizzarre che vanno a trasformare le fasi di gameplay in sequenze fuori dalle righe in cui ci ritroveremo ad esempio a bordo di un robottone gigante, richiamando i generi dei kaiju e dei tokusatsu tanto in voga in Giappone, segmenti da mero shoot’em up e chi più ne ha più ne metta, regalando quella varietà tanto ambita e ricercata, ma che spesso non è così scontata negli action game, richiamando quindi non solo il mito di Ganbare Goemon, ma anche le deliziose opere degli anni ’90.

Tra folklore e parodia

Bakeru è intriso del folklore e della cultura nipponica in ogni singolo pixel, dai costumi alla realizzazione delle architetture che compongono gli splendidi scenari sino alla presenza di elementi vari su schermo; il tutto in chiave fortemente parodistica. Rimuovendo questi preziosissimi elementi, rimarrebbe comunque un action platform spassosissimo e ricco di varietà, caratterizzato da un sapiente level design che cresce via via di qualità, nonché di un combat system molto articolato nella sua semplicità. Scevro del contenuto folkloristico di cui si avvale perderebbe tuttavia parte dell’essenza che lo contraddistingue: un action platform 3D in salsa giappo che di sicuro potrebbe risultare meno interessante a chi non è tanto avvezzo con gli aspetti culturali nipponici, in quanto non coglierebbe una marea di rimandi che arricchiscono la fruizione del prodotto. Tutti questi aspetti denotano l’immensa cura e ricercatezza del team di sviluppo che ha svolto un lavoro encomiabile, dandoci l’opportunità di apprendere moltissimo di un patrimonio culturale ben lontano dai nostri standard, divertendoci. Il viaggio tra le varie prefetture del Giappone accompagnati da motivetti allegri e orientaleggianti è pieno zeppo di varietà, tra trasformazioni che torneranno utili in diverse circostanze (tipo il rimpicciolimento della forma Issun per entrare in minuscoli cunicoli) a combattimenti con nemici e boss sempre più spietati. Non mancherà poi una componente esplorativa galvanizzante, grazie ai numerosissimi collezionabili da scovare (anch’essi a rievocare miti e tradizioni del Sol Levante), e a fasi platform capaci di regalare diversi momenti di adrenalina. Non da meno la difficoltà, che sicuramente non è paragonabile agli hardcore più severi dell’old school, ma Bakeru non va affatto sottovalutato, poiché saprà mettere qualche bastone tra le ruote in diverse occasioni.

Conclusioni

Bakeru arriva in Occidente aggraziato da alcune novità interessanti e un parco mosse ancora più ricco. Un’opera rivolta maggiormente a tutti coloro che amano il Sol Levante e gli action platform old style. Racconta una storia divertente e spassosa che vede Bakeru intento a fermare il malvagio Oracolo Saitarou.