Nintendo ci sorprende ancora una volta con un titolo che segna una svolta importante per la casa di Kyoto: un thriller a tinte fosche, destinato a un pubblico adulto, che non a caso ha ricevuto la classificazione PEGI 18, evento più unico che raro nella sua storia. Emio è un’esperienza videoludica singolare, una miscela tra romanzo interattivo e gioco investigativo, che ci catapulta in un’atmosfera cupa e inquietante.
Quando il passato torna a galla
Ambientata nel Giappone contemporaneo, l’avventura ci mette nei panni di un giovane investigatore privato ancora relativamente inesperto, benché sia lo stesso protagonista dei primi due Famicom Detective Club, chiamato a indagare su un omicidio che riporta alla luce un’antica leggenda metropolitana: quella di Emio, un misterioso individuo che, con una maschera di carta raffigurante un volto sorridente, seminò il terrore 18 anni prima, compiendo una serie di efferati delitti a sangue freddo. Il gameplay di Emio è caratterizzato da un ritmo lento e riflessivo, più simile a quello di un libro interattivo che a un’avventura grafica tradizionale: esploreremo diverse location, interrogheremo testimoni e analizzeremo attentamente ogni indizio, cercando di ricostruire la catena di eventi che ha rievocato la figura di Emio. In buona sostanza, porteremo avanti tre indagini in parallelo: la ricerca dell’assassino che ha strangolato un povero ragazzo di 15 anni, utilizzando il medesimo modus operandi del vecchio serial killer; i collegamenti tra il caso attuale e quello, mai risolto, di quasi due decenni addietro; infine, lo studio del potenziale fondo di verità che si cela dietro il macabro aneddoto dell’uomo che sorride. La leggenda ha forse avuto origine dagli omicidi seriali? Oppure è il malvivente a essersi ispirato al racconto di fantasia? Realtà e superstizione spesso si mescolano senza soluzione di continuità, e complicano non poco il prosieguo delle vicende. La storia, che dura circa dodici ore, richiede un po’ di tempo per ingranare. Il ritmo discontinuo potrebbe scoraggiare alcuni appassionati di suspense nel corso della prima parte del gioco: io stessa ho avuto di frequente l’impressione che il gioco dedicasse un po’ troppo tempo a dettagli banali, personaggi secondari e sottotrame accessorie, mentre i passaggi e le informazioni più interessanti vengono a volte snocciolati troppo in fretta. Emio affronta temi molto difficili, come la violenza domestica, gli abusi sui minori, i pensieri suicidi e l’autolesionismo, e non esita a rappresentarli in maniera esplicita. Rispetto ai predecessori, questo nuovo capitolo si spinge molto oltre, perciò ritengo che la classificazione per adulti sia più che meritata.
Un sorriso nella notte
Durante le mie indagini, ho trascorso la maggior parte del tempo a dialogare con gli altri personaggi. L’interattività è limitata: posso porre domande su argomenti predefiniti, riflettere sui dialoghi con un monologo interiore e ispezionare i personaggi alla ricerca di indizi. Occasionalmente, mi viene permesso di mostrare agli altri personaggi un oggetto, come una fotografia. Spesso il gioco impone di eseguire le azioni in un ordine preciso, utilizzando ad esempio il comando “pensa” prima che si sblocchino nuove opzioni di dialogo, oppure insistendo sul medesimo argomento finché non otteniamo ulteriori informazioni. Non sempre è chiaro quale sia la sequenza di azioni corretta, e così mi sono ritrovata a procedere per tentativi, provando tutte le opzioni disponibili nella speranza di far avanzare la storia, un approccio ludico decisamente datato. Oltre ai dialoghi, possiamo anche esaminare gli ambienti alla ricerca di indizi o ripassare ciò che abbiamo scoperto durante le deduzioni, momenti occasionali in cui il gioco verifica le conoscenze maturate con domande a scelta multipla o altri quiz. Tuttavia, si tratta di test che non influiscono sullo svolgimento della trama, al pari delle scelte formulate nei dialoghi: Emio racconta una storia assolutamente lineare, senza ramificazioni di sorta o finali alternativi. L’estetica del gioco è una meraviglia, al pari del restyling operato per i due remake: i personaggi sono rappresentati in un affascinante stile pseudo-3D, che arricchisce i loro disegni con svariate animazioni che donano loro profondità. Uniti ai fondali suggestivi, che beneficiano dei medesimi accorgimenti, contribuiscono a creare un’atmosfera coinvolgente e peculiare. Il comparto audio è parimenti apprezzabile, con musiche di sottofondo orecchiabili e dinamiche in grado di abbracciare sia i frangenti drammatici che quelli più spensierati. Ogni singola linea di testo è parlata, e la lista dei doppiatori giapponesi (unica lingua audio presente, purtroppo) è popolata da diverse ugole note nel mondo dei videogiochi e delle serie animate, a partire da Megumi Obata, Yuko Minaguchi e Riki Kagami, che interpretano rispettivamente il protagonista, la sua collega Ayumi Tachibana e il loro datore di lavoro Shunsuke Utsugi. Inutile aggiungere che le performance sono eccellenti e recitano con estrema competenza gli impeccabili dialoghi scritti da Yoshio Sakamoto.
Conclusioni
Emio – L’uomo che sorride è un thriller psicologico che bilancia sapientemente eccitazione e inquietudine, con particolare enfasi posta sulla porzione conclusiva. La narrazione irregolare e le meccaniche alquanto vetuste hanno offuscato in parte le ottime impressioni generali, ma il valore complessivo dell’opera resta indubbiamente elevato.
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