“DON’T NOD torna sul luogo del delitto” verrebbe quasi da dire. Mentre la saga di Life is Strange continua a prosperare presso altri lidi, questa volta con un sequel in cui ritorna nientemeno che la protagonista del primo, storico, capitolo, gli autori del gioco originale hanno ormai voltato pagina, ma al contempo propongono qualcosa di relativamente simile: Lost Records: Bloom & Rage, che sta sollevando la curiosità dei fan del genere e ha fatto bella mostra di sé alla recente edizione 2024 della gamescom di Colonia.
Rigogliosa rabbia, 27 anni dopo
La narrativa interattiva è sempre preponderante nei titoli dello studio, e una volta di più questo è valido anche per il nuovo gioco, che oltretutto torna a narrare di amicizie tra spiriti liberi adolescenti più o meno ribelli: per DON’T NOD e i suoi fan è come tornare a casa, tanto più che anche questa volta parliamo di un contesto in cui sono importanti i piccoli e grandi momenti “coming of age” e quello che li fa imprimere nella memoria: una parola, una canzone, un‘immagine, fissa o in movimento che sia. Bloom & Rage è il nome della garage band di quattro ragazzine che, nel 1995, vivono nella periferia americana, piene di vita e al contempo di insicurezze. Nora è la scavezzacollo del gruppo, Kat è decisa ed enigmatica, Autumn è l’esempio da seguire; e poi c’è Swann, introversa e sensibile, inseparabile dalla sua videocamera, con cui filma le “avventure” del gruppo, che siano le prove del loro ultimo pezzo o una scampagnata nel bosco.
Nonostante siano già usciti tre trailer per il gioco, non abbiamo chiaro cosa sia successo tra il 1995 e il 2022 in cui è ambientato Lost Records: si intuisce che le quattro hanno preso strade diverse, forse in seguito a qualcosa di specifico accaduto loro, forse solo a causa del destino, che aveva piani diversi da quelli che immaginavano. Sta di fatto che, 27 anni dopo, un misterioso pacco contenente una videocassetta viene inviato alla vecchia casa di Autumn. Nastro che l’ormai quarantenne ex-componente della band vuole esaminare, mettendosi in contatto con la “regista” originale. Dal fatto che il gioco sia diviso in due episodi, intitolati Tape 1 e Tape 2, appare evidente che la trama ruoterà attorno alle rivelazioni in essi contenuti, ma ben poco, per il resto, traspare. Possiamo, tuttavia, fare delle supposizioni. In tutti e tre i trailer l’atmosfera è trasognata, ma appaiono alcuni elementi inquietanti che sottintendono un mistero, se non addirittura una vendetta: il modus operandi della consegna del pacco, l’affermazione di Swann alla fine del secondo trailer (“se vedete questo video, vuol dire che son morta”) nonché l’incendio nel bosco di cui abbiamo qualche accenno nel trailer di lancio, in cui si vede anche uno sinistro bagliore provenire da un crepaccio. Se tutto questo si evolverà in uno scenario alla Until Dawn è tutto da vedere.
Be kind, rewind
Allo stesso modo, anche il gameplay è ancora da comprendere nella sua essenza: a occhio sembrerebbe che l’azione sia molto limitata e alterni prima e terza persona, e sia adibita più che altro all’esplorazione degli scenari in cerca di elementi con cui interagire e, soprattutto, ai dialoghi tra i personaggi, piatto forte dell’operazione. Ci si muoverà tra le due timeline e, con tutta probabilità, quanto fatto e detto nel 1995 avrà ripercussioni più o meno importanti sul 2022, ma sembrerebbe (il condizionale, tuttavia, è d’obbligo) che non saranno coinvolti superpoteri o viaggi nel tempo, come in LiS. Il collante della narrativa sarà l’utilizzo puntuale della camera per registrare alcuni momenti salienti – che finiranno immortalati – e le scelte fatte nei dialoghi, qualcosa che negli ultimi anni non è certo una novità (su questo stesso numero di V trovate la recensione di Dustborn, tanto per fare un esempio) ma che DON’T NOD ha contribuito a formare nelle sue caratteristiche fondanti. Particolare interessante: gli sviluppatori hanno affermato che i dialoghi non saranno stantii e con il classico modello del botta e risposta, ma seguiranno un ritmo di conversazione naturale, con il giocatore che potrà interrompere o ignorare il proprio interlocutore, naturalmente con ulteriori conseguenze nella ramificazione delle risposte e dei dialoghi.
L’era dei miti e delle leggende: quella di Blockbuster
Quante cose sono cambiate, in un quarto di secolo: Lost Records, passato un po’ il ciclone della nostalgia per gli eighties, racconta (anche) degli ultimi scampoli dell’era moderna in cui internet e i cellulari erano ancora appannaggio di pochi e musica e video venivano registrati su cassetta. È un treno dei ricordi sicuramente vincente per il pubblico potenziale e le immagini dei trailer catturano molto bene quell’immaginario sospeso nel tempo.
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