Enotria: The Last Song provato gamescom 2024

Enotria The Last Song Provato gamescom 2024: la teatrale ispirazione del massacro

Durante la nostra visita ai vari booth della gamescom 2024 non sono mancati i contributi da parte delle produzioni di terze parti provenienti da sviluppatori ambiziosi, che hanno popolato il padiglione 10 della kermesse di Colonia con le loro demo disponibili sia per il pubblico che per la stampa. Ed è proprio all’interno di questo scenario in cui vari mondi del mercato si sono intersecati tra di loro che abbiamo avuto modo di provare la nuova versione di Enotria The Last Song, il soul-slike tutto italiano di Jyamma Games che cerca di prendere appunti dal meglio del meglio del genere e lo ambienta all’interno di uno scenario prego del folklore e della cultura artistica italiana, catapultando il giocatore in un mondo di maschere, segreti e attori. Scopriamo insieme quindi cosa ci ha proposto questa breve esperienza.

Enotria: The Last Song
Immagine promozionale di Enotria: The Last Song

Uno spettacolo eterno 

Enotria è una terra lussureggiante e che brulica di vita, ricca di paesaggi naturali e città dall’estetica pittoresca e votata alla coltivazione e studio delle arti. Tuttavia, le ambizioni e la spocchia di esseri chiamati “i Potenti Autori” hanno gettato questo mondo nell’angosciante stretta del Canovaccio, un testo in grado di alterare le leggi della realtà e rinchiudere ogni essere che la abita all’interno di una “maschera”, un ruolo da eseguire per l’eternità in questa tremenda stagnazione. L’unica speranza per Enotria arriva quindi nella forma del “Senza Maschera”, un essere creato dal furbo commediante Pulcinella chiamato ad esplorare Enotria alla ricerca dei “Potenti Autori”, per poter poi – una volta uccisi – liberare il popolo e diventare la “Maschera del Cambiamento”.

A differenza di altri titoli souls-like provenienti sia da FromSoftware che dalle fucine delle centinaia di altre produzioni basate sullo storytelling “silenzioso” e nascosto all’interno della mitologia raccontata nelle descrizioni degli oggetti, Enotria The Last Song va ad incorporare ulteriori dettagli e retroscena narrativi all’interno dei “Compendium”, testi approfonditi ottenibili tramite il gameplay e che andranno a ricollegare i vari avvenimenti con il canovaccio generale del gioco. Inoltre, il doppiaggio degli NPC non solo di supporto ma anche quelli presenti come sfondo accentuerà (dove possibile) l’idea di una terra sì oppressa dalla stagnazione, ma comunque viva e tangibile.

Enotria: The Last Song
“Venghino signori, venghino! State per assistere ad uno spettacolo di come non ne avete mai visti prima d’ora.”

Enotria The Last Song e il potenziale dell’autodeterminazione

Durante questa oretta di prova, siamo stati accompagnati all’interno del tutorial iniziale, nel quale ci è stata data la possibilità di imparare le fondamenta basilari di Enotria: The Last Song e che mette in risalto un combat-system sì derivativo dalle opere souls-like e non di FromSoftware – e mai da considerare come un difetto in sé per sé visto che parliamo dell’assoluto standard del genere – combinando l’aggressività negli attacchi e movimenti possibili di Bloodborne con le possibilità difensive offerte da un parry alla Sekiro, con il quale bloccare gli attacchi ravvicinati e a distanza, stordire i nemici e riempire una barra secondaria e rappresentativa dell’equilibrio, che al suo rompimento permetterà l’esecuzione di un devastante reposte dal danno non indifferente e raggiungere lo stato di “Risvegliato”. La particolarità unica che Enotria: The Last Song porta in tavola è legata al modo in cui il giocatore può costruire il proprio personaggio in termini di caratteristiche e abilità. Piuttosto che suddividere il vestiario del Senza Maschera in singolari pezzi d’armatura, il gioco affida il compito di differenziare le proprie build tramite l’ottenimento delle maschere, aspetti da assumere e che a seconda di diversi fattori incrementeranno la propria performance in combattimento.

Per esempio, una volta raggiunto lo stato di Risvegliato mentre si è indosso la “Maschera del Cambiamento” alcune tipologie di attacchi avranno potenza maggiorata, mentre altri potrebbero (ipotizzando) favorire il caricamento delle “Linee di Maschera”, abilità speciali imbevute di “Ardore” – l’energia in grado di contrastare la stagnazione – e che tra le 45 che verranno messe a disposizione propongono un combat system dal potenziale interessante. Se a questo aggiungiamo la presenza di varie skill attive e passive, da imparare all’interno della skill-tree denominata “Percorso dell’Innovatore” ed equipaggiabili dentro a 7 slot per build, 8 tipi di parry variabili tramite particolari pietre in grado di trasformarne le proprietà difensive e soprattutto l’idea di cambiare “al volo” fino a 3 build in tempo reale, offrono possibilità personalizzazione non dico infinite ma quanto meno degne di essere prese in considerazione. E dopo l’esplorazione di una breve parte della regione di Quinta, ricca di segreti, nemici di basso e alto rango (denominati Elite), la demo si è infine conclusa con una boss fight contro Curtis, il Re della Risata e durante il quale abbiamo riscontrato alcuni singhiozzi legati al tracking delle schivate e l’equilibrio di alcuni damage output. Nulla che una fase di polishing non possa aggiustare, anche se il tempo è quasi agli sgoccioli.


Enotria The Last Song arriva alla gamescom 2024 nella sua forma “quasi” definitiva. Rispetto alla demo uscita a maggio, il team di Jyamma Games sembra aver ridefinito gran parte delle lacune nella sua presentazione, ridefinendo alcune differenziazioni all’interno dell’interfaccia grafica e proponendo un tutorial – seppur leggermente invadente e con qualche bug ancora da rimuovere – approfondito e in grado di rivolgersi a chi cerca un’esperienza soulslike a cuor leggero, pur mantenendo salde le fondamente di un gameplay votato alla sfida e miglioramento delle proprie abilità. Il Senza Maschera arriverà sul mercato con la voglia di proporre una ventata di varietà e allegria all’interno di un genere che tende a replicare un po’ troppo la formula madre (sia estetica che di gioco) di FromSoftware.


Game Designer e scrittore, alla fine si è deciso ad aggiornare la propria bio dopo 50 anni di muffa. Perché va bene l'essere "cresciuti a pane e Tekken 2", ma a una certa arriva il momento di "voltare pagina". Non chiedeteli quale sia il suo Final Fantasy o gioco Mega Ten preferito: non ne uscireste vivi!