Gestalt: Steam & Cinder

Gestalt: Steam & Cinder Recensione V mensile

L’apertura del portale fu l’inizio di tutto: orde di demoni ne uscirono, portandoci sull’orlo dell’estinzione. Disperati, decidemmo di combattere il fuoco con il fuoco: bevemmo il loro sangue e cominciarono a chiamarci Akhainas. Ben presto, però, il sangue maledetto ebbe la meglio sulle nostre menti e ci costrinse a combattere le persone che avevamo giurato di proteggere. L’umanità, o quel che ne restava, si arroccò nella città di Canaan per difendersi, per provare a sopravvivere. Sono passati duecento anni da allora, anni di sangue, di un eterno conflitto ancora in corso. Ed eccoci davanti alla protagonista, la mercenaria Aletheia: lunghi capelli rossi, occhi di fuoco, cappello a tesa larga e un cristallo azzurro al collo. 

Opera d’esordio di Metamorphosis Games, Gestalt è un action bidimensionale a scorrimento orizzontale che segue pedissequamente i dettami dei metroidvania, ispirandosi dichiaratamente a Rondo of Blood, Symphony of the Night, e ai più recenti Oxenfree e Ori and The Blind Forest. Gestalt: Steam & Cinder si distingue in un genere estremamente affollato, dove la narrazione ambientale, legata a ciò che si vede piuttosto che a quanto viene detto, è spesso predominante. Il gioco pone una grande enfasi sulla trama, richiedendo al giocatore di immergersi completamente nella storia per tutta la durata delle dieci ore di gioco previste per il completamento. L’azione viene frequentemente interrotta da lunghi intermezzi narrativi che, pur sembrando inizialmente scollegati dalle vicende della protagonista, si ricollegano alla trama principale nelle battute finali.

I “clockwork”sono gli automi che affronterete nella prima parte dell’avventura.

Canaan, la città tentacolare di Gestalt

Davvero belle la pixel art e le animazioni: il lavoro svolto dal punto di vista tecnico è encomiabile, sia per fluidità che per la capacità di dettagliare un mondo Steampunk in pieno stile quarta generazione. Le musiche, se possibile, sono ancora meglio: alcune tracce sono eccezionali, a partire proprio da quella che accompagna l’introduzione; la qualità media è altissima ed è senza dubbio l’aspetto di maggior pregio della produzione. I dialoghi sono accompagnati dai ritratti a mezzo busto in stile visual novel, davvero una bella aggiunta, anche se qualche variazione espressiva sarebbe stata gradita. Ottima anche la risposta ai comandi di un sistema di combattimento dinamico e ben strutturato che acquista profondità e varietà con il tempo, alternando colpi di spada a colpi di pistola, anche grazie a un albero dei talenti che permette di sbloccare abilità nuove al crescere dei livelli. Dal punto di vista tecnico, c’è solo da togliersi il cappello. Meglio se a tesa larga.

Gestalt: Steam & Cinder
Il livello di cura e attenzione ai dettagli è davvero molto alto.

Irkalla

A lasciarmi perplesso sono alcune meccaniche, solitamente punti di forza dei metroidvania, che non sono integrate armonicamente con il resto del gioco, ma slegate e quasi inserite a forza: la bacheca delle taglie e le quest secondarie sono solo alcuni esempi. Ci sono inoltre diversi aspetti che avrebbero beneficiato di maggior cura: l’entrata in una nuova zona comporta l’essere letteralmente bloccati fino al completamento della stessa. La mappa è sì interconnessa, ma incredibilmente povera di dettagli e spartana. Poco utile anche il quest log, che spesso non dà alcuna informazione su dove andare, generando confusione. Il massimo esempio è la terribile IA dei nemici, che seguono sempre lo stesso pattern, rendendo il combattimento ripetitivo e noioso. Ancora peggiore è la situazione dei boss: davvero pochi, con non più di tre attacchi a disposizione; li ho uccisi tutti al primo tentativo, tranne quello finale, che è riuscito a battermi una volta. Ne consegue che il gioco presenta un livello di sfida davvero basso, a cui si aggiungono anche le numerose pozioni di cura a disposizione e la totale assenza di perdita di risorse in caso di morte, cose che azzerano il livello di sfida. L’impressione è quella di un gioco poco rifinito nelle fondamenta stesse dell’opera, in antitesi con la perfezione audiovisiva. L’esplorazione è abbastanza limitata anche quando il mondo è realmente interconnesso e si ha accesso al viaggio rapido. Il backtracking alla ricerca di segreti è incentivato dalla presenza di stanze nascoste e tesori, ma in numero limitato. È un’operazione però fine a se stessa, perché non c’è alcuna necessità di raccogliere oggetti in giro, a causa della scarsissima difficoltà che fa da deterrente a qualsiasi velleità di potenziamento, riuscendo ad attirare soltanto i “completisti”.

I ritratti a mezzo busto durante i dialoghi sono davvero gradevoli.

Conclusioni

Scoprire il mondo di gioco è un’esperienza piacevole. Il comparto audiovisivo e lo stile retrò 16 bit meritano un plauso, va però considerato che la narrazione prolissa drena molta della magia e taglia con un’ascia il ritmo di gioco. Ciò che rimane è un metroidvania ripetitivo ed estremamente semplice, dal gusto agrodolce.

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