Il sottotitolo potrebbe sembrare un po’ duro, ma è innegabile che The First Descendant, fin dalle prime ore di gioco, dimostri soltanto un irrefrenabile desiderio di scimmiottare i capisaldi del genere, a partire da Destiny 2. L’architettura, la struttura generale, persino il tono del misterioso personaggio guida richiamano fortemente il celebre franchise, con qualche accenno a Halo. L’ispirazione è sempre lecita, ma nel caso dello sparatutto di NEXON serve soltanto a evidenziare quanto sia attualmente inferiore rispetto al suo illustre modello.
The First Descendant: il destino ci mette sempre alla prova
Il gioco si apre con una lunga introduzione sull’umanità in guerra contro creature chiamate Vulgus. Troviamo un malvagio comandante nemico, dimensioni alternative e così via, oltre a un gruppo di individui speciali chiamati Discendenti. Questi ultimi sono portatori del DNA di ancestrali antenati e possono utilizzare una tecnologia avanzata che potrebbe salvare l’universo, se i cattivi non se ne impadronissero prima. Hanno una guida, una sorta di ibrido tra il Ghost di Destiny e Cortana di Halo, e abilità combattive uniche. Si tratta di una premessa generica, resa ancora più piatta dalla mancanza di personalità e di una scrittura incisiva. La storia inizia in medias res, ma il gioco sembra più interessato a un’impostazione superficiale piena di nomi propri che a costruire una narrativa coinvolgente. Se la trama non è il punto di forza del gioco, allora potrebbe esserlo il gameplay? Purtroppo, anche in questo caso, The First Descendant assomiglia molto a Destiny 2, con alcune differenze chiave che potrebbero eventualmente conferirgli una propria identità. Il gioco è dinamico e incoraggia il movimento costante grazie al rampino in dotazione a tutte le classi, sia per posizionarsi correttamente che per raggiungere nemici fuori portata. Questo peculiare strumento consente di spostarsi con rapidità all’interno dell’arena di combattimento e rende gli scontri, di solito piuttosto ripetitivi, molto più interessanti. La struttura ludica prevede di visitare varie zone per combattere i Vulgus, con obiettivi che includono missioni di infiltrazione per recuperare informazioni, sfide combattive e tutte le attività tipiche del genere. La varietà dei nemici è piuttosto limitata nelle prime ore, con pochi tipi di Vulgus che tendono a rimanere immobili e attaccare occasionalmente. La loro mancanza di aggressività è deludente, ma l’utilizzo delle abilità dei personaggi, dei colpi speciali e del gancio mantiene vivo l’interesse.
Devi combattere fino alla fine!
I boss giganti, o Colossi, rappresentano una piacevole alternativa ai nemici standard, anche se esiterei a definirli “strategici”, come fa NEXON nel materiale promozionale. Hanno tutti dei punti deboli da sfruttare per infliggere danni extra, e con un buon uso del raffio, è possibile eliminarli completamente. È un’idea interessante, ma perde un po’ di appeal quando ci si rende conto che è possibile semplicemente sparare loro addosso per eliminarli. C’è più strategia nel capire come utilizzare le abilità del personaggio contro di loro che nell’affrontarli faccia a faccia. A questo proposito, avrei preferito che l’editore coreano si fosse concentrato maggiormente sui ruoli: il mio personaggio iniziale era un tank corazzato con una maschera cornuta e la capacità di generare scudi e caricare i nemici. In tal senso, il gameplay sembra privo di sorprese. Tuttavia, nelle poche occasioni in cui sono stato circondato dai nemici o ho affrontato da solo i boss più grandi, mi sono trovato a dover pensare davvero alla strategia e allo stile di gioco migliore da adottare. È stato in questi momenti che mi sono divertito di più con The First Descendant e che ho percepito un titolo con idee e ambizioni proprie. NEXON ha sottolineato che l’endgame di The First Descendant sarebbe stato diverso da quello di Destiny 2, dando priorità alla strategia e al combattimento impegnativo rispetto alla massimizzazione delle statistiche e al grinding per ottenere equipaggiamento migliore. Ma la realtà è un po’ diversa perché, invece di ripetere attività multiple volte per ottenere una versione leggermente migliore di un’arma esistente, le reiteriamo per sbloccare nuovi Discendenti. Certo, questi nuovi personaggi hanno abilità e stili di gioco diversi che risultano più gratificanti rispetto a un semplice bonus di 0,5 a una statistica specifica, ma al momento l’unico modo per utilizzarli è affrontare versioni più difficili delle mappe precedenti, operazione decisamente noiosa e ripetitiva anche con classi differenti. Persino la difficoltà sembra sbilanciata: completare queste sfide da soli è quasi impossibile, ma al momento non esiste un matchmaking in-game per la modalità difficile. L’unica opzione è sperare che altri giocatori impegnati nelle loro attività siano disposti a unirsi per una partita più impegnativa, posto che abbiano la chat attiva e possano vedere la richiesta. Forse NEXON non si aspettava che le persone raggiungessero così rapidamente l’endgame, ma la mancanza di matchmaking sembra una svista.
Conclusioni
Gli stili di gioco differenti in The First Descendant sono freschi e interessanti, ma meccaniche superficiali, idee eccessivamente familiari e scontri deludenti lo rendono difficile da consigliare. Spero riesca a superare la sua necessità di imitare altri giochi e reggersi sulle proprie gambe, magari con qualche aggiornamento futuro.
Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 4 di V – il mensile di critica videoludica