The First Descendant Recensione V mensile

Il sottotitolo potrebbe sembrare un po’ duro, ma è innegabile che The First Descendant, fin dalle prime ore di gioco, dimostri soltanto un irrefrenabile desiderio di scimmiottare i capisaldi del genere, a partire da Destiny 2. L’architettura, la struttura generale, persino il tono del misterioso personaggio guida richiamano fortemente il celebre franchise, con qualche accenno a Halo. L’ispirazione è sempre lecita, ma nel caso dello sparatutto di NEXON serve soltanto a evidenziare quanto sia attualmente inferiore rispetto al suo illustre modello.

The First Descendant
I Colossi sono mastodontiche creature aliene che attraversano regolarmente le fenditure dimensionali.

The First Descendant: il destino ci mette sempre alla prova

Il gioco si apre con una lunga introduzione sull’umanità in guerra contro creature chiamate Vulgus. Troviamo un malvagio comandante nemico, dimensioni alternative e così via, oltre a un gruppo di individui speciali chiamati Discendenti. Questi ultimi sono portatori del DNA di ancestrali antenati e possono utilizzare una tecnologia avanzata che potrebbe salvare l’universo, se i cattivi non se ne impadronissero prima. Hanno una guida, una sorta di ibrido tra il Ghost di Destiny e Cortana di Halo, e abilità combattive uniche. Si tratta di una premessa generica, resa ancora più piatta dalla mancanza di personalità e di una scrittura incisiva. La storia inizia in medias res, ma il gioco sembra più interessato a un’impostazione superficiale piena di nomi propri che a costruire una narrativa coinvolgente. Se la trama non è il punto di forza del gioco, allora potrebbe esserlo il gameplay? Purtroppo, anche in questo caso, The First Descendant assomiglia molto a Destiny 2, con alcune differenze chiave che potrebbero eventualmente conferirgli una propria identità. Il gioco è dinamico e incoraggia il movimento costante grazie al rampino in dotazione a tutte le classi, sia per posizionarsi correttamente che per raggiungere nemici fuori portata. Questo peculiare strumento consente di spostarsi con rapidità all’interno dell’arena di combattimento e rende gli scontri, di solito piuttosto ripetitivi, molto più interessanti. La struttura ludica prevede di visitare varie zone per combattere i Vulgus, con obiettivi che includono missioni di infiltrazione per recuperare informazioni, sfide combattive e tutte le attività tipiche del genere. La varietà dei nemici è piuttosto limitata nelle prime ore, con pochi tipi di Vulgus che tendono a rimanere immobili e attaccare occasionalmente. La loro mancanza di aggressività è deludente, ma l’utilizzo delle abilità dei personaggi, dei colpi speciali e del gancio mantiene vivo l’interesse.

Il pianeta Ingris è stato devastato dalla doppia invasione dei Vulgus e dei Colossi.

Devi combattere fino alla fine!

I boss giganti, o Colossi, rappresentano una piacevole alternativa ai nemici standard, anche se esiterei a definirli “strategici”, come fa NEXON nel materiale promozionale. Hanno tutti dei punti deboli da sfruttare per infliggere danni extra, e con un buon uso del raffio, è possibile eliminarli completamente. È un’idea interessante, ma perde un po’ di appeal quando ci si rende conto che è possibile semplicemente sparare loro addosso per eliminarli. C’è più strategia nel capire come utilizzare le abilità del personaggio contro di loro che nell’affrontarli faccia a faccia. A questo proposito, avrei preferito che l’editore coreano si fosse concentrato maggiormente sui ruoli: il mio personaggio iniziale era un tank corazzato con una maschera cornuta e la capacità di generare scudi e caricare i nemici. In tal senso, il gameplay sembra privo di sorprese. Tuttavia, nelle poche occasioni in cui sono stato circondato dai nemici o ho affrontato da solo i boss più grandi, mi sono trovato a dover pensare davvero alla strategia e allo stile di gioco migliore da adottare. È stato in questi momenti che mi sono divertito di più con The First Descendant e che ho percepito un titolo con idee e ambizioni proprie. NEXON ha sottolineato che l’endgame di The First Descendant sarebbe stato diverso da quello di Destiny 2, dando priorità alla strategia e al combattimento impegnativo rispetto alla massimizzazione delle statistiche e al grinding per ottenere equipaggiamento migliore. Ma la realtà è un po’ diversa perché, invece di ripetere attività multiple volte per ottenere una versione leggermente migliore di un’arma esistente, le reiteriamo per sbloccare nuovi Discendenti. Certo, questi nuovi personaggi hanno abilità e stili di gioco diversi che risultano più gratificanti rispetto a un semplice bonus di 0,5 a una statistica specifica, ma al momento l’unico modo per utilizzarli è affrontare versioni più difficili delle mappe precedenti, operazione decisamente noiosa e ripetitiva anche con classi differenti. Persino la difficoltà sembra sbilanciata: completare queste sfide da soli è quasi impossibile, ma al momento non esiste un matchmaking in-game per la modalità difficile. L’unica opzione è sperare che altri giocatori impegnati nelle loro attività siano disposti a unirsi per una partita più impegnativa, posto che abbiano la chat attiva e possano vedere la richiesta. Forse NEXON non si aspettava che le persone raggiungessero così rapidamente l’endgame, ma la mancanza di matchmaking sembra una svista.

The First Descendant
I vari Discendenti possiedono ciascuno un assortimento esclusivo di abilità.

Conclusioni

Gli stili di gioco differenti in The First Descendant sono freschi e interessanti, ma meccaniche superficiali, idee eccessivamente familiari e scontri deludenti lo rendono difficile da consigliare. Spero riesca a superare la sua necessità di imitare altri giochi e reggersi sulle proprie gambe, magari con qualche aggiornamento futuro.

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