L’annuncio del nuovo capitolo di Famicom Detective Club, intitolato Emio L’Uomo che Sorride, ha titillato l’istinto indagatore di tutti gli Sherlock Holmes da tastiera: il crimine è sempre stato un tema centrale nel mondo videoludico sin da quando Manbiki Shounen (Il Ragazzo Taccheggiatore), programmato da Hiroshi Suzuki nel 1979 per Commodore PET, utilizzò il furto come base per realizzare il primo gioco stealth della storia. Ma, mentre la rappresentazione di attività delittuose ha ottenuto notevole successo in produzioni come Grand Theft Auto, Saints Row e Hitman, esiste un vasto panorama di giochi dedicati alla lotta contro la criminalità.
Spesso, tale contrasto si manifesta attraverso combattimenti corpo a corpo, come in Streets of Rage, o combinando investigazione e azione fisica, come in Batman: Arkham Asylum. Tuttavia, i veri detective non dispongono di mantelli in grado di rilevare il respiro come il Cavaliere Oscuro né di medium spiritici come Phoenix Wright, o almeno non di solito. I titoli che stiamo per passare in rassegna adottano approcci più realistici alla risoluzione dei misfatti, basati su ricerche, analisi, indizi, testimonianze e un considerevole utilizzo del ragionamento deduttivo.
The Portopia Serial Murder Case
I giochi investigativi divennero un vero e proprio fenomeno in Giappone durante la metà degli anni ’80. Titoli come il suddetto Famicom Detective Club, Sanma no Meitantei (Il Grande Detective Sanma) e Snatcher, tra gli altri, permettevano ai giocatori di esplorare mondi aperti attraverso schermate multiple, investigare i dintorni, parlare con personaggi chiave e interrogare i sospetti per ottenere informazioni cruciali. Ma cosa ha reso il genere così popolare? Il merito va a Yuji Horii e al suo The Portopia Serial Murder Case (traduzione letterale di Portopia Renzoku Satsujin Jiken).
Oltre a rivoluzionare i giochi di ruolo con Dragon Quest, Horii è stato praticamente l’inventore delle visual novel, permettendo al giocatore e al suo assistente Yasu di scoprire in che modo il facoltoso banchiere Kozo Yamakawa sia morto in una proverbiale stanza chiusa. Combinando una prospettiva in prima persona con elementi point-and-click, dialoghi ramificati e colpi di scena, il gioco rappresentava il massimo del realismo raggiungibile nel genere delle avventure testuali nel 1983, diventando la base per molti titoli successivi sviluppati negli oltre quarant’anni successivi.
Return of the Obra Dinn
La sola premessa di Return of the Obra Dinn potrebbe sembrare poco realistica, con l’omonima nave che scompare nel 1803 attorno al Capo di Buona Speranza e si trascina dietro tutti i suoi 60 passeggeri. Quando riappare improvvisamente al largo delle coste inglesi cinque anni dopo, spetta al giocatore scoprire cosa sia accaduto a bordo. Le circostanze sono inquietanti e l’elemento soprannaturale è incarnato dal Memento Mortem, un orologio da taschino che permette di ricreare i decessi sospetti.
Tuttavia, progredire nel gioco richiede un’attenta perlustrazione delle scene per individuare ogni singolo indizio, annotarlo e dedurre lo svolgimento degli eventi. La precisione è fondamentale, poiché i giocatori devono convalidare i destini in coppie o terne, evitando le semplici supposizioni. Alcune morti presentano somiglianze che permettono di trarre conclusioni simili, mentre altre richiedono deduzioni più accurate. In caso contrario, saremo costretti a rimanere sulla nave con un carico di brutti ricordi.
Disco Elysium
L’avventura sviluppata dal collettivo estone ZA/UM è ambientata in un mondo fantastico chiamato Elysium, per l’appunto, composto da isole separate da una nebbia denominata Il Pallore, che induce follia e morte in caso di esposizione prolungata. Al di là di questo aspetto, il gioco ricorda la vita in un paese comunista e trae ispirazione da opere poliziesche più crude come The Wire e dai romanzi di Dashiel Hammett e China Mieville. Ciò trapela benissimo dalla sua narrativa surreale, che richiede di indagare sulla morte di un impiccato nella città di Martinaise.
La trama svela gradualmente una cospirazione più ampia e approfondisce le sfaccettature del protagonista, il tenente Harry DuBois. Per raggiungere l’obiettivo designato, dovremo migliorare le nostre capacità investigative trovando gli indizi giusti e selezionando le opzioni di dialogo appropriate. Senza queste azioni, non saremo in grado di sviluppare le abilità e i pensieri necessari per l’indagine. Tali scelte possono inoltre influenzare positivamente le continue prove di caratteristica richieste poiché, anche disponendo delle risorse e degli elementi necessari, avremo comunque bisogno di una minima dose di fortuna per conseguire il successo.
Her Story
Quale tributo alle esperienze interattive su CD-ROM degli anni ’90, Sam Barlow ha confezionato un gioco FMV che sfrutta al meglio le potenzialità del genere. Navigando l’interfaccia di un vecchio sistema operativo del 1994, dovremo osservare molteplici clip di un’intervista a Hannah Smith riguardante la scomparsa e la successiva morte del marito Simon. Le domande, poste fuori campo, non sono udibili, lasciando al giocatore il compito di dedurre il contesto dalle risposte della Smith.
Mettendo insieme i dettagli forniti dalla Smith con le informazioni presenti nel database, potremo ricostruire man mano la complessa trama che coinvolge i coniugi Smith e scoprire le circostanze della morte di Simon. Il colpo di scena più intrigante riguarda l’identità del personaggio che interpretiamo, e che può essere portata alla luce solo con l’analisi approfondita dell’intera esperienza. Her Story dimostra come i titoli in full-motion video, spesso denigrati per i loro limiti intrinsechi, possano raggiungere autentici livelli di eccellenza con la giusta direzione creativa.
The Case of the Golden Idol
L’avventura sviluppata da Color Gray Games abbraccia pienamente lo stile punta e clicca, richiedendo al giocatore di cliccare su personaggi, oggetti e altro per raccogliere parole chiave e frasi rilevanti per la storia. In particolare, il gioco esplora il legame tra il titolare idolo dorato, la famiglia Cloudsley e la misteriosa società segreta conosciuta come la Confraternita. La trama si sviluppa rapidamente, ma il metodo per risolvere i misteri che la avviluppano è relativamente semplice.
In modalità “riflessiva”, saremo in grado di combinare le prove per giungere a diverse conclusioni che rivelano ulteriori dettagli della trama. È possibile identificare i membri della Confraternita, le stanze in cui hanno soggiornato, gli oggetti a cui avevano accesso e altro ancora. Il gioco è piuttosto indulgente, poiché fornisce ai giocatori indicazioni sulla correttezza delle loro deduzioni, consentendo loro di riorganizzare le informazioni quando necessario. Per completare correttamente tutti i segmenti, sarà necessario setacciare con estrema cura ogni elemento delle scene attraverso l’esplorazione vera e propria.