Horizon An American Saga

Horizon An American Saga Capitolo 1 Recensione: l’epopea western di Kevin Costner

Nelle aride terre del Montana, in quel 1859 che precedette di soltanto due anni quel conflitto fraterno che sarebbe costato così tante vite nelle drammatica guerra di secessione, carovane di coloni cercano il loro nuovo eden, nella speranza di ricominciare da capo e trovare fortuna nel nuovo mondo. Ma il territorio è ostile, con gli indiani decimati dall’invasore che sono sul piede di guerra, in cerca di vendette più o meno ponderate. Un gruppo di Apache capeggiati da un giovane leader, ribellatosi alla saggezza del padre capo-tribù, attacca il campo seminando morte e distruzione. Il giorno dopo tocca all’esercito degli Stati Uniti contare morti e feriti, mentre una madre e sua figlia – miracolosamente scampate al massacro – hanno bisogno ora di una nuova casa.
Nel frattempo un pistolero solitario fa la sua comparsa in una piccola comunità del Wyoming, dove prima viene circuito da una donna di facili costumi e poi resta coinvolto suo malgrado in un duello che lo vede costretto a uccidere. Lui e la prostituta si ritroveranno in fuga per quelle terre selvagge… benvenuti nel mondo di Horizon An American Saga.

Horizon An American Saga: Là dove scorre il fiume

Tanta, forse troppa(?), carne al fuoco nei 180 minuti di visione di Horizon, ma quanto Cinema! Soprattutto la prima ora è un condensato di epica western, ma non solo, che richiama alla memoria i grandi kolossal a tema del passato, con uno sguardo avventuroso e solenne che lascia senza fiato, ponderando nel migliore dei modi azione ed emozione in un mix unico e trascinante.
Horizon: An American Saga, qui nel suo Capitolo 1, è un film che parla non soltanto a uno specifico tipo di pubblico, ma nella sua idea di grandezza e magniloquenza vuole farsi storia corale delle origini di una nazione intera, per quanto costruita sul sangue versato e sul genocidio compiuto, in un’estasi drammatica e violenta dove il destino è spietato e non lascia scampo. Kevin Costner torna dietro la macchina da presa a oltre vent’anni dal magnifico Terra di confine – Open Range (2003) per raccontare il suo west, quello che tanta fortuna gli diede all’inizio della sua carriera registica con il memorabile Balla coi lupi (1990) e che ha affrontato anche, nella versione post-apocalittica, nel sottovalutato The Postman – L’uomo del giorno dopo (1997).

In lungo e in largo

D’altronde Costner è un tutt’uno con il genere, ben più di un volto simbolo, basti pensare alla partecipazione seriale in Yellowstone, “abbandonato” proprio per cominciare a girare questo progetto monstre che si portava dietro da tanto, troppo tempo. Horizon: An American Saga nasce infatti come epopea di dodici ore, suddivisa in quattro film il cui destino è ora quanto mai incerto: se il secondo episodio è infatti già stato realizzato, incertezza vi è ancora sul futuro dei restanti due dopo il flop al botteghino worldwide.
Un flop parzialmente risollevato – ma per dati definitivi bisognerà ancora attendere – dall’uscita VOD per il mercato streaming d’Oltreoceano, dove il titolo è balzato al primo posto con la speranza che chi lo ha apprezzato si recherà anche in sala per vedere il prosieguo.

Horizon An American Saga

Sentieri selvaggi

Dati economici a parte, torniamo a parlare della pellicola. Come detto, il primo terzo di visione è una vera e propria gioia per gli occhi e per il cuore, con una fotografia che riporta alla mente i grandi classici di John Ford e una colonna sonora piacevolmente pomposa ed enfatica ad accompagnare le numerose scene madri, tra momenti di eroismo e sacrificio e altri di pura commozione. Con il procedere della narrazione Horizon: An American Saga corre un grosso rischio, ovvero quello di introdurre numerose sottotrame e relativi punti di vista – una delle storyline, tutte comunque coese nel quadro principale, è dedicata ai nativi – gettandole in pasto allo spettatore, quasi memore di una serie televisiva portata di peso su grande schermo. Ma se il racconto procede su diverse diramazioni, lo sguardo rimane sempre e comunque cinematografico e quando i topos della frontiera vengono alla luce l’esaltazione è sincera e appagante.

Tutti per uno, uno per tutti

Basti vedere il duello nel quale il personaggio dello stesso Costner affronta pistola in pugno un villain collegato ad un’altra storia interconnessa, laddove le atmosfere tipiche del filone escono prepotentemente con un’energia vista raramente nelle produzioni odierne, e non parliamo soltanto di quelle radicate in tal ambito. In un contesto che spicca per fascino e immensità, da quei deserti senza fine dove il cielo si staglia nel suo azzurro infinito e colmo di nuvoloni bianchi fino alle foreste cariche di insidie delle zone montuose, il cast non è da meno e anzi è quello delle grandissime occasioni.
Negli altri ruoli, principali o secondarie, troviamo infatti un ensemble di livello assoluto: Sienna Miller, Sam Worthington, Giovanni Ribisi, Jena Malone, Abbey Lee, Michael Rooker, Danny Huston, Luke Wilson, Isabelle Fuhrman, Jeff Fahey e Will Patton sono soltanto alcuni dei nomi che danno vita e anima a personaggi ancora in divenire ma carichi di potenzialità, con alcuni parziali spoiler sul loro futuro dati dall’inusuale scelta prima dei titoli di coda. Al termine di questo primo spezzone di eventi infatti viene mostrato una sorta di trailer anticipante quanto vedremo nel secondo capitolo, nella speranza probabilmente di incuriosire quel pubblico forse spiazzata da una conclusione così nettamente tronca e aperta.


Un tempo era John Wayne, poi è toccato a Clint Eastwood è ora è indissolubilmente Kevin Costner il volto simbolo del western, un genere che continua a risorgere sempre e comunque dalla proprie ceneri, dato per finito in molteplici occasioni e pronto poi a tornare con grandi epopee. E più epopea di Horizon: An American Saga è difficile immaginare, un progetto complessivo di dodici ore – che speriamo di vedere realizzato nella sua interezza – che inizio in questo primo capitolo di tre. Un film che esalta il mito della frontiera, con le sue ombre e le sue luci, dando ampia importanza al genere femminile pur in una società e un periodo tipicamente patriarcali, popolato da sequenze da antologia che richiamano l’epica di un cinema classico, che da tempo non si vedeva più sul grande schermo. Una vicenda corale e il gran nugolo di figure introdotte potrebbe disorientare alcuni, impreparati ad un approccio quasi seriale, ma nella sua ricerca delle immagini e nella forza dell’azione e della tensione drammatica Horizon è cinema puro, senza compromessi.