Alcune produzioni, nella loro storia, contribuiscono spesso a elevare l’immaginario collettivo con l’obiettivo di creare una sorta di perenne e brutale oscurità. È la stessa presente in Darkest Dungeon 2, che abbiamo scoperto in passato su PC e riscopriamo oggi in una grande occasione, quella dell’approdo del titolo su PlayStation, Xbox e Nintendo, esattamente come il suo originalissimo e apprezzato predecessore, che ha settato degli standard e palesato una delle storie più truculenti e brutali che ci siano capitati. Immaginate l’originalità di creare un racconto con l’obiettivo di elaborare l’impatto definitivo che esplori una reale difficoltà, al suo culmine in questo titolo grazie all’approccio di Red Hook Studios, che, nel frattempo, ha rilasciato innumerevoli contenuti aggiuntivi. Compreso nel pacchetto che abbiamo toccato con mano, è presente anche Darkest Dungeon 2: The Blinding Blade, con l’aggiunta di due eroi incredibili che abbiamo, nel corso della settimana, provato con mano. Se in passato vi è capitato di giocare il primo capitolo, e ne siete rimasti folgorati, la seconda iterazione del franchise cambia completamente assetto, con una nuova veste e, soprattutto, un game design ancora una volta al suo meglio.
Procediamo con ordine, però: da un contesto che, volente o nolente, potrebbe affascinare chiunque. Ed è una lode alle creazioni di Lovecraft ed Edgar Alan Poe sono tutti i punti di vista. Gli sviluppatori, in tal senso, hanno preso parecchio da entrambi gli autori, dando al significato ludico e al contesto narrativo delle ottime trovate che abbiamo ancora una volta trovato assolutamente azzeccate. Esse si esprimono al meglio anche su PlayStation 5, console su cui abbiamo provato con mano l’intera esperienza e il suo porting, sviluppato e curato con attenzione e assoluta passione. C’era proprio bisogno, a nostro avviso, che il titolo arrivasse anche su console, su tutte le console, per permettere così ai giocatori delle altre piattaforme di poter toccare con mano l’ottimo lavoro svolto dal team, a nostro avviso assolutamente superlativo nonché curato sotto ogni aspetto.
Il cammino dell’uomo timorato, d’altronde, è fatto di insidie. Lo diceva Ezechiele sospirando e con gli occhi sognanti, e lo ripete – di nuovo – colui che è costretto a camminare nella valle della morte, con l’obiettivo di trovare del bello in cosa resta di un mondo ormai completamente sfilacciato, desolato e privato della sua essenza. Non c’è più il bello in nulla, soltanto popolani che fuggono, poiché la corruzione è giunta e minaccia la vita di tutti. È una danza di morte che va a pari passo con i rimasugli di un mondo irriconoscibile, solo nella sua bellezza e privato, inoltre, di ogni suo aspetto positivo. Se nel primo capitolo era rimasto pochissimo, nella seconda iterazione, invece, ciò che rimane è nelle mani di coloro che devono muoversi adagio, senza prendersi alcun genere di rischio. È la bellezza di Darkest Dungeon 2 sotto ogni aspetto. Cosa affascina maggiormente è il modo in cui tutto quanto è palesato, affinato e curato, con la meraviglia che si avverte là dove nessuno immaginerebbe. Non si potrebbe desiderare di meglio. Le luci, reali e tangibili, arrivano dalle persone.
Il fascino di un viaggio maledetto
Il contesto storico e di trama attorno a Darkest Dungeon 2 è solamente abbozzato, il che fa inevitabilmente immaginare che la storia non sia granché. Invece, vi assicuriamo che non è affatto così: esattamente come Dark Souls e altrettante opere di questo tenore, Darkest Dungeon 2 persegue l’obiettivo di presentare un contesto unico e particolareggiato. In questo caso, la produzione mostra una personalità spiccata e piacevole, a sua volta collegata appunto alle creazioni letterarie di cui vi abbiamo parlato poco fa. La storia di Darkest Dungeon 2 dettaglia un mondo sfilacciato e privato della sua essenza, in cui tutto quanto – anche ciò che nessuno potrebbe immaginare – è sull’orlo dell’abisso. È un cammino brutale, quello che Red Hook Studios ha mostrato con questo secondo capitolo, che va a migliorare un impianto narrativo decisamente diverso nel primo capitolo, in cui l’assenza di personaggi secondari e comprimari era ben evidente, nonostante ce ne fossero eccome.
La storia, in questa opera, è migliorata progressivamente e in modo totalizzante, affascinata e di grande valore sin dal primo all’ultimo momento. Non c’è di meglio, infatti, che immergersi in un mondo finito per comprendere il proprio, con quest’ultimo prosciugato a tal punto da essere irrecuperabile. È questo il canovaccio su cui ruota completamente l’intera storia rappresentata dal titolo, che affascina e coinvolge, insinuandosi completamente in profondità, a tal punto da insinuarsi nelle passioni ludiche del giocatore e in ogni suo aspetto. È una storia fatta di sangue e brutalità, di morte e propagazione del colore, quella raccontata da Red Hook Studios, che segue un approccio diverso ma coinvolgente, con il solo obiettivo di esaltare e dettagliare una storia in cui tutto è su un filo del rasoio. Lo si comprende quando, con la diligenza, si giunge a una taverna o in un luogo tirato a lucido da qualche sopravvissuto, che necessita di ascolto e supporto. È il bello del titolo, infatti, che s’infrange con la cupezza rappresentata e tirata a ludico sotto ogni aspetto, sia immersivo che estetico. Il team ha infatti migliorato entrambi gli approcci con lo scopo di esaltare le meraviglie insite al suo interno, per poi concentrarsi completamente sul resto, dando alla produzione ancora più spessore narrativo di quanto ne avesse il predecessore. È il contesto a fare da padrone al titolo di Red Hook Studios, e lo fa in un modo completamente originale, poiché tutto quanto è incastrato attraverso delle atmosfere brillanti e oscure che attanagliano e tengono incollati i giocatori al suo interno.
In quanti, infatti, hanno sognato di diventare improvvisamente una sorta di Van Helsing della porta accanto armati fino ai denti, pieni zeppi di nuovi armamenti in grado di colpire e affondare il colpo? Direi in tanti, forse troppi, e ciò permetterebbe di capire al meglio cosa vi è celato in queste storie tristi ma assuefacenti, dove niente è come appare, in cui tutto è da decidere. Tutto è plasmabile, anche il proprio stile di gioco.
Darkest Dungeon 2: ben oltre le aspettative
Darkest Dungeon 2, esattamente come il predecessore, è un rogue-like a turni in cui ogni scelta da prendere è nelle mani del giocatore. Esso può decidere le strategie e le formazioni in battaglia nelle locande, prima di buttarsi nella mischia, e le scelte da prendere sono tante e innumerevoli. In cosa si differenzia molto dal passato, infatti, è nella prosecuzione degli eventi che accadono al suo interno: intanto, non ci si muove più a piedi, ma all’interno di una diligenza che si può manovrare per i vari scenari proposti – in tutto sei – con l’obiettivo unico di arrivare alla fine senza prendersi grossi rischi lungo il cammino.
Anche se prendersi dei rischi, in realtà, è il bello della struttura di gioco. Esattamente come il primo capitolo, apprezzato e amato molto dai giocatori, Darkest Dungeon 2 propone un ottimo sistema a turni con una grafica bidimensionale in cui tutto quanto accade in modo rapido. È bene tuttavia calcolare con attenzione ogni scelta presa, così da essere pronti ad assestare dei colpi letali. Il party, che chiameremo così per una questione di comodità, può garantirsi diverse figure: da una giovane in grado di lanciare pugnali e prendere a picconate i non-morti, fino a un paladino in grado di assestare colpi con lo scudo. Il nostro preferito, tuttavia, è un pistolero che ci ha ricordato per un momento i grandi esponenti del West e altrettanti giustizieri della notte come Solomon Kane, il conosciutissimo e apprezzato combattente che ha fatto luccicare gli occhi a molti. Tuttavia, la struttura ludica, a sua volta migliorata, colpisce immediatamente grazie a un approccio deciso e piacevole, portato al suo meglio dalla casualità, con essa che si esprime in maniera inaspettata e piacevole, in cui è tutto nelle mani del giocatore.
Un porting che convince!
Come accennavo prima, il giocatore può scegliere come migliorare le abilità dei personaggi rimpinguandosi di candele e altrettanti oggetti utili prima di proseguire nell’inferno sulla Terra creato ottimamente da Red Hook Studios. È una progressione che avviene, per l’appunto, dando al giocatore tutte le scelte del caso ed eventuali, così da perfezionare lo stile e l’approccio necessari per arrivare a vincere ogni scontro. Sono i combattimenti, quelli tosti e appassionanti, a dare al videogioco di Red Hook Studios ancora maggiore profondità. Derivano da metodi brillanti e appassionanti, nonché travolgenti, e tutto quanto è basato sugli accorgimenti da seguire in base ai personaggi selezionati. Chiunque può impazzire o attivare il bluff dello stress, durante il combattimento: è bene tuttavia evitarlo per non permettere ai nemici di avere la meglio, con gli stessi che possono, peraltro, massacrare indistintamente chiunque abbiano tra le mani.
È bene, dunque, trovare una sinergia con tutti i personaggi per permettere agli stessi di dare il loro meglio all’interno dell’avventura, così da aprirsi possibilità ulteriori e di ogni genere per arrivare alla fine in modo efficace. Non è un percorso semplice, perché nessuno lo è davvero, ma è quanto di più bello e reale ci sia nel racconto portato avanti da Red Hook Studios. Complice una direzione artistica affascinante, quanto avviene a schermo è piacevolissimo: su PlayStation 5, esattamente come su PC, i dettagli sono al massimo e il frame rate è stabile sui 60 fps, con ogni elemento finemente disegnato a mano, lo stesso accompagnato da una sontuosissima colonna sonora. Cosa si potrebbe volere di più, da questo cammino perpetuo nel buio?
Complesso, totalizzante e coinvolgente, Darkest Dungeon 2 apparecchia un sistema di gioco ancora più complesso rispetto al passato, dando al giocatore in mano la gestione della diligenza e dell’intero party in modo deciso e significativo. La longevità è infinita, in quanto si possono ripetere i livelli a piacimento, generando così un viaggio ancora più truculento e oscuro. Consigliato a chiunque abbia amato il primo capitolo e, magari, intendeva recuperare il secondo su console.