Final Fantasy XIV ha visto originariamente la luce nel 2010. Schiacciato dal riscontro negativo del pubblico,, il gioco è stato ritirato e poi riproposto nel 2013 con una riedizione radicalmente modificata, nota come A Realm Reborn. Indipendentemente da quando si voglia datare la nascita del gioco, il titolo ha comunque accumulato più di dieci anni di servizio, innescando un percorso che ne ha necessariamente condizionato natura e identità. Nella sua eterna evoluzione stilistica, il massive multiplayer online di Square Enix cerca ora di intavolare un’ennesima rivoluzione lanciando Final Fantasy XIV Dawntrail, espansione che mira a chiudere un’era videoludica al fine di predisporre il terreno per un futuro radioso.
In un certo senso, quest’ultima aggiunta si presenta infatti come un “giro di boa” funzionale ad aprire il brand a nuove possibilità, un soft reboot che tiene in considerazione i pregressi nella prospettiva, poi, di aprirsi a un’infinità di possibilità narrative. Per capire se l’obiettivo sia stato raggiunto, abbiamo dedicato tempo e attenzioni al gioco, ne abbiamo esplorato trama e nuove meccaniche, cercando nel frattempo di ipotizzare quanto il contenuto offerto possa appagare coloro che, per qualsivoglia motivo, sono ancora in dubbio se procedere meno al suo acquisto.
Il voyeurismo di Final Fantasy XIV Dawntrail
Nel 2001, Square Enix aveva avuto un’idea brillante: pubblicare un gioco in cui l’utente non viveva l’avventura dalla prospettiva della protagonista, ma quella della sua guardia del corpo. Final Fantasy X ha rappresentato in questo senso un precedente più unico che raro per la fortunata saga e sorprende, dunque, che Final Fantasy XIV Dawntrail abbia deciso di far tesoro degli insegnamenti del suo predecessore, ripercorrendone i passi. Dopo aver risolto l’ennesima crisi planetaria, l’avatar interpretato dai giocatori si trova infatti in una condizione particolare: conclusa la sua missione di vita, il personaggio non è più oberato da obiettivi fatalisti e letali, quindi può permettersi di esplorare il mondo in compagnia del suo entourage.
Per stessa ammissione del game director Naoki Yoshida, l’espansione si pone come una forma di “vacanza estiva”, una pausa dall’avventura principale in cui il Guerriero della Luce decide di accompagnare l’amica Wuk Lamat nella sua regione natia, l’esotica Tural. In questo contesto, nel bene o nel male, giocatrici e giocatori si trovano a vestire i panni di gregari di Wuk Lamat, la quale, erede al trono, viene coinvolta in un rituale di successione che la porterà a visitare ogni angolo della nazione per superare prove progettate per assicurarsi che la possibile regnante conosca a fondo gli usi e i costumi dei popoli che andrà a governare.
L’avventura non è priva di attriti: i contendenti al trono sono quattro, tutti desiderosi di primeggiare sui propri parenti. Ancor più, alcuni di loro preferiscono ricorrere alla violenza piuttosto che al fair play. Nonostante questa complicazione, la vicenda lascia in verità poco spazio allo scontro frontale, quello duro e puro, concentrandosi piuttosto su missioni e incarichi che orbitano attorno alla dialettica e all’espletamento di piccole mansioni quotidiane. A esclusione di qualche sporadico combattimento, il gioco si focalizza principalmente su contesti quali l’allevamento degli alpaca, lo sviluppo delle coltivazioni agricole e la preparazione dei tacos. Questo offre dalla sua un riscontro dal sapore dolce-amaro: da una parte offre possibilità ludiche poco esplorate e propedeutiche a conoscere meglio un mondo altrimenti alieno, dall’altra finisce per sminuire l’epicità high-fantasy che da sempre si associa al brand.
Wuk Lamat, una relazione complicata
La godibilità della trama di Final Fantasy XIV Dawntrail è dunque fortemente dipendente dalle preferenze personali, tuttavia la propensione o meno ad apprezzare una simile cifra stilistica può essere condensata in un’unica domanda: quanto vi piace Wuk Lamat? Lei è la vera protagonista della vicenda, tutto le orbita attorno, buona parte dei filmati sono trainati dalla sua parlantina e dal suo punto di vista. In altri termini, il suo ego è invadente al punto da essere abbacinante. Un prospettiva insidiosa, se si considera che la personalità di Wuk Lamat è a dir poco divisiva. La si ama o la si odia.
La principessa dai tratti leonini è dipinta come uno spirito ingenuo, focoso e genuino, caratteristiche che possono essere interessanti, ma che nel contesto sono decisamente portate all’estremo. Wuk Lamat rappresenta un parallelismo con il classico personaggio degli anime/manga che si dimostra capace di convertire i nemici grazie al potere della comprensione e della tolleranza. Il suo scopo è indubbiamente quello di ottenere il controllo della nazione, ma lo vuole fare al solo fine di assicurarsi che i suoi sudditi possano essere felici e soddisfatti. Questa tendenza buonista si stempera solamente durante il terzo atto dell’avventura, ovvero quando l’intreccio si degna di introdurre una minaccia palpabile, nonché una serie di antagonisti ben definita.
Per raggiungere un simile traguardo è però necessario passare attraverso un’ordalia composta da decine di ore dedicate a socializzare con personaggi non giocanti ansiosi di raccontare storie e leggende dei propri avi. Più che assumere le sembianze di un vero e proprio soft reboot, dunque, l’espansione si avvicina alla natura del “filler”, di un contenuto che si prende poco seriamente e che pone i suoi protagonisti in un contesto poco incisivo. Si tratta di una scampagnata corale e relativamente leggera che riesce a predisporre evoluzioni tangibili ed impattanti esclusivamente nel suo epilogo. Senza strabordare troppo nel territorio degli spoiler, le vicende esplorate in Final Fantasy XIV Dawntrail culminano infatti in un contesto che semplifica l’attraversamento dei riflessi, il corrispettivo dei mondi paralleli inscenato dal brand. Sbloccata la porta al multiverso, Final Fantasy XIV potrà virtualmente muoversi liberamente verso concetti e territori completamente inesplorati.
Il mondo fantastico di Final Fantasy XIV Dawntrail
Pur tenendo conto che la godibilità della direzione positivista abbracciata da Yoshida sia assolutamente soggetta, la trama si dimostra in ogni caso zoppicante e insoddisfacente. L’esposizione è lenta, le vicende faticano a tener testa agli scenari passati e i colpi di scena si dimostrano forzati e poco appaganti. A monte di questi limiti, Final Fantasy XIV Dawntrail ha dalla sua una serie di pregi che sono in grado di valorizzare l’esperienza. Il continente di Tural, per esempio, è ricco di ambientazioni mozzafiato chiaramente ispirate alle Americhe. Le culture locali guardano a una gamma di riferimenti molto ampio che spazia tra l’inca, l’atzeco, il peruviano, l’hawaiano. Si tratta di lande e architetture che si discostano in maniera significativa da ciò che il tradizionale mondo di Final Fantasy XIV aveva già messo a disposizione dei suoi utenti. L’espansione aggiunge un sorprendente grado di varietà scenografica, la quale arriva persino a introdurre un’ambientazione in stile Far West in cui i pistoleri condividono la frontiera desertica con dinosauri e pozzi di etere che ricordano molto da vicino delle torri di trivellazione petrolifere.
Altrettanto estro e brio viene garantito dalla strepitosa colonna sonora. Il compositore Masayoshi Soken ha coinvolto sonorità e ritmi che, pur non imitando gli stilemi mesoamericani a cui si riferiscono gli stimoli visivi, sono in grado di offrire una giustapposizione estremamente gradevole e che non disdegna di fare l’occhiolino alle derive più “pop” che il MMO ha assunto con il passare degli anni. Particolarmente degna di nota è la musica di sottofondo che si associa a Yok Tural, capitale del regno di Wuk Lamat, nodo centrale dell’intera espansione. Il brano diurno di Tuliyollal richiama alla memoria i classici di Benny Goodman, mentre quello notturno rievoca un sound chill-jazz orchestrale degno di un locale di una qualche metropoli più contemporanea. In generale, l’impressione che si viene a formare è quella che si potrebbe ricollegare ad alcuni club di New York, un contesto che è pregno di quella multiculturalità che Final Fantasy XIV Dawntrail cerca di replicare sforzandosi al di là di ogni ragionevole aspettativa. Soken, insomma, ha raggiunto appieno l’obiettivo previsto dal suo incarico.
La classe non è acqua, è pittura!
Sebbene la trama dell’espansione non sia in grado di appagare pienamente, questo non può essere detto per il gameplay, il quale si dimostra sorprendentemente valido. I dungeon e le istanze appena introdotti sono tra i migliori che il titolo abbia mai messo a disposizione dei suoi utenti. Fruite all’interno dello svolgersi della storia, queste sembrano poche e rarefatte, tuttavia la loro qualità è innegabile. L’estetica, i colori, il level design e, soprattutto, il grado di sfida intavolato sono tutti fattori stimolanti e appaganti, riescono a coinvolgere e intrattenere senza venire mai a noia.
Ultimo, ma non ultimo, vale la pena citare l’introduzione da parte di Final Fantasy XIV Dawntrail di due nuovi jobs: il Viper e il Pictomancer. Il Viper è un mestiere che si concentra sul causare danno ai nemici e che si ispira non poco agli attacchi e alle movenze esibite anni addietro da Zidane, protagonista di Final Fantasy IX: le sue dinamiche si focalizzano sulla possibilità di destreggiarsi con due spade che possono essere unite tra di loro per formare una letale arma a doppia lama. Non si tratta di una classe particolarmente rivoluzionaria nella forma o nella funzione, tuttavia questa è caratterizzata da un ciclo di comandi estremamente rapido, il che rende questo job particolarmente interessante a tutti coloro che sono alla ricerca di una giocabilità dinamica e particolarmente aggressiva.
Il Pictomancer è a sua volta un mestiere focalizzato sul causare danni, tuttavia la sua offensiva si basa su di una magia che viene incanalata attraverso l’utilizzo di tele e pennelli. Una forma di “pittura d’assalto”. La sua rotazione di attacchi si basa sulla creazione di motivi pittorici, i quali possono poi essere evocati per lesionare gli avversari o per potenziare gli alleati. Si tratta di una classe complessa, che deve tenere in considerazione molteplici fattori, dalle velature di colore alla composizione di toni e pigmenti, ma che è per ora estremamente potente, oltre a essere visivamente molto appagante e divertente.
Final Fantasy XIV Dawntrail arricchisce il celebre MMO di Square Enix con un’ambientazione nuova e affascinante, dungeon estremamente appaganti e un paio di mestieri che sapranno intrattenere i veterani in cerca di nuovi stimoli. Complessivamente si tratta di un buon prodotto, tuttavia i suoi pregi sono attenuati da una storia che non riesce a mantenere gli alti standard fissati dai capitoli precedenti. In generale, l’espansione si presenta come un riempitivo poco audace che, invece di rivoluzionare le aspettative, si limita a preparare il terreno per qualcosa di più interessante che potrebbe verificarsi in futuro; un filler che coltiva il terreno con promesse di prossime avventure piene di sorprese, ma che nel presente si regge su una costellazione di piccole intuizioni più o meno riuscite.
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