Elden Ring: Shadow of the Erdtree Recensione V mensile

Non è facile tornare nell’Interregno di Elden Ring dopo due anni di assenza, ma soprattutto dopo averlo lasciato con appena una manciata di ore investite nel New Game Plus e la consapevolezza di dover sconfiggere Mohg, boss opzionale di un’area segreta, per accedere ai contenuti di Shadow of the Erdtree, un atto che richiede una notevole quantità di tempo e di impegno per essere completato, anche la seconda volta. Se non altro, è stato un buon esercizio per riprendere confidenza non solo con i comandi, ma anche con il piglio inflessibile del gioco. Dopodiché, forte del mio personaggio di livello 185, ho mosso i miei primi passi nella Piana dei Sepolcri, incantato dalle tombe spettrali e dal gigantesco albero che si staglia all’orizzonte, e sono stato massacrato dal primo nemico che mi ha aggredito alle spalle. Tutto assolutamente meraviglioso.

Nuove abilità e potenti incantesimi attendono solo di essere scoperti.

Elden Ring Shadow of the Erdtree: non c’è speranza di redenzione?

Anche se il termine è relativo quando si parla di giochi FromSoftware, Elden Ring viene spesso considerato il più facile dei loro titoli recenti, ma è chiaro che un DLC come questo è stato pensato per una platea avvezza al loro peculiare approccio. Buona parte degli scagnozzi minori sono pura carne da macello, mentre molti dei nuovi avversari si rivelano estremamente difficili da leggere, come l’assassino danzante che mi ha soggiogato non appena messo piede nel Regno dell’Ombra. Il primo mini-dungeon è semplice da trovare e la sua funzione è quella di pratica dimostrazione della difficoltà del DLC, dato che il suo occupante è quasi riuscito ad abbattermi con una facilità disarmante. Peraltro, nemmeno la fuga è servita a riprendere fiato, poiché mi sono subito imbattuto in un gigantesco braciere ambulante, i Giganti della Fornace già visti nei trailer, che spara colossali pezzi di fuoco fuso da chilometri di distanza. Al solito, pazienza e sangue freddo sono necessari per procedere con criterio e iniziare a recuperare gli oggetti introdotti dall’espansione come scudi da affondo, lame da lancio, bottiglie di profumo e armi da mischia. Troveremo anche nuovi incantesimi, abilità, ceneri di guerra e lacrime di cristallo per la nostra Ampolla del Balsamo Portentoso.

Il Regno dell’Ombra è popolato da un gran numero di creature mai viste prima.

La sola vista della tua lama mi fa battere il cuore

Anche se avete già massimizzato fiaschette e potenziamenti, il Regno dell’Ombra offre altri collezionabili decisamente utili per affrontare le terribili minacce che si aggirano sulle sue terre, i cui effetti sono nulli una volta tornati nell’Interregno. Le occasionali scene d’intermezzo gettano un po’ di luce sulla storia anche se, come da tradizione From, “luce” è un parolone e sarà necessario cogliere i piccoli dettagli ed esaminare con cura gli oggetti per disporre gli scampoli delle vicende in maniera corretta, incentrate su un gruppo di adoratori del semidio Miquella che seguono i segni dorati da lui sparsi lungo il territorio per rintracciarlo. Oltre alla nuova zona aperta e ai numerosi labirinti opzionali, ci sono anche tre nuovi dungeon di dimensioni paragonabili al Castello Grantempesta nell’originale, tutti progettati con estrema meticolosità. Uno di essi si distingue in particolar modo grazie alla presenza di numerosi ingressi che celano sapientemente la sua linearità: se spesso i titoli FromSoftware sono stati paragonati agli storici Castlevania di Konami, questo riesce davvero a catturarne appieno lo spirito. L’unica nota dolente è che il fastidio per cui le texture del terreno si caricano con qualche attimo di ritardo dopo essere risorti sembra sia ulteriormente peggiorato, e sono anche perplesso dall’assoluta mancanza di indicazioni per accedere al Regno dell’Ombra nel gioco: se non avessi ricevuto indicazioni esplicite dal PR in merito a quel che era necessario fare, con ogni probabilità sarei ancora alla sua disperata ricerca nell’Interregno. Davvero bizzarro, anche per gli standard di ermeticità cui la serie ci ha abituati. Si potrebbe inoltre obiettare che Shadow Of The Erdtree non introduca nulla di sostanzialmente nuovo, ma ci sono molti più tipi di armi e oggetti singolari da trovare di quelli che di solito contengono altri DLC del medesimo calibro. Per quanto sia difficile stimarlo con certezza, l’estensione territoriale aggiuntiva sembra grande circa un quinto della mappa principale, quasi come Liurnia Lacustre o Sepolcride Est, ovvero esattamente ciò che From aveva promesso. Insomma, per quanto manchevole dal punto di vista dell’innovazione, Shadow of the Erdtree ospita un gran numero di contenuti e fornisce un’ottima scusa per tornare ancora una volta nel mondo di Elden Ring per qualsiasi estimatore, che potrà trovare una sfida degna di tale nome grazie a decine di mostri e boss (quasi del tutto) inediti, progettati e implementati proprio come ci si aspetterebbe dal gruppo capitanato da Hidetaka Miyazaki.

Elden Ring: Shadow of the Erdtree
Il richiamo dell’Albero Madre è sempre forte…

Conclusioni

Shadow Of The Erdtree offre pochi indizi sul futuro di From, ma ribadisce chiaramente il motivo per cui il team di sviluppo si trova sempre saldamente al vertice della sua categoria, ed è difficile capire come potranno mai superare il monumentale traguardo che Elden Ring ha raggiunto e ormai valicato.

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Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.