“La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza.”
Queste sono le parole dello stalker che, nell’omonimo film di Tarkovskij del 1979, egli rivolge ai suoi due clienti, il Professore e lo Scrittore, mentre li accompagna nella Zona, alla ricerca della “stanza dei desideri”. L’opera del regista russo, probabilmente il suo capolavoro, non solo fantascienza, non è solo un film e non è nemmeno solo una storia. Stalker è una profonda analisi su cosa farebbe le due anime dell’uomo, quella razionale e quella emozionale,se fossero messe a nudo davanti a loro stesse. Cosa accadrebbe se ogni convenzione sociale crollasse e l’animo più selvaggio fosse libero di vagare? Alla fine di quelle due ore di quaranta di magnificenza visiva Tarkovskij, giustamente, non dà una risposta, perché la risposta tanto agognata non esiste, o quantomeno non è univoca. C’è solo la certezza che uno dei possibili risultati di questo processo sia l’auto annientamento, e che questo non è nemmeno quello peggiore perché quantomeno ci porta alla consapevolezza di chi siamo.
Ora, immaginate tutto questo trasportato all’interno di un ecosistema videoludico. Agli albori degli anni duemila un giovanissimo team ucraino con all’attivo solo un titolo si imbarcò nell’incredibile impresa di trasformare il caposaldo della fantascienza intimista di Tarkovskij in un videogioco. L’obiettivo principale era quello di concentrare le loro attenzioni sul tema portante dell’opera cinematografica, rendendo allo stesso tempo omaggio alla loro terra. E così il meteorite schiantatosi in Russia, che funge da motore narrativo degli eventi fu trasformato nel disastro di Chernobyl; la zona circostante all’impatto, nella zona contaminata dalle radiazioni e la camera dei desidera nel cuore della Centrale stessa. Inoltre, al centro della narrazione fu messa la guida, lo stalker, l’uomo il cui lavoro è quello di traghettare gli altri verso la verità, senza esserne mai attirato, perchè come lo stesso Tarkovskij aveva mostrato, la verità non è il destino di uno stalker.
Nonostante i lunghissimi anni di sviluppo e l’uscita esclusiva su PC, grazie al suo gameplay stratificato e alla bellissima trama, S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl ottenne un successo tale da spingere GSC Game World a produrre un prequel Clear Sky e un sequel Call of Pripyat. Ma dobbiamo saltare alla press conference congiunta di Microsoft Bethesda dell’E3 2021 per avere conferma che un vero e proprio secondo capitolo di S.T.A.L.K.E.R. fosse in sviluppo.
Lo sviluppo di S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chernobyl non è stata una passeggiata, almeno fino ad ora. La sua prima apparizione pubblica doveva avvenire, in origine, ben 4 anni prima di quella reale, avvenuta durante l’E3 2021, ma una serie di sfortunati eventi ha messo in serie difficoltà la piccola GSC Game World. Tra i problemi finanziari, una battaglia legale con un manipolo di ex membri e non ultima la guerra tra Russia e Ucraina che ha decimato il team, parzialmente impegnato al fronte, e ha costretto i rimanenti a una fuga notturna dal paese, le cose non sono state affatto semplici negli ultimi anni. Tutto sommato però questo non ha fermato Grygorovych e i suoi e Heart of Chernobyl sembra essere effettivamente entrato nella fase finale dello sviluppo, e cioè quella di rifinitura di tutti i piccoli bug segnalati qui e li dai beta tester, con una precisa data di uscita segnata al 5 settembre di quest’anno.
S.T.A.L.K.E.R. 2: la vita di uno stalker…
In questi lunghi anni e dopo ben due demo mostrate (rispettivamente durante la Gamescom, la scorsa estate e quest’ultimo Summer Game Fest), sebbene si abbia un buon numero di informazioni sul gameplay, rimasto tutto sommato invariato con lo stesso impianto che mescola elementi survival e ruolistici a una prospettiva da shooter in prima persona, la trama ad oggi è ancora top secret. Secondo quanto trapelato nelle numerose interviste e dichiarazioni di GSC Game World sono ormai passati una ventina di anni dal disastro del 2006 e nulla sembra essere cambiato, la Zona è ancora militarizzata e per accedervi bisogna sempre sfruttare l’assistenza degli stalker. Il nostro protagonista è un giovane stalker di nome Skif e nei diversi trailer ci è stato mostrato coinvolto in diverse attività, dal chiacchierare attorno al fuoco con altri stalker intenti a discutere della vita, della zone e di un potenziale futuro lontano dall’orrore, al raccogliere artefatti al dialogare con enigmatici personaggi il più misterioso dei quali e sicuramente “lo straniero”. Quest’uomo senza nome è coinvolto, assieme a Skif, nell’assassinio di una terza persona che sembra essere chiave nel processo di liberazione della Zona, a cui “lo straniero” deve tutto e per la quale donerebbe la vita. Altri limitati dettagli sono relativi al ritorno di alcuni personaggi chiave della saga, come quello del Professor Hermann, scienziato a capo della spedizione a Yanov in Call of Pripyat e uno dei principali responsabili dello smercio di artefatti provenienti dall’area contaminata.
…nel cuore della zona
Come lo stesso titolo di questo secondo capitolo lascerebbe intendere, Heart of Chernobyl concentra la sua narrazione non solo su Skif e sulla sua vita da stalker nella Zona contaminata ma anche sugli strani eventi soprannaturali che hanno funestato e a venti anni di distanza ancora funestano questo misterioso luogo. Possibile che GSC Game World sia pronta a darci qualche dettaglio in più su quella che a tutti gli effetti è la teogonia dell’universo narrativo di S.T.A.L.K.E.R.? D’altro canto sembra che, oltre a riproporre tutta una serie di location già esplorate nei precedenti titoli, con questo secondo capitolo verrà permesso al giocatore di addentrarsi sempre di più nella zona contaminata fino a raggiungere le aree più selvagge, ricche di ogni sorta di abominio radioattivo che l’esplosione della centrale ha potuto generare. Oltre alle creature mutate, Skif tornerà a fronteggiare le diverse fazioni di stalker che si dividono il possesso della zona oltre che ad esplorare i numerosi presidi militari e scientifici. La Zona, per la prima volta all’interno della saga, sarà a tutti gli effetti un mondo totalmente aperto dove il giocatore può muoversi da un punto all’altro della mappa a prescindere dalla missione attualmente attiva.
Una miscela unica
Come dicevamo in apertura, sotto il profilo del gameplay Heart of Chernobyl mantiene invariata quella commistione di elementi che permise a Shadow di fare breccia nel cuore dei giocatori. La trama prosegue con l’alternarsi di una serie di missioni il cui risultato andrà ad incidere non solo sull’avventura del protagonista ma che cambierà in modo significativo anche la configurazione della Zona stessa. Sarà sempre fondamentale la gestione dell’inventario, molto più piccolo delle reali necessità, e la capacità del giocatore di monitorare il deterioramento del proprio equipaggiamento, fondamentale per combattere le radiazioni, mantenersi in salute e allo stesso tempo difendersi dalle minacce nascoste in ogni dove grazie ad un gunplay minimalista e caratterizzato da un semplice menù radiale che permette una gestione immediata del proprio limitato parco armi. Non esiste un luogo della Zona che possa infatti considerarsi sicuro: che la minaccia sia rappresentata da una fazione di stalker particolarmente aggressivi o da un Succhiasangue piuttosto che da qualche altra creatura mutata, il livello di ansia rimane sempre altissimo e scegliere se sparare a tutto spiano o risparmiare i proiettili per un futuro scontro inevitabile può fare la differenza tra la vita e la morte. Inoltre, la consapevolezza che la Zona ha reso gli uomini brutali e spietati tanto quanto gli abomini innaturali figli delle radiazioni è una sensazione logorante e angosciante che non ci abbandona mai e permea tutta l’avventura di angoscia. Questa è la vera natura intima dell’essere umano libero da ogni costrutto sociale.
S.T.A.L.K.E.R. 2: Imitation of life
E la conoscono bene questa realtà i ragazzi di GSC Game World perchè ci si sono trovati in mezzo quando nel febbraio del 2022 sono stati costretti a lasciare la loro sede di Kiev, per trasferirsi con le loro famiglie prima a Budapest e poi nella capitale della repubblica Ceca, dove ancora oggi si trovano. Lo stesso Grygorovych ha sempre sottolineato come il concentrarsi sul gioco abbia aiutato tutti loro a sopportare la situazione politica che si andava lentamente inasprendo. C’è chi ha scelto di combattere per il proprio paese e chi invece ha seguito il fondatore nello stato confinante ma a tutti è stata data la possibilità di scegliere il proprio futuro, senza pregiudizi e senza recriminazioni, con GSC che ancora oggi, a distanza di due anni dall’inizio del conflitto, sostiene economicamente i dipendenti che hanno scelto il fronte. Arrivati a questo punto peroʻ, S.T.A.L.K.E.R. 2 non è più solo una questione di videogame. Nato come la trasposizione di un capolavoro cinematografico russo si è lentamente trasformato in un malinconico canto d’amore per il proprio paese, un’Ucraina martoriata prima dal disastro di Chernobyl, poi da un asfissiante clima politico e infine da una guerra troppo reale per essere videoludica. Sempre più lontano da meccaniche di gioco di stampo tattico-militariste che lo avvicinerebbero ad un qualsiasi Call of Duty, con Heart of Chernobyl S.T.A.L.K.E.R. sposa definitivamente il suo approccio story driven survival, nel senso più intimista e brutale del termine.
Come concludere questo lungo speciale-epopea se non sottolineando che ormai, nonostante la pandemia, la guerra e le innumerevole difficoltà incontrate da GSC Game World, l’uscita di Heart of Chernobyl è alle porte. Eppure fino a poco fa sembrava impossibile. Sinceramente non sappiamo se il gioco riuscirà ad essere tutto quello che i suoi autori avrebbero voluto che fosse, ma la sua sola esistenza è la dimostrazione che la resilienza non è solo una moda, ma un vero e proprio stile di vita, almeno per alcuni. Non ci resta quindi che attendere la fine di questa lunga estate per poter finalmente scoprire il destino tanto della Zona contaminata quanto di Grygorovych e soci.
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