Dobbiamo parlare di pace, noi e voi. E di guerra. Ma se credete che io mi stia riferendo a qualche videogioco, vi sbagliate di grosso. Io parlo del nostro mondo, quello nel quale tutti quanti viviamo, dove sudiamo per studiare, per lavorare, per creare un futuro migliore per noi e i nostri cari, dove cerchiamo, di tanto in tanto, di ritagliarci qualche momento di svago, di rilassamento, di meritato riposo. La realtร , insomma, quella dove abbiamo una vita sola e non ci sono checkpoint o salvataggi dai quali ripartire. Vi state chiedendo che cosa cโentra questo discorso con una rivista di videogiochi? Si vede che non conoscete (abbastanza) V.ย
Questa non รจ la solita pubblicazione fatta solo di anteprime e recensioni, tutta dedicata a presentare novitร da attendere e a giudicare i prodotti usciti. Niente affatto. V รจ una testata giornalistica mensile che affronta lโopera interattiva come un medium con una precisa identitร culturale, una storia e una ricchezza espressiva; un prodotto della nostra societร , del nostro sistema politico, economico e valoriale che come tale trattiamo, collocandolo saldamente nel mondo, i piedi ben piantati nella realtร , senza chiudere gli occhi e voltare le spalle di fronte a temi scomodi, difficili o presumibilmente sconvenienti, โperchรฉ in fondo sono solo videogiochiโ. No, dannazione. I videogiochi non sono affatto video-giochi, e sarร anche ora che lo capiate, altrimenti sarete come loro, come tutti quei vuoti conformisti che, lร fuori, sciamano come i morti viventi di Romero in Zombi, accalcati sulle scale mobili e i corridoi di un centro commerciale – o di una pagina di Steam – a fare ciรฒ che ricordano: consumare. Produci, consuma, crepa, come cantava Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP – Fedeli alla linea.
Ecco, appunto: crepa. Abbiamo dedicato la copertina alla catastrofe nucleare perchรฉ non vogliamo crepare, ma ci guardiamo intorno e vediamo un mondo di pazzi guerrafondai che sembrano, loro sรฌ, voler giocare alla guerra, incuranti delle conseguenze terribili, dei rischi atroci che corriamo. Come non capissero, o peggio non interessasse loro, che stiamo correndo a perdifiato e a occhi chiusi su una fune tesa sopra un baratro, e che questa voragine si chiama Terza Guerra Mondiale.
Mai come oggi il mondo si รจ trovato cosรฌ vicino a compiere quellโerrore di troppo, quel passo inesorabile che puรฒ portare tutti noi al game over, e noi figli dellโOccidente ci troviamo a vivere narcotizzati dalla propaganda, imbottiti di balle e bugie, di suggestive e mistificanti semplificazioni volte a farci credere di trovarci in un film Marvel, con i buoni da una parte e qualche ridicolo supercattivo dallโaltra.
Non รจ cosรฌ, perรฒ. La realtร รจ complessitร . ร studio della storia, รจ analisi delle ragioni profonde e contrapposte dei popoli, degli Stati. Quella sfera che chiamiamo cultura e che, in ultima analisi, รจ il solo e vero antidoto alla violenza, allโintolleranza, allโodio e alla guerra. La nostra Costituzione la ripudia, la guerra, eppure ci stiamo anestetizzando, il nostro cervello si intorpidisce e pare accettare una retorica bellicista sempre incrementale, che traccia continue nuove linee di confine, per poi travalicarle e disegnarne altre, in sprezzo del pericolo, della giustizia e delle piรน elementari veritร .ย
V, come mensile di critica videoludica, rivendica lโimportanza della pace, la sua assoluta e inderogabile centralitร : basta guerre e basta massacri quotidiani, in Ucraina come a Gaza, in Palestina. Che le opere interattive di ambientazione bellica o post-atomica tornino a essere un monito, una visione dellโorrore che non vogliamo vivere nel mondo reale, un esercizio di catarsi salvifica. La simulazione di guerra Theatre Europe, nel 1985, ci ammoniva severamente: se il giocatore, che sia al comando nella NATO o del Patto di Varsavia non importa, scatena la guerra termonucleare globale, inserendo il codice โMidnight Sunโ, รจ la fine dellโumanitร , e di conseguenza della partita. Noi abbiamo ancora i brividi, e questa lezione non lโabbiamo dimenticata. Forse รจ il momento di spegnere PC e console e scendere in piazza, perchรฉ qui rischiamo di non giocare piรน.
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